Caro Gino, in un primo momento mi ero dilungato un po’ troppo in esposizioni di fonologia, ma ho dovuto “semplificare” con queste note; scusandomi per la trafila di segni e simboli espongo alcune mie perplessità sulla pronuncia di alcuni digrammi.
- il gruppo sc degli esempi sciardinu ‘giardino’, sciucare ‘giocare’:
la “fricativa postalveolare sonora” in simbologia IPA (Alfabeto Fonetico Internazionale) è rappresentata da [ʒ] ed è propria del francese: jardin ‘giardino’ [ʒaʁdɛ̃].
In salentino (e dunque nel presiccese) è invece una “fricativa postalveolare sorda” rappresentata da [ʃ]: converrai che in salentino non abbiamo [*ʒar'dinu, *ʒu'kare] ma [ʃar'dinu, ʃu'kare].
Nella dialettologia italiana questo suono è rappresentato con il simbolo /š/: /šardínu, šukáre/ (Garrisi usa sç seguita da vocale palatale, Canepari [ʃ]).
Lo stesso segno, nella manualistica salentina delle varietà brindisine e tarantine, è adoperato davanti a /t/: štuèzzu, IPA ['ʃtwɛttsu] (Garrisi usa st, Canepari usa [şt]. Per convenzione, alcuni autori non danno alcuna avvertenza nelle note, lasciando quindi al lettore l’interpretazione fonetica. Nel dialetto di una stessa località possono occorrere entrambe le pronunce: a Lecce stusciare [stu'ʃare] è più “pulita”, [ʃtu'ʃare] è più “rustica”, che andrebbe meglio trascritta štusciare.
- gruppo sc dell’esempio šcinnire ‘scendere’:
l’espediente del segno s con circonflesso capovolto /š/ seguito da c per rappresentare il nesso doppio [ʃʃ] è condiviso e ripreso da numerosi autori (cfr. ilRohlfs nel suo Vocabolario dei Dialetti Salentini): quindi šcinnire [ʃʃin'nire] come pišce ‘pesce’ ['piʃʃe].
Diversamente, in italiano è molto dibattuto se possa rappresentare la posizione iniziale: sciocco ['ʃokko] ma lo sciocco [lo'ʃʃokko]. Mentre è sempre doppia in posizione intervocalica: pesce ['peʃʃe].
- il gruppo sc seguito da a, o, u:
nelle note è definita “fricativa postalveolare sonora” con suono sc-ca, sc-co, sc-cu dolce.
Se il napoletano ha impiegato qualche secolo per adottare in convenzione grafica il nesso sc con il valore di [ʃk] (es. ‘a scùola [a'ʃkuola]), l’uso dello stesso nel presiccese potrebbe essere equivoco:
la grafia scaffu ‘schiaffo’ potrebbe essere trascritta ['skaffu] anziché ['ʃkaffu]; faccio notare che a Lecce si dice ['skaffu] accanto a ['ʃkaffu].
Allora, poiché /š/ [ʃ] esprime il suono sc “dolce” seguita da vocale (sciutu ‘andato’ /šútu/ ['ʃutu]) ma anche da /t/ [št /št/ [ʃt]), si poteva fare ricorso allo stesso segno,ormai diffuso nella manualistica salentina (cfr. il Rohlfs nel suo Vocabolario), quando è seguita da /k/: šc /šk/ [ʃk]; quindi preferirei šcaffu, šcoma, ecc. (Garrisi usa sç seguita da vocale velare, Canepari usa [şk]).
- il gruppo šc seguito da a, o, u:
l’impiego che se ne fa nel presiccese è in contrasto con l’ortografia e ortoepia italiana e dialettale: sarebbe stato utile e intuitivo mantenere la soluzione adottata in italiano per rendere la pronuncia s + c velare cosicché all’ital. scontare [skon'tare] corrispondesse il salentino scuntare [skun'tare]. La grafia šcuntare (per la norma suddetta) riporta a una trascrizione [ʃkun'tare].
- la lettera z:
la “fricativa alveolare sonora” è quella dell’ital. settentrionale rosa ['rɔza], ital. sdegno ['zdeɲɲo].
la “fricativa alveolare sorda” è quella dell’ital. meridionale rosa ['rosa], stesso ['stesso].
Nel vocabolario presiccese è adoperato il segno ź con suono dolce [ds] (trascrizione di fonema assente nella simbologia dialettale); invece il segno ź indica una “affricata alveolare sonora”(simbolo IPA [dz]) propriadell’italiano zona ['dzɔna], azzurro [ad'dzurro].
Nel vocabolario presiccese s’incontra il simbolo anche là dove ci si aspettaz, cioè una “affricata alveolare sorda” rappresentata dal simbolo IPA [ts]: pinźieririchiama una trascrizione [pin'dzjeri] anziché [pin'tsjeri].
- il digramma gn:
la “fricativa velare” è [x] se sorda del tedesco ich ‘io’, oppure [ɣ] se sonora dello spagn. luego ‘luogo’.
La n davanti a /g/ o /k/ è una nasale velare rappresentata con il simbolo [ŋ]: leccese longa ['loŋga], sangu ['saŋgu]. Se nel presiccese è presente un allofono uvulare nella nasale rappresentato da [ɴ] (sarebbe interessante analizzarlo con spettrogramma) e volendo evidenziare la peculiarità del suono, sarebbe intuitiva
una grafia ɴgannare ‘ingannare’ [ŋgan'nare] piuttosto che gɴannare che tradisce una trascrizione [*ɲɲa'nnare]. [Colgo l’occasione per segnalare gɴuajare per gɴajare -secondo la mia proposta ɴgajare-).
- il digramma dh e trigramma ddh:
il digramma dh ha ragione d’essere se seguito da r nelle voci come salent. drittu ['ɖɽittu], Andrèa [an'ɖɽea]parallelo al digramma ţr. Il gruppo ddh è formato da una“occlusiva retroflessa sonora” [ɖ] geminata, che nella manualistica classica era annotata come /ḍḍ/ e con simbologia IPA [ɖɖ].
Secondo le località salentine, essa si presenta in variante con la pronuncia di una vibrante [r], trascritta in grafia ddhr /ḍḍṛ/ [ɖɖʐ]. Ulteriori studi hanno dimostrato che si tratta di una “affricata retroflessa sonora” rappresentata con i simboli uniti [ɖʐ] (Canepari usa [t] legata a una zeta speculare di cui non possiedo il carattere).
- il digramma ţr e trigramma ţţr:
il gruppo ţr è formato da una“occlusiva retroflessa sorda” [ʈ] e seguita dalla vibrante [r], che nella manualistica classica era annotata come /ṭr/ e con simbologia IPA [ʈɽ]. Ulteriori studi hanno verificato che si tratta di una “affricata retroflessa sorda (o non-sonora)” rappresentata con i simboli uniti [ʈʂ] (Canepari usa [tƨ]).
- il trigramma str:
Il gruppo è formato dalla coarticolazione di più suoni: fondamentalmente dalla assimilazione tra i nessi št [ʃt] e ţr [ʈɽ] nel risultato šţr, in dialettologia /šṭṛ/ (Canepari usa [ʂtƨ]). Anche in questo caso, alcuni autori non danno alcuna avvertenza nelle note, lasciando quindi al lettore l’interpretazione fonetica. |