Il Baule dei Sogni

Incontri ravvicinati di un certo tipo (prima parte)


 Assomiglia allo squillo  di un telefono in lontananza. Sembra provenire da un altro mondo, però,  perché è distante, ovattato eppure così reale.  Apro solo un occhio per capire se ciò che stanno ascoltando le mie orecchie è vero oppure si tratta di un sogno. E capisco che nella stanza ancora buia sta effettivamente suonando un telefono, e il suono proviene esattamente dal comodino accanto al mio letto. Sta suonando il cellulare. Mi maledico per non averlo spento le sera precedente, e allo stesso modo maledico chi si permette di chiamarmi alle.. a proposito, ma che ore sono?  Apro entrambi gli occhi e la luce rossa della sveglia sul comodino segna le dieci.  E’ domenica mattina. Sollevo la testa dal cuscino e ancora addormentata allungo un braccio e afferro il cellulare. Teofilo si sposta dall’altra parte del letto infastidito dai miei movimenti. Rispondo senza neppure vedere il nome sul display e sento solo una voce squillante da tre del pomeriggio.“Pronta per oggi?”.“Chi parla?” . Sono le uniche parole che mi escono dalla bocca ancora impastata dal sonno.“Come chi parla?! Sono Claire… chi diavolo credevi che fosse?”.Appunto. Chi diavolo credevo potesse chiamarmi alle dieci di domenica mattina se non Claire.“Ciao Claire.  Scusa ma non ti avevo riconosciuta..”“Non dirmi che ancora stavi dormendo.. ti ho svegliato?”“No.. figurati. Ho giusto finito di pulire casa. Claire sono le dieci di domenica mattina. Cosa credi che si possa fare a quest’ora se non dormire?“.“ Tantissimi cose”.Mi chiedo come faccia a essere già  così pimpante di prima mattina. Io riesco a malapena a capire dove mi trovo.“Tipo?” le chiedo curiosa.“Ti dico solo una parola e non farò in tempo a finire la frase che so già che sarai sotto la doccia”.“Sentiamo la parola magica”.“S-h-o-p-p-i-n-g”.Il mio primo pensiero non è stato proprio quello di lanciarmi giù dal letto, scaraventarmi sotto la doccia e cercare al volo la prima cosa da mettermi per recarmi fuori casa a fare shopping. Devo essere sincera. Ma ho finto comunque un minimo di entusiasmo. Ho intuito, da quel poco tempo che sono qui, che le ragazze adorano questa parola e tutto ciò che le gira intorno. Ancora non mi è chiaro il motivo, ma credo che alla fine di questa giornata ne capirò senz’altro di più. “Wow!! E per quale occasione? Sempre che debba essercene una”.“Infatti. Normalmente non c’è nessuna ragione precisa per fare shopping con un’amica. Anzi con la tua migliore amica. Ma oggi non