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risorgi popolo italiano

 

 

Non ci resta che piangere

Post n°5 pubblicato il 01 Dicembre 2007 da belgenio

I politici italiani stanno vivendo un mondo tutto loro questa è una mia semplice conclusione tratta dalle notizie dei telegiornali.

La loro lotta è basata soprattutto sul nuovo sistema elettrorale proporzionale o maggioritario, stile tedesco o spagnolo oppure francese? mha per la verità a me non interessa più di tanto come suppongo alla maggior parte dei cittadini.

Cosa interessi Noi ( o almeno a me) è la problematica molto terrena "Come arrivare alla fine del mese con lo stipendio" questo sicuramente non toccherà il pensiero dei Nostri politici.

Abbiamo a che fare con un gruppo politico incapace di gestire le Nostre risorse, siamo un popolo pieno di iniziative ma abbiamo un governo che ci taglia le gambe, essi devono capire che non sono al governo per essere serviti ma per servire questi personaggi devono smetterla di lottare per mantenere i loro privilegi ma lottare per migliorare il Paese e migliorare significa a modo mio di saper gestire meglio i soldi pubblici tanto per citare un esempio; il governo ed opposizione devono prendere coscienza che le loro entrate sono dovute alle tasse dei contribuenti, sono soldi nostri, e di conseguenza il loro operato deve in qualche modo portare beneficio alla comunità che l'hanno eletti .

Basta con il loro politichese parlino in modo che la casalinga l'operaio comprendano il significato del loro dire, perchè proprio la casalinga e il lavoratore più umile sono la loro vera fonte per la verita darei in mano la politica economica italiana a quelle donne che fanno salti mortali per far quadrare i conti mensili queste si che sono geni dell'economia perchè , anche se non c'è bisogno di ribadirlo, arrivare alla fine del mese senza indebitarci è un vero miracolo. Poi i vari settori si lamentano di una diminuzione delle vendite e cosa fanno per sopperire tali mancati guadagni? aumentano i prezzi, ma ora tutti o quasi si  rendono conto che tale politica è dannosa ed inizia lo scarica-barile

Ed ora lasciamo ai nostri comici la possibilità di vari sfottò ed a Noi non ci resta che sorridere amaramente alle loro battute perchè è anche vero che ogni popolo ha il governo che merita. Dove sono i giovani che si interessano di politica non è vero che la politica è una brutta e nojosa e solo il politicante che la rovina e questo anche perchè la "base" non ha più nervo  

Ed ora non ci resta che piangere

 
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Post N° 4

Post n°4 pubblicato il 09 Dicembre 2006 da belgenio
 

EURO, PRODI E IL CAROVITA

L'Introduzione della moneta unica "Euro" ha frenato l'economia ed ha portato all'aumento generalizzato dei prezzi rendendo insostenibile la vita per molte famiglie italiane.
Ma chi è che ha voluto fermamente l'ingresso nella moneta unica, tanto da aumentare vertiginosamente le tasse e tagliare le spese per raggiungere questo famigerato "obiettivo", senza occuparsi minimamente delle conseguenze ?
Chi è che ha accettato anche il
cambio Euro/Lira di 1 a 2.000 (che ben presto si è trasformato nel cambio 1 Euro=1.000 lire) determinando il raddoppio dei costi per la maggior parte dei servizi e beni di consumo ?
In pochi lo ricordano ma di ciò dobbiamo ringraziare il governo di centro sinistra che fino al 1999 era presieduto dal famigerato
Romano Prodi, proprio colui che dopo il forzato esilio europeo (il suo governo fù sfiduciato dalla sua stessa maggioranza) oggi sembra volersi ricandidare per le elezioni politiche del 2006 (!): Più che di "minestra riscaldata" trattasi di "disastro annunciato".


