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LA PSICOTERAPIA CAMBIA IL CERVELLO

 
Articolo di Andrea Rossi
Tratto da La Stampa, 23 settembre 2009
 
Aree attivate e spente.
Sul lettino modificazioni biologiche simili a quelle dei farmaci.
La risonanza magnetica riabilita gli eredi di Freud: "Una svolta che cambierà il modo di concepire la malattia".
 
C’è un uomo che ha paura dei ragni. Ne ha uno davanti. La fotografia del suo cervello mostra che una parte - l’area pre-frontale laterale destra - si attiva, stimolata dalla sua paura. Qualche tempo dopo lo stesso individuo non ha più alcuna reazione. Guarda un ragno, eppure reagisce in modo “normale”, come quello di chi non è assalito da impulsi di terrore. Il cervello è cambiato: la struttura neuronale si è modificata e tutto senza utilizzare alcun farmaco. Soltanto con la psicoterapia. La risonanza magnetica funzionale può dare la misura di una delle “rivoluzioni” che verranno presentate a Torino da oggi a sabato nella 4 giorni del 20° congresso mondiale di medicina psicosomatica. La terapia della psiche è in grado di far cambiare forma e anche attività al cervello: non solo contrasta ansie e fobie, ma regola anche le risposte agli stress causati dalle malattie. Agisce, infatti, sui circuiti neurobiologici. “Ha lo stesso effetto dei farmaci anti-paura, insomma “, spiega Secondo Fassino, direttore del Centro universitario per i disturbi del comportamento alimentare dell’ospedale Molinette di Torino che ospita il congresso. Un processo consolidato negli anni, a partire dagli studi di Til Wykes. Con i suoi collaboratori, già nel 2002 e poi nel 2007, ha dimostrato con una risonanza magnetica che un tipo di psicoterapia - la “Crt” - aveva sui soggetti schizofrenici gli stessi effetti positivi dei farmaci anti-psicotici. “Ecco, quindi, che il modello psicosomatico, valorizzando le terapie psicologiche anche nelle malattie del corpo, può essere la base per una nuova medicina - spiega Fassino -. Nei prossimi anni i trattamenti psichiatrici diventeranno essenziali per migliorare e umanizzare l’assistenza soprattutto nei campi dell’oncologia, dell’obesità, del diabete e delle malattie cardiovascolari”. Serve, di conseguenza, un approccio “olistico” alla persona e non solo settoriale all’organo malato: si parte dai disturbi della psiche per curare le malattie più “classiche”.

Una prova importante, in questo senso, è la scoperta - grazie a tecniche di “neuroimaging”, come la risonanza magnetica funzionale - che la psicoterapia è in grado di modificare l’attivazione di aree specifiche cerebrali, permettendo all’individuo di gestire meglio le emozioni negative: dall’ansia alle paure. Si tratta di evidenze che nascono dalle scoperte del Premio Nobel Eric Kandel, famoso per aver dimostrato l’insorgere di alcune modificazioni sull’espressione dei geni.

Ulteriori prove arrivano dai test all’Università di Montréal: la possibilità di gestire meglio le emozioni legate alla sofferenza è indispensabile per l’affermarsi di una medicina più avanzata. “Spesso, infatti, gli stress si trasformano in disturbi mentali, aggravando la malattia organica”, sottolinea Fassino. Non solo. Altre ricerche con il “neuroimaging” hanno fotografato in pazienti depressi la “normalizzazione” dell’attività cerebrale dopo una psicoterapia di qualche mese: l’effetto è paragonabile a quello dei farmaci antidepressivi, con precise basi biologiche.

Uno dei protagonisti di queste scoperte è Claude Robert Cloninger, professore alla Washington University School of Medicine di Saint Louis, Usa, dove dirige il “Laboratorio di biopsicologia della personalità “. L’Io - spiega - è costituito da una parte stabile (il temperamento), legato alla genetica, e da un’altra parte (il carattere), che muta a seconda delle circostanze. Ecco perché molte terapie farmacologiche e anche chirurgiche - come la gastroplastica negli obesi - possono essere “modulate” in modo personalizzato, se si studiano i pazienti prima e dopo le cure. Del resto Georg Northoff della Otto-von-Guericke University di Magdeburgo, in Germania, ha dimostrato che l’angoscia che si trasforma in somatizzazione, come nelle paralisi isteriche, non è frutto di suggestione: è il frutto dell’attivazione o dell’inibizione di specifici circuiti cerebrali.
 
Vedi anche i commenti presenti nell'articolo "Neuroimaging e soggettività" su Osservatorio Psicologia nei Media.

