RACCONTARSI

Psicovagando.......


A volte provo una sensazione di grande benessere nell'attraversare la mia città in ore notturne, in solitudine, col passo deciso, non verso una precisa meta, è un cammino dentro me stesso, un modo di ritrovarsi in fondo. Già, perchè sussistono le due condizioni esistenziali per eccellenza: la solitudine e l'immensità della vita, un oceano smisurato e sconosciuto..............E' come se attraversassimo l'oceano Pacifico con una barca, nessuna certezza di arrivare, di sopravvivere, solo la consapevolezza di affrontare sfide impossibili come la morte, la malattia, l'essere genitori ed il senso di inadeguatezza che ne deriva, e molte domande sospese: riuscirò a rivedere la terra ferma in tempi ragionevoli? Quanto tempo passerà prima di smarrire il senno alla vista di una distesa infinita di acqua sempre uguale, quanto è sopportabile quest'oscillazione continua del galleggiare, avrò viveri a sufficienza? Unica risorsa vera: la curiosità di sapere come va a finire; cosa sancirà la mia morte? Una vita dignitosa o poco più che una ridicola comparsa nel palcoscienico del respiro? E' notte, su di me solo le stelle infinite e la luminosità della luna, l'oceano è calmo e  ti culla ma i morsi della fame e della sete non danno tregua, deprivazioni piene di domande. Ad un tratto mi ritrovo in una stanza buia, ho la sensazione di essere solo, ma poco dopo qualcosa mi fa capire che sono in errore: lo sfregare di un cerino e l'incandescenza che ne consegue mi fa cogliere per un istante qualcuno seduto di fronte a me che si accende una sigaretta e dopo un lungo tiro che ne fa propagare l'estremità incandescente di qualche millimetro, una voce profonda rompe il silenzio: " Allora "? " Allora cosa? " rispondo ancora più estenuato da quanto mi accade;"Le domande che volevi fare?".....................................