Il ministro dell'Economia: l'aumento dei prezzi colpa della moneta «malfatta» del presidente della Commissione Ue Romani Prodi
 Fonte:  Corriere della sera (17 febbraio 04) 

A tenere banco è ancora una volta l'euro e l'effetto che avuto sui prezzi nel nostro Paese.
È l'euro «malfatto» del «candidato» Prodi la causa dell'aumento dei prezzi. Non usa mezze parole e neppure mezze misure il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, per spiegare le ragioni del carovita contro il quale ha deciso di scendere in campo con decisione, nel 2004, «per capire dove sono andati a finire i soldi» e «fare un pò di giustizia». Ma le misura annunciate dal governo con i controlli a tappeto sui commercianti, la lotta all'evasione e perfino il tabellone che monitora i prezzi di quartiere esposto presso gli uffici postali, incassano poche battute di apprezzamento e gettano altra legna sul fuoco della polemica.


Ad accendere la miccia è proprio il ministro dell'Economia, che da Genova torna sulla questione dell'euro rispondendo a chi gli chiedeva le ragioni dell'aumento dei prezzi: «I prezzi? Lo chieda al candidato Prodi e al suo euro malfatto».

I governi Prodi, D'Alema, Amato non hanno difeso l'interesse nazionale:
avrebbero dovuto imporre un valore di conversione lira-euro più favorevole all'Italia ed anche introdurre la "banconota da un euro" per far percepire il vero valore della nuova moneta.


A PRODI UNA SUPERLIQUIDAZIONE DA
2 MILIONI DI EURO

Fonte: http://www.radicalibologna.it

 


È il premio per l'impegno politico del Professore previsto dal contratto sottoscritto in aprile dai leader del Listone ulivista

ROMA - L'avventura europea è agli sgoccioli. E di posti tra Bruxelles e Strasburgo non se ne vedono. In Italia nemmeno i suoi si sbracciano perché torni. Ha tentato di lanciare un progetto, il Triciclo, ed è finita com'è finita. Ha proposto una Costituente dell'Ulivo e tra chi non era d'accordo, chi ancora si leccava le ferite del voto triciclesco, chi, infine, non ha ben capito cosa sia, anche questo tentativo è andato a vuoto. Tempi duri per Romano Prodi. Ma per fortuna la politica non è tutto.

