Vorrei esprimere quello che sento ma stranamente mi è difficile farlo. E' come se in questo periodo le parole non vogliano esistere per lasciare spazio alla mente...che sta ricordando un momento troppo bello della sua esistenza. Cos'ero io esattamente un anno fa? Ero una persona che aspettava il verdetto del destino, di un destino che da quattro mesi mi aveva divisa dal mio più grande amore mai provato, un amore che si autodefiniva "non di terra, ma di cielo, non di materia ma di spirito, non della vita ma dell'eternità". Fino ad allora ero una che all'amore eterno non ci aveva mai creduto, una che guardandosi intorno e rivedendo la sua vita aveva concluso che l'amore fosse una ricerca infinita di qualcosa di cui abbiamo nostalgia, ma della quale non conosciamo il nome, nè la provenienza. Poi incontrai "l'Amore", che disegnò accuratamente un sorriso vero nella mia vita, un sorriso indelebile che cancellava all'istante ombre di tristezza dell'anima. Un sorriso che seppe poi tramutarsi in pianto, pur restando sempre sorriso. E' come dare al cuore la possibilità di sfogare le sue nostalgie in un contesto terreno, ma restando ormai sempre sospesa nella parte più alta della vita: lassù, dove i sogni si realizzano, dove nulla è impossibile quando è l'amore l'oggetto del desiderio. E' come avere la capacità di essere triste, terribilmente triste ma senza perdere, neanche per un solo istante la consapevolezza di aver ormai trovato la gioia più potente, quella che nessuno potrà mai scippare al tuo cuore, quella che ti rende tutto estremamente comprensibile, e dolce...persino il dolore. Si vive bene così. Ma ci si sente anche un pò colpiti da un destino troppo importante, come se la vita ti avesse dato un premio di fedeltà, come se all'improvviso ti dasse l'esito dei tuoi sbagli e delle tue riprese, della tua capacità a rimediare, dei tuoi sforzi per rialzarti dopo essere caduta, ma anche per rialzare le persone che tu stessa hai fatto cadere. Oggi so che l'amore "è", una ricerca infinita di qualcosa di cui abbiamo nostalgia e di cui ignoriamo il nome e la provenienza: io so che la mia nostalgia era lì, in un amore che avevo perso, che non ricordavo ma che la mia anima aspettava. E credo che per ognuno di noi ci sia una parte mancante, che tutti ignoriamo ma che cerchiamo affannosamente negli altri, senza sapere che arriverà soltanto quando dovrà arrivare. Ed io un anno fa non sapevo ancora che fosse proprio lui che stavo inconsapevolmente aspettando, ma avvertivo qualcosa in me, non capivo, mi chiedevo cosa fosse quella gioia tanto grande e immotivata. Oggi lo so. Karol stava per svegliarsi, Karol sarebbe tornato "da me" dopo solo nove giorni, il 29 di Febbraio. Io non sapevo nulla di lui se non che lottava contro la morte, ma anche se il mio cuore mi rallegrava confidandomi che lui non mi avrebbe lasciata così, ignoravo quanto ancora avrei dovuto aspettare, e nello stesso momento, quando mi facevo prendere da questa blanda realtà, mi tenevo anche pronta a non vederlo mai più apparire nella mia vita. Eppure da qualche giorno ero estremamente felice, rapita da un senso meraviglioso di gioia dentro al cuore che non riuscivo ancora, ovviamente, a spiegarmi. Ma oggi so spiegarlo perfettamente: credo, anzi sono certa che l'anima avverte il tempo delle gioie, lei conosce il destino che dimentichiamo quando veniamo al mondo, e ci avverte. E' come avere dentro qualcosa che si rallegra, e la mente non comprende. E' bellissimo.
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Vorrei esprimere quello che sento ma stranamente mi è difficile farlo. E' come se in questo periodo le parole non vogliano esistere per lasciare spazio alla mente...che sta ricordando un momento troppo bello della sua esistenza. Cos'ero io esattamente un anno fa? Ero una persona che aspettava il verdetto del destino, di un destino che da quattro mesi mi aveva divisa dal mio più grande amore mai provato, un amore che si autodefiniva "non di terra, ma di cielo, non di materia ma di spirito, non della vita ma dell'eternità". Fino ad allora ero una che all'amore eterno non ci aveva mai creduto, una che guardandosi intorno e rivedendo la sua vita aveva concluso che l'amore fosse una ricerca infinita di qualcosa di cui abbiamo nostalgia, ma della quale non conosciamo il nome, nè la provenienza. Poi incontrai "l'Amore", che disegnò accuratamente un sorriso vero nella mia vita, un sorriso indelebile che cancellava all'istante ombre di tristezza dell'anima. Un sorriso che seppe poi tramutarsi in pianto, pur restando sempre sorriso. E' come dare al cuore la possibilità di sfogare le sue nostalgie in un contesto terreno, ma restando ormai sempre sospesa nella parte più alta della vita: lassù, dove i sogni si realizzano, dove nulla è impossibile quando è l'amore l'oggetto del desiderio. E' come avere la capacità di essere triste, terribilmente triste ma senza perdere, neanche per un solo istante la consapevolezza di aver ormai trovato la gioia più potente, quella che nessuno potrà mai scippare al tuo cuore, quella che ti rende tutto estremamente comprensibile, e dolce...persino il dolore. Si vive bene così. Ma ci si sente anche un pò colpiti da un destino troppo importante, come se la vita ti avesse dato un premio di fedeltà, come se all'improvviso ti dasse l'esito dei tuoi sbagli e delle tue riprese, della tua capacità a rimediare, dei tuoi sforzi per rialzarti dopo essere caduta, ma anche per rialzare le persone che tu stessa hai fatto cadere. Oggi so che l'amore "è", una ricerca infinita di qualcosa di cui abbiamo nostalgia e di cui ignoriamo il nome e la provenienza: io so che la mia nostalgia era lì, in un amore che avevo perso, che non ricordavo ma che la mia anima aspettava. E credo che per ognuno di noi ci sia una parte mancante, che tutti ignoriamo ma che cerchiamo affannosamente negli altri, senza sapere che arriverà soltanto quando dovrà arrivare. Ed io un anno fa non sapevo ancora che fosse proprio lui che stavo inconsapevolmente aspettando, ma avvertivo qualcosa in me, non capivo, mi chiedevo cosa fosse quella gioia tanto grande e immotivata. Oggi lo so. Karol stava per svegliarsi, Karol sarebbe tornato "da me" dopo solo nove giorni, il 29 di Febbraio. Io non sapevo nulla di lui se non che lottava contro la morte, ma anche se il mio cuore mi rallegrava confidandomi che lui non mi avrebbe lasciata così, ignoravo quanto ancora avrei dovuto aspettare, e nello stesso momento, quando mi facevo prendere da questa blanda realtà, mi tenevo anche pronta a non vederlo mai più apparire nella mia vita. Eppure da qualche giorno ero estremamente felice, rapita da un senso meraviglioso di gioia dentro al cuore che non riuscivo ancora, ovviamente, a spiegarmi. Ma oggi so spiegarlo perfettamente: credo, anzi sono certa che l'anima avverte il tempo delle gioie, lei conosce il destino che dimentichiamo quando veniamo al mondo, e ci avverte. E' come avere dentro qualcosa che si rallegra, e la mente non comprende. E' bellissimo.