 
 
 

AROMATERAPIA

Post n°1 pubblicato il 06 Luglio 2010 da cesare_giocondi



Tra le terapie che si avvalgono dell’ uso di sostanze naturali possiamo annoverare la FITOTERAPIA, che
utilizza le erbe officinali
,
FLORITERAPIA utlizza essenze floreali,

AROMATERAPIA utlizza gli oli essenziali.

L’Aromaterapia usa gli “aromi”, gli oli essenziali estratti dalle piante, come “terapia”,
ovvero come sistema per migliorare la salute e benessere della persona.

L’applicazione di oli essenziali tramite massaggi, bagni, inalazioni, o vaporizzazioni può
avere effetti molto benefici sull’equilibrio psico-fisico dell’individuo
contribuendo al miglioramento dell’umore e a combattere malesseri e dolori
fisici. L’Aromaterapia è un arte meravigliosa, un piacere per i sensi e una
gioia per chi la riceve. Un modo naturale per favorire e conservare un buon stato
di salute fisica e un atteggiamento mentale positivo.


OLI ESSENZIALI

Ogni volta che, schiacciando il petalo di un fiore, una foglia, un rametto, una
parte qualsiasi di una pianta, si sprigiona un profumo, significa che si è
liberato un olio essenziale.

Gli Oli essenziali, chiamati anche essenze, oli volatili, oli eterici, sono miscele
di sostanze aromatiche prodotte da molte piante e presenti sotto forma di
minuscole goccioline nelle foglie, bucce di frutti, nella resina, nei rami, nel
legno… Sono presenti in piccole quantità rispetto alla massa del vegetale. Sono
odorosi e molto volatili, cioè evaporano rapidamente nell’aria. Sono
infiammabili, solubili negli oli, in alcol ed in acqua.

L’essenza rappresenta in un certo senso la “personalità” della pianta, che, in quanto
essere vivente, sarà unica e irriproducibile.

Oggi gli oli essenziali sono presenti in una vastissima gamma di prodotti, dai
dentifrici, ai gel doccia, dalle creme per il viso alle lozioni per il corpo.


METODI
DI ESTRAZIONE

Fin
dai tempi antichi gli uomini hanno cercato di mettere a punto varie tecniche di
ESTRAZIONE delle essenze delle piante per poterle usare a scopo

medicinale,
cosmetico, deodorante e così via. Le essenze si possono estrarre in molti modi,
i più diffusi sono quelli per spremitura, distillazione o estrazione con
solventi.

SPREMITURA,
si usa per estrarre gli oli essenziale dagli agrumi, come arancio, bergamotto e limoni, semplicemente spremendone la scorza
esterna secca.

DISTILLAZIONE,
è adatta a oli che hanno una forte componente volatile, come lavanda e rosmarino. Si dispone il
materiale all’interno di un cestello in acciaio e lo si fa attraversare dal
vapore acqueo ad alta pressione. Il vapore viene poi fatto raffreddare fino a
trasformarsi in acqua, mentre in superficie affiora galleggiando l’olio
essenziale, in quanto più leggero.

ESTRAZIONE
CON SOLVENTI, complesso processo chimico che si usa per estrarre fragranze da
fiori delicati come il gelsomino,
tuberosa, fiori d’arancio…

I petali vengono messi a macerare in un solvente chimico che scinde dalle fibre
vegetali i composti aromatici sotto forma di una pasta semisolida che verrà a
sua volta trattata per rimuovere grassi e scorie fino ad ottenere una sostanza
liquida assoluta.




VOLATILITA’
DELLE ESSENZE

E’la velocità con la quale le essenze evaporano una volta esposte all’aria, ve ne
sono alcune più leggere e volatili come eucalipto
e arancio, altre più pesanti e lente come patchouli e sandalo. Le
essenze che evaporano piu velocemente agiscono più in fretta e sono solitamente
stimolanti, quelle che si volatilizzano più lentamente sono fondamentalmente
più sedative e rilassanti. Gli oli con una velocità intermedia come lavanda, menta, basilico…
hanno un effetto riequilibrante.


LE
VIE DI ASSORBIMENTO

Le essenze entrano in rapporto con l’uomo attraverso due vie peculiari:
il sistema olfattivo e la pelle, distinguendosi dalle altre
sostanze derivanti dal mondo vegetale. Attraverso questi due canali, le essenze
penetrano nell’organismo e influenzano sia la mente che il corpo. Attraverso
l’olfatto gli oli essenziali agiscono
principalmente sul sistema nervoso influendo sul tono dell’umore, sulle
funzioni psichiche come la memoria e l’apprendimento , sull’aspetto
neurovegetativo con implicazioni psicosomatiche.
Attraverso la pelle esercitano un’azione prevalentemente sulle cellule e sui
tessuti.

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: cesare_giocondi
Data di creazione: 06/07/2010
 
 

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