Se gli ideali certe volte non rendono, almeno i soldi non tradiscono. E a Prodi, per i prossimi due anni, non mancheranno. Sul suo conto corrente, infatti, saranno presto trasferiti 2 milioni di euro. Causale del versamento: l'impegno nel progetto Lista "Uniti nell'Ulivo". Pazienza se il risultato ha lasciato un po' a deside- rare. E se chi ne ha condiviso il disegno l'ha già archiviato. Prodi riscuoterà comunque una sorta di rimborso per il ruolo di padre nobile, fondatore e ispiratore della fu Lista Unitaria. Così prevede il contratto stipulato dai leader del listone davanti al notaio. La firma risale al 19 aprile scorso. L'accordo è stato sottoscritto dai rappresentanti dei tre partiti presenti in Parlamento: Ugo Sposetti per i Ds, Luigi Lusi per la Margherita, Giuseppe Albertini per lo Sdi. Si trattava di stabilire come suddividere i rimborsi elettorali che la legge assegna ai partiti che si presentano alle elezioni. Dopo attenti calcoli e difficili trattative si è deciso che ai Ds sarebbe andato il 50,20 per cento, alla Margherita il 43,30, allo Sdi il 5,50, ai Repubblicani di Luciana Sbarbati l'un per cento. Fuori sacco, invece, il compenso per l'uomo ombra del listone. Senza metterlo per iscritto, si è deciso di dare a Prodi un milione di euro per il 2004 e un milione per il 2005. Circa 4 miliardi delle vecchie lire. In base ai risultati delle urne, la lista Uniti nell'Ulivo ha diritto a 80.762.354 euro, a fronte di spese elettorali per 10 milioni. In vecchie lire la cifra si aggira sui 156 miliardi. Secondo l'accordo fatto e in base ai voti presi, la Quercia incas- serà 40.542.702,08 euro, la Margherita 34.970.099,60, lo Sdi 4.441.929,5 e i Repubblicani 807.623,5 euro. Quindi, l'onorario per Prodi. La somma va ricavata a parte, visto che Prodi non si è candidato in alcuna circoscrizione, né è leader di uno dei quattro partiti del listone. Ma per essersi impegnato, si è impegnato. Sua è l'idea di fare una lista unitaria. Suo è il pressing perché si realizzasse. Ha incontrato leader e colonnelli. Ha discusso perfino con i non am messi al listone (Cossutta, Pecoraro Scanio). Anche limitandosi alla campagna elettorale vera e propria, di tempo ed energie ne ha impiegate. Ha partecipato, gennaio scorso, alla convention del Palalottomatica che ha lanciato la lista Uniti nell'Ulivo. Si è fatto un incontro pubblico in ciascuna circoscrizione elettorale (cinque in totale). E, cosa non di poco conto, ha messo la sua faccia. Su manifesti, volantini, depliant, adesivi. Merita o no un rimborsino? I leader del Triciclo, litigiosi, magari volubili ma sui soldi corretti, si sono impegnati a versare la cifra. Un milione di euro subito, un milione l'anno prossimo. Così sarà. Resta da capire da dove prenderanno i soldi. Le ipotesi non sono molte: o decidono di autotassarsi, attingendo ciascuno dalle casse dei partiti. Oppure ritagliano una percentuale dalla quota dei rimborsi elettorali che in base all'accordo spettano a ogni partito. Anche qui il calcolo è denso di insidie. Dovranno dare di più i Ds che sono pur sempre il primo partito del listone o la Margherita, seconda per risorse e voti ma politicamente più vicina a Prodi? Se il criterio è la potenza dell'apparato, sarebbe giusto se versassero di più i Ds. Ma è noto che le casse del Botteghino languono. Oltretutto Prodi non è un uomo loro. Se il criterio è politico, giusto sarebbe se la Margherita si dimostrasse più generosa. Ma si sa che quando si tratta di metter mano al portafogli, l'amicizia viene dopo. In ogni caso, Prodi avrà quello che gli spetta. Una pensione tranquilla in vista di un futuro che è ogni giorno più incerto. A metterlo in dubbio sono proprio i "suoi". La lista unitaria, sua invenzione, è già al capolinea. Franco Marini ha detto chiaro e tondo che per le elezioni regionali non se ne parla. E la costituente dell'Ulivo da tenersi in autunno, ultima idea di marca prodiana? Ciriaco De Mita, anche lui della Margherita, l'ha definita una «proposta contronatura». Quanto a Prodi candidato premier per il 2006, l'ex segretario dc se l'è cavata rispondendo che «leader non è chi vince le primarie, ma colui che riesce a tenere insieme una coalizione di forze diverse sulla base di un programma condiviso». Dal prodiano Arturo Parisi al diessino Pierluigi Bersani tutti smentiscono che la leadership di Prodi sia in discussione. «Non esistono alternative», è il ritornello. E se spuntasse un'alternativa? Meglio non chiederselo. Si goda la pensione, Prodi. Il futuro si vedrà.

EURO: PRODI e CIAMPI MENTONO SAPENDO DI MENTIRE
Perché l'euro di Prodi è la rapina del millennio


di Marco Saba a cura di Nereo Villa

 

La recente polemica sull'euro, innescata dalla raffica di fallimenti ed indagini sui bond "allegri" (Argentina, Cirio, Parmalat, etc.), è scatenata anche dal fatto che la spesa per le famiglie sta raddoppiando. Cosa che lascia il lettore confuso e brancolante nel buio monetario. Occorrerebbe aver letto i testi della Scuola Austriaca di Economia, pubblicati in inglese e liberamente disponibili sul sito www.mises.org, per capire il bandolo della matassa: l'attuale sistema bancario è in perenne bancarotta fraudolenta a causa della riserva frazionaria. 

