stefanOrienta

Immigrazione


  Perchè in questo blog si parla tanto di comunicazione? Ultimamente a vedere i TG e a leggere i giornali sembra che ci sia una guerra in atto alla verità; le notizie riguardano argomenti di secondaria importanza; non si parla più di precariato, di famiglie deboli, di mutui che aumentano, di petrolio che è arrivato alle stelle (il 62% del prezzo della benzina va allo Stato), di salari insufficienti ad arrivare dignitosamente a fine mese. Mi viene il dubbio che prima se ne parlasse per mettere in crisi il governo Prodi, ma solo un po'. Qualcuno dirà che ora non se ne parla perchè prima ne parlava la sinistra radicale (che vorrà dire poi sinistra radicale?) che ora è sparita. Mi ricordo però che qualcuno, di questi temi, ne ha fatto una questione di campagna elettorale ed ha pure vinto; quello stesso qualcuno ora ci toglierà l'ICI, ma soprattutto detasserà gli straordinari. Ora la riflessione da porci (verbo porre) è: se lo Stato detassa gli straordinari, i lavoratori sono contenti perchè avranno più soldi netti in busta paga, qualche azienda deciderà di dichiarare le retribuzioni cosiddette "fuoribusta", qualcun'altra deciderà di iniziare a far fare gli straordinari ai propri dipendenti magari mandando a casa qualche precario che a questo punto gli costerebbe di più (tanto gli straordinari sono detassati). Al momento non ho sentito nessuna istituzione fare un'osservazione del genere, neanche dai sindacati. Potrebbe anche essere che sia stata fatta ma io non ne so nulla;capitemi dopo 5 minuti di TG o 2 pagine di un qualsiasi giornale mi si rigira lo stomaco e quindi lascio stare. L'unica voce fuori dal coro è quella di Di Pietro, spero che non molli anche lui. Comunque oggi la comunicazione ci dice che i problemi dell'Italia sono cambiati: sono la sicurezza minata dai rom (e non dalla camorra), sono le buche sulle strade di Roma e non i palazzinari amici che hanno sparso asfalto su tutta la periferia, sono gli immigrati clandestini e in proposito ho deciso di fare una ricerca consultando il "Rapporto sull'immigrazione" della Caritas e leggete cosa ne esce fuori. Dati sull’immigrazione In Italia il fenomeno dell’immigrazione è diffuso su tutto il territorio nazionale; solamente il 20% degli immigrati si trova nelle provincie di Roma e Milano, al contrario di altri paese dove la concentrazione è molto più alta. La presenza di immigrati in Italia sta aumentando ogni anno, essendo un paese di nuova immigrazione, al contrario di paesi come la Germania, di vecchia immigrazione, dove rimane stabile. L’afflusso di immigrati per lavoro ha manifestato, nel 2006, una discrepanza tra domanda e offerta, in quanto a fronte di 170 mila posti offerti, ci sono state 540 mila richieste, tanto che è stato necessario un nuovo decreto per altri 350 mila ingressi, anche se si dà per scontato che gli stranieri in attesa di chiamata lavorativa rimangano nel loro paese di origine, mentre invece hanno già avuto esperienze di lavoro in Italia. La graduatoria dei paesi d’origine di questi lavoratori vede di gran lunga al primo posto la Romania con 130 mila domande, poi il Marocco (50 mila), Ucraina e Moldavia (35 mila ciascuno), Albania (30 mila), Cina (27 mila), Bangladesh (20 mila). C’è poi l’afflusso di immigrati irregolari, dovuto a vari fattori e che purtroppo rende le persone meno disponibili all’accoglienza degli stranieri. Soprattutto l’Italia, per la sua posizione geografica, è meta scelta da tanti mercanti di manodopera; sono molte le persone che muoiono nei nostri mari, ma anche asfissiati nei tir, sotto i treni o persino nei carrelli degli aerei. Tanti sono i motivi per cui queste persone rischiano la loro vita per giungere in Italia, non ultimo il fatto che solamente il 36,5% viene rimpatriato. Comunque