PSICOUTOPIA

Post N° 2


MATTEUCCI NICOLA,SUL SESSANTOTTO,EDIZIONE RUBBETTINO 2008 Complessivamente la interpretazione della insorgenza populista sessantottina non si discosta da quella di Romeo e di Montanelli se non per alcuni tratti assolutamente specifici quali, ad esempio, l'accentuazione della dimensione filosofica e una moderazione maggiore nelle osservazioni critiche.Ma vediamo di procedere nel dettaglio.In primo luogo, amche l'autore-come Montanelli e Romeo-osservo' l'assoluta incapacita' politica della classe dirigente nel riuscire a dare un assetto giuridicamente moderno all'universita';in secondo luogo ,pur riconoscendo la necessita' di un confronto con la generazione contestataria, osservava sia l'ambiguita' tattica del movimento studentesco -agire attraverso una rivoluzione politica tutta interna alla universita' o agire prendendo spunto da quella vietcong?-che quella politica-movimento rivoluzionario o socialdemocratico?In terzo luogo,l'autore aveva ben chiaro il gioco ambiguo promosso dal Pci:da un lato una critica severa al movimento dall'altro lato la volonta' di riassorbirlo.Analizzando poi il linguaggio e i referenti teorici,l'autore non poteve sottarsi dal rilevare come il lessico fosse denso di demagogia e come la lettura di Marx,Lenin e Sorel fosse stata compiuta in modo superficiale poiche' finalizzata alla ricerca di slogan piu' che di un quadro teorico in grado di interpretare la realta' storica,D'altra parte, le stessi interpretazioni formulatre dai sedicenti esperti sociologi non si discostarono molto dalla vuotezza teorica rilevabile nei documenti del movimento.Ad ogni modo,l'elemento che emerge con forza dalla lettura fatta da Matteucci si puo' agevolmente sintetizzare nella dicotomia realta'/utopia e nelle coppie dialettiche autorita'/liberta,ragione/istinto.Ebbene, se per Matteucci la visione palingenetica della rivoluzione era degna solo di commiserazione e le dicotomie etiche sopra indicate erano tali solo per chi ignorava una visione dialettica della storia di cui l'auote fu un insigne esponente. Che poi proprio nelle facolta' umanistiche fosse sorta la protesta e si fosse difffusa, cio' non rappresento' certo una coincidenza fortuita dal momento che il futuro professionale al quale facevano riferimento- era ed e-' avvolto da una fitta nebbia! Particolarmente vibrante fu la sottolineatura fatta dall'autore a proprosito della costante esaltazione della violenza che ricordava un Marinetti e un Sorel assimilati male e che proprio per questo poteva essere foriera di conseguenze drammatiche.,conseguenze che puntualmente si verificarono con il settantasette.Quanto ai superstiti questi o annegarano nella massa o si adeguarono alle regole del gioco politico che avevano disprezzato fino al giorno precedente.Infine,con grande lungimiranza -frutto della conoscenza della storia del nostro paese-Matteucci formulera' una previsione che non tardera' a concretizzarsi:la democratizzazione dell'Universita' si sarebbe conclusa -cosi' commentava l'autore-nella distruzione sistematica di ogni meritocrazia che avrebbe consentito la promozione non dei meritevoli ma dei soliti furbi che si sarebbero serviti di partiti e sindacati per il loro tornaconto.Insomma, una rivoluzione che partita da Che Guevara si concluse o negli scranni parlamentari o nel sottobosco del parastato.