A monte, l'emissione monetaria è lasciata ad una banca centrale privata, ad un monopolio di privati che ne sono soci, e che si arricchiscono con la truffa del signoraggio. La Banca Centrale Europea, di cui sono socie le banche centrali tra cui Bankitalia, è una tipografia che stampa banconote, e fin qui tutto bene. Dopodiché, invece di cederle al popolo dell'Unione Europea, al prezzo di costo e aggiungendo un minimo margine di utile - il margine che normalmente applicano le tipografie in tutti gli altri casi - le affitta AL VALORE DI FACCIATA più un interesse annuo denominato "tasso di sconto". Ad esempio, una banconota da 100 euro che potrebbe essere ceduta a 0,05 euro, viene a costare alla comunità 102.5 euro. Questo furto si chiama "signoraggio". Gli stati membri dell'UE lasciano pagare ai propri cittadini questo sovrapprezzo tassandoli col cosiddetto "debito pubblico": uconfronti dei truffatori della BCE. Siccome la BCE stampa banconote garantite solo da aria fritta, ne stampa quante ne vuole senza n debito del pubblico nei alcun controllo. La Federal Reserve (la privata banca centrale americana) esagera nella stampa del dollaro, poiché deve anche acquistare le azioni delle multinazionali USA, onde evitare il crollo delle borse americane. Quindi, in Europa, percepiamo un fittizio "aumento" di valore dell'euro rispetto alla valuta americana. In realtà, il meccanismo di stampa "a go go" è proprio quello che innesca l'inflazione. Questo spiega perché, a fronte di progressi nell'economia europea, invece di acquistare valore, l'euro ne perde. Se la moneta deflazionasse, non sarebbero più nemmeno necessarie le lotte sindacali per riadeguare gli stipendi. Questo spiega anche perché, negli anni sessanta, con uno stipendio da operaio si poteva mantenere una famiglia di 4 persone. Il sogno dei padroni privati delle tre principali banche centrali, quella europea, quella americana e quella giapponese (euro, dollaro e yen) è di arrivare ad una unica valuta mondiale in modo da inflazionare a piacimento senza che il pubblico abbia più alcun valore di raffronto. Non si potrà più confrontare il valore relativo dell'euro rispetto alle altre due valute. Questo sistema conduce al fenomeno dell'iperinflazione, un dramma che portò la Germania ad entrare nell'epoca del Nazismo. E' questo che vuole la sinistra opposizione? Ma vediamo, in un modo molto semplificato, come l'intero sistema delle banche, che ruotano intorno alla banca centrale, sia legato a doppio filo alla truffa monetaria. Alle banche normali viene regalato il sistema della riserva frazionaria. Quando il Signor Brambilla versa 100 euro nella sua banca, questa corre a versarli alla banca centrale nel "conto riserve". La banca centrale si affretta ad acquistare titoli del debito pubblico monetarizzando il debito degli stati. Questi ultimi rimborseranno i titoli alla banca centrale tassando i cittadini. Si tratta di amministrazioni statali che ben si guardano dallo spiegare questi meccanismi ai cittadini. A questo punto, la banca del signor Brambilla, con i 100 euro versati a riserva, acquisisce dalla banca centrale il beneplacito di stampare 2.000 (duemila) euro di credito. In questo caso, consideriamo che la riserva frazionaria sia al 5%. Dunque, alla fine dell'anno, il signor Brambilla avrà in conto corrente i suoi cento euro più, diciamo, l'uno per cento d'interesse. La sua banca avrà prestato i 2000 euro creati con la riserva frazionaria chiedendo, diciamo, il 10% d'interesse a vari altri signor Brambilla. Questo meccanismo di creazione dal nulla dei 2000 euro è inflazionario. Mettiamo che, nell'aggregato, si determini una inflazione del 5%. Alla fine dell'anno, il Brambilla avrà 101 euro nominali ma del valore di 95,95 euro a causa dell'inflazione. La banca del Brambilla, da parte sua, avrà 2200 di credito che varranno, sempre considerando l'inflazione, 2.090. Pagati i 101 a Brambilla, Le rimangono 2.099 euro svalutati del 5%. Ma CREATI dal nulla. Se il signor Brambilla INVECE volesse prendere a prestito i 2000 euro creati da aria fritta, dovrebbe dare garanzie alla banca, garanzie REALI, ad esempio immobili, per almeno il 200% dell'importo, ovvero per 4000 euro. Quindi, al primo Brambilla la banca garantisce il deposito di 100 euro con il 5% di riserva frazionaria (5 euro realmente in cassa), mentre, quando lei stessa ne presta duemila, riceve garanzie per 4.000 euro. Questa è la misura del ladrocinio del sistema bancario a riserva frazionaria, che crea ricchezza, per pochi furbi, e la povertà di un popolo per sempre incravattato dal "debito pubblico".