la presenza di immigrati regolari in Italia, comunitari e non, è stimata a circa 3,7 milioni di unità nel 2006. Tale presenza in Italia (ma anche in Spagna) è destinata ad aumentare in maniera più veloce percentualmente anche a quella degli USA. Gli immigrati incidono strutturalmente in Italia: perché incidono del 50% sull’incremento della natalità; perché rispondono a particolari esigenze occupazionali; incidono per il 6,1% sul PIL italiano; perché pagano 1,87 miliardi di euro di tasse. La presenza di questi soggiornanti stranieri in Italia è così distribuita: il 33,7% nel Nord Ovest e il 25,9% nel Nord Est, il 26,6% nel Centro e il 13,8% nel Sud. Rispetto al 2000, nel 2006 gli europei sono aumentati del 8,9%, gli africani sono calati del 5,7%, così come gli asiatici del 1,2%, gli americani del 2,1% e gli abitanti dell’Oceania dello 0,1%. I motivi principali di immigrazione sono per lavoro e per ricongiungimento familiare: questo denota la presenza di progetti di vita di lunga durata tra gli immigrati, ma soprattutto, la presenza della famiglia a supporto del lavoratore facilita il processo di integrazione dell’intero nucleo. Tutto ciò è stato possibile grazie alla stabilizzazione intervenuta dopo la regolarizzazione del 2002, quando molti adulti si sono fatti raggiungere dalle loro famiglie; così il numero dei minori è aumentato notevolmente. Piani di integrazione nell’ambito scolastico Così come è aumentato il numero dei minori che si sono ricongiunti con i loro genitori, nello stesso modo è aumentato il numero di studenti stranieri, tanto che il M.I.U.R. ha emanato le “Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri”, grazie alle quali partendo dall’analisi dello scenario in contesti educativi europei, si arriva alla scelta dell’educazione interculturale; a questo si arriva anche tramite l’analisi dell’esperienza di alcuni paesi europei che il fenomeno dell’immigrazione l’hanno vissuto da molto più tempo. Nel documento del M.I.U.R. si evidenzia: innanzitutto la necessità di favorire il criterio di eterogeneità delle cittadinanze nella composizione delle classi, piuttosto che quello di omogeneità per provenienza territoriale o religiosa degli stranieri; che bisogna fare attenzione all’accoglienza degli stranieri nell’area amministrativa (iscrizione, documentazione sanitaria e scolastica), comunicativa-relazionale e educativo-didattica; che le scuole secondarie di primo grado possono organizzare iniziative volte al conseguimento del titolo conclusivo di primo ciclo, anche attraverso integrazione con altri sistemi; l’importanza dell’insegnamento della lingua italiana agli studenti stranieri sia per comunicare (può servire da un mese a un anno), sia per studiare (servono diversi anni); l’importanza dell’offerta di un percorso orientativo volto a provvedere in modo adeguato alle proprie scelte scolastiche e lavorative; l’importanza della figura del mediatore linguistico e culturale che abbia compiti di accoglienza nei confronti degli allievi neo arrivati e delle loro famiglie, di mediazione nei confronti degli insegnanti, di interpretariato e traduzione nei confronti delle famiglie e di assistenza e mediazione negli incontri dei docenti con i genitori; che l’educazione interculturale deve essere presente nella formazione iniziale e in servizio degli insegnanti, proprio per il pluralismo culturale e per la complessità del nostro tempo; che il consiglio di classe che deve valutare l’allievo straniero deve conoscere il suo passato scolastico, per riuscire a prevedere il suo sviluppo futuro; l’attenzione alla conoscenza delle più qualificate espressioni e conquiste artistiche e scientifiche dei diversi popoli, anche nell’ottica di una valorizzazione della civiltà e dei valori umani universali.