Ma riflettiamo: se un Popolo è Sovrano, perché mai dovrebbe pagare un "signoraggio" alla banca centrale o a chicchessia?
Chi sono i soci privati della Banca d'Italia? Gruppo Intesa (27,2%), Gruppo San Paolo (17,23%), Gruppo Capitalia (11,15%), Gruppo Unicredito (10,97%), Assicurazioni Generali (6,33%), INPS (5%), Banca Carige (3,96%), BNL (2,83%), Monte dei Paschi di Siena (2,50%), Gruppo La Fondiaria (2%), Gruppo Premafin (2%), Cassa di Risparmio di Firenze (1,85%), RAS (1,33%)... e siamo arrivati al 94,35%. E l'altro 5,65% di chi è? Sono tutti debitori del popolo Sovrano, altro che "creditori".

Il batter moneta, come anche il crearsi un esercito, è una prerogativa del Sovrano: del popolo. Come è anche suo diritto il ribellarsi al tiranno. Il diritto economico del Popolo Sovrano è un diritto "inalienabile": non può essere né ceduto né affittato. E' anche uno dei diritti previsti dalla Carta dei Diritti dell'Uomo delle Nazioni Unite, oltreché nel comma 2 dell'Art. 42 della Costituzione.

Tutto quanto sopra detto non può non essere a conoscenza di Romano Prodi, nella sua funzione di autocratico Presidente della Commissione europea dei dodici assenti (i popoli europei), non può non sapere della "truffa del signoraggio".
Essa appare tra le righe di un recente rapporto della sua stessa commissione, del 14 febbraio 2002, intitolato: "Risposte alle sfide della globalizzazione" [SEC(2002) 185, pagine 58 e 59].
"Cari" presidenti, Ciampi e Prodi, non ricordate che il Trattato di Maastricht, dove si "santificava" la truffa della privata Banca Centrale Europea, venne elaborato e concluso proprio a cavallo delle stragi Falcone e Borsellino? Non è che questi ultimi due eroi stessero proprio indagando sulla criminalità bancaria? Forse cominciavano a chiedersi che cosa fosse il requisito di onorabilità: il fatto che, per fare il banchiere, bisogna essere "Uomo d'Onore".
A cosa serve "veramente" il segreto bancario? Non è che, in Sicilia, la gente è talmente disperata che si trova sempre qualcuno pronto ad ammettere che, sì, il vero capo della mafia era proprio lui? Ma quale mafia? Non certo quella che ruota attorno ai soci privati della BCE di Francoforte. E pensare che, quando sopra parlavo dei 100 euro del signor Brambilla, non ho nemmeno incluso le spese annuali di "tenuta conto" trattenute dalla banca - mediamente circa 30 euro - né ho incluso tutti i giorni di valuta rubati, né tutte quelle altre cosucce, tutte quelle piccole truffe che, ogni tanto, riempiono i giornali e la bocca delle varie associazioni dei Consumatori. Associazioni che, acchiappando i topolini, si lasciano troppo spesso sfuggire gli elefanti. Quando mai il vostro bancario di fiducia vi svelasse che il suo stipendio è automaticamente ancorato al tasso REALE di inflazione, saprete ora perché.
In conclusione l'euro di Prodi è la rapina del millennio. Non vi pare?

 

 

 

 

 

 

 

 
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Post N° 3

Post n°3 pubblicato il 09 Dicembre 2006 da belgenio
Foto di belgenio

NOi italiani abbiamo il dono di autoledersi era già risaputo che Prodi era incapace di governare ma Noi ( meglio dire Voi che lo avete votato ) non contenti del passato abbiamo  voluto autopunirci bhe ora godiamocelo tutti

 
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Post N° 1

Post n°1 pubblicato il 08 Dicembre 2006 da belgenio

Come ogni salda concezione politica, il fascismo è prassi ed è pensiero, azione a cui è immanente una dottrina, e dottrina che, sorgendo da un dato sistema di forze storiche, vi resta inserita e vi opera dal di dentro. Ha quindi una forma correlativa alle contingenze di luogo e di tempo, ma ha insieme un contenuto ideale che la eleva a formula di verità nella storia superiore del pensiero. Non si agisce spiritualmente nel mondo come volontà umana dominatrice di volontà senza un concetto della realtà transeunte e particolare su cui bisogna agire, e della realtà permanente e universale in cui la prima ha il suo essere e la sua vita. Per conoscere gli uomini bisogna conoscere l'uomo; e per conoscere l'uomo bisogna conoscere la realtà e le sue leggi. Non c'è concetto dello stato che non sia fondamentalmente concetto della vita: filosofia o intuizione, sistema di idee che si svolge in una costruzione logica o si raccoglie in una visione o in una fede, ma è sempre, almeno virtualmente, una concezione organica del mondo.

II
Così il fascismo non si intenderebbe in molti dei suoi atteggiamenti pratici, come organizzazione di partito, come sistema di educazione, come disciplina, se non si guardasse alla luce del suo modo generale di concepire la vita. Modo spiritualistico. Il mondo per il fascismo non è questo mondo materiale che appare alla superficie, in cui l'uomo è un individuo separato da tutti gli altri e per sé stante, ed è governato da una legge naturale, che istintivamente lo trae a vivere una vita di piacere egoistico e momentaneo. L'uomo del fascismo è individuo che è nazione e patria, legge morale che stringe insieme individui e generazioni in una tradizione e in una missione, che sopprime l'istinto della vita chiusa nel breve giro del piacere per instaurare nel dovere una vita superiore libera da limiti di tempo e di spazio: una vita in cui l’individuo, attraverso l'abnegazione di sé, il sacrifizio dei suoi interessi particolari, la stessa morte, realizza quell'esistenza tutta spirituale in cui è il suo valore di uomo.

III
Dunque concezione spiritualistica, sorta anche essa dalla generale reazione del secolo contro il fiacco e materialistico positivismo dell'Ottocento. Antipositivistica, ma positiva: non scettica, né agnostica, né pessimistica, né passivamente ottimistica, come sono in generale le dottrine (tutte negative) che pongono il centro della vita fuori dell'uomo, che con la sua libera volontà può e deve crearsi il suo mondo. Il fascismo vuole l'uomo attivo e impegnato nell'azione con tutte le sue energie: lo vuole virilmente consapevole delle difficoltà che ci sono, e pronto ad affrontarle. Concepisce la vita come lotta pensando che spetti all'uomo conquistarsi quella che sia veramente degna di lui, creando prima di tutto in sé stesso lo strumento (fisico, morale, intellettuale) per edificarla. Così per l'individuo singolo, così per la nazione, così per l'umanità. Quindi l'alto valore della cultura in tutte le sue forme - arte, religione, scienza - e l'importanza grandissima dell'educazione. Quindi anche il valore essenziale del lavoro, con cui l'uomo vince la natura e crea il mondo umano (economico, politico, morale, intellettuale).

IV
Questa concezione positiva della vita è evidentemente una concezione etica. E investe tutta la realtà, nonché l'attività umana che la signoreggia. Nessuna azione sottratta al giudizio morale; niente al mondo che si possa spogliare del valore che a tutto compete in ordine ai fini morali. La vita perciò quale la concepisce il fascista è seria, austera, religiosa: tutta librata in un mondo sorretto dalle forze morali e responsabili dello spirito. Il fascista disdegna la vita «comoda».

V
Il fascismo è una concezione religiosa, in cui l'uomo è veduto nel suo immanente rapporto con una legge superiore, con una Volontà obiettiva che trascende l'individuo particolare e lo eleva a membro consapevole di una società spirituale. Chi nella politica religiosa del regime fascista si è fermato a considerazioni di mera opportunità, non ha inteso che il fascismo, oltre a essere un sistema di governo, è anche, e prima di tutto, un sistema di pensiero.

VI
Il fascismo è una concezione storica, nella quale l'uomo non è quello che è se non in funzione del processo spirituale a cui concorre, nel gruppo familiare e sociale, nella nazione e nella storia, a cui tutte le nazioni collaborano. Donde il gran valore della tradizione nelle memorie, nella lingua, nei costumi, nelle norme del vivere sociale. Fuori della storia 1'uomo è nulla. Perciò il fascismo è contro tutte le astrazioni individualistiche, a base materialistica, tipo sec. XVIII; ed è contro tutte le utopie e le innovazioni giacobine. Esso non crede possibile la «felicità» sulla terra come fu nel desiderio della letteratura economicistica del `700, e quindi respinge tutte le concezioni teleologiche per cui a un certo periodo della storia ci sarebbe una sistemazione definitiva del genere umano. Questo significa mettersi fuori della storia e della vita che è continuo fluire e divenire. Il fascismo politicamente vuol essere una dottrina realistica; praticamente, aspira a risolvere solo i problemi che si pongono storicamente da sé e che da sé trovano o suggeriscono la propria soluzione. Per agire tra gli uomini, come nella natura, bisogna entrare nel processo della realtà e impadronirsi delle forze in atto.

VII
Antiindividualistica, la concezione fascista è per lo Stato; ed è per l'individuo in quanto esso coincide con lo Stato, coscienza e volontà universale dell'uomo nella sua esistenza storica. E' contro il liberalismo classico, che sorse dal bisogno di reagire all'assolutismo e ha esaurito la sua funzione storica da quando lo Stato si è trasformato nella stessa coscienza e volontà popolare. Il liberalismo negava lo Stato nell'interesse dell'individuo particolare; il fascismo riafferma lo Stato come la realtà vera dell'individuo. E se la libertà dev'essere l'attributo dell'uomo reale, e non di quell'astratto fantoccio a cui pensava il liberalismo individualistico, il fascismo è per la libertà. E' per la sola libertà che possa essere una cosa seria, la libertà dello Stato e dell'individuo nello Stato. Giacché, per il fascista, tutto è nello Stato, e nulla di umano o spirituale esiste, e tanto meno ha valore, fuori dello Stato. In tal senso il fascismo è totalitario, e lo Stato fascista, sintesi e unità di ogni valore, interpreta, sviluppa e potenzia tutta la vita del popolo.

VIII
Né individui fuori dello Stato, né gruppi (partiti politici, associazioni, sindacati, classi). Perciò il fascismo è contro il socialismo che irrigidisce il movimento storico nella lotta di classe e ignora l'unità statale che le classi fonde in una sola realtà economica e morale; e analogamente, è contro il sindacalismo classista. Ma nell'orbita dello Stato ordinatore, le reali esigenze da cui trasse origine il movimento socialista e sindacalista, il fascismo le vuole riconosciute e le fa valere nel sistema corporativo degli interessi conciliati nell'unità dello Stato.

IX
Gli individui sono classi secondo le categorie degli interessi; sono sindacati secondo le differenziate attività economiche cointeressate; ma sono prima di tutto e soprattutto Stato. Il quale non è numero, come somma d'individui formanti la maggioranza di un popolo. E perciò il fascismo è contro la democrazia che ragguaglia il popolo al maggior numero abbassandolo al livello dei più; ma è la forma più schietta di democrazia se il popolo è concepito, come dev'essere, qualitativamente e non quantitativamente, come l'idea più potente perché più morale, più coerente, più vera, che nel popolo si attua quale coscienza e volontà di pochi, anzi di Uno, e quale ideale tende ad attuarsi nella coscienza e volontà di tutti. Di tutti coloro che dalla natura e dalla storia, etnicamente, traggono ragione di formare una nazione, avviati sopra la stessa linea di sviluppo e formazione spirituale, come una coscienza e una volontà sola. Non razza, nè regione geograficamente individuata, ma schiatta storicamente perpetuantesi, moltitudine unificata da un'idea, che è volontà di esistenza e di potenza: coscienza di sé, personalità.

X
Questa personalità superiore è bensì nazione in quanto è Stato. Non è la nazione a generare lo Stato, secondo il vieto concetto naturalistico che servì di base alla pubblicistica degli Stati nazionali nel secolo XIX. Anzi la nazione è creata dallo Stato, che dà al popolo, consapevole della propria unità morale, una volontà, e quindi un'effettiva esistenza. Il diritto di una nazione all'indipendenza deriva non da una letteraria e ideale coscienza del proprio essere, e tanto meno da una situazione di fatto più o meno inconsapevole e inerte, ma da una coscienza attiva, da una volontà politica in atto e disposta a dimostrare il proprio diritto: cioè, da una sorta di Stato già in fieri. Lo Stato infatti, come volontà etica universale, è creatore del diritto.

XI
La nazione come Stato è una realtà etica che esiste e vive in quanto si sviluppa. Il suo arresto è la sua morte. Perciò lo Stato non solo è autorità che governa e dà forma di legge e valore di vita spirituale alle volontà individuali, ma è anche potenza che fa valere la sua volontà all'esterno, facendola riconoscere e rispettare, ossia dimostrandone col fatto l'universalità in tutte le determinazioni necessarie del suo svolgimento. E perciò organizzazione ed espansione, almeno virtuale. Cosi può adeguarsi alla natura dell'umana volontà, che nel suo sviluppo non conosce barriere, e che si realizza provando la propria infinità.

XII
Lo Stato fascista, forma più alta e potente della personalità, è forza, ma spirituale. La quale riassume tutte le forme della vita morale e intellettuale dell'uomo. Non si può quindi limitare a semplici funzioni di ordine e tutela, come voleva il liberalismo. Non è un semplice meccanismo che limiti la sfera delle presunte libertà individuali. È forma e norma interiore, e disciplina di tutta la persona; penetra la volontà come l'intelligenza. Il suo principio, ispirazione centrale dell'umana personalità vivente nella comunità civile, scende nel profondo e si annida nel cuore dell'uomo d'azione come del pensatore, dell'artista come dello scienziato: anima dell'anima.

XIII
Il fascismo insomma non è soltanto datore di leggi e fondatore d'istituti, ma educatore e promotore di vita spirituale. Vuoi rifare non le forme della vita umana, ma il contenuto, l'uomo, il carattere, la fede. E a questo fine vuole disciplina, e autorità che scenda addentro negli spiriti, e vi domini incontrastata. La sua insegna perciò è il fascio littorio, simbolo dell'unità, della forza e della giustizia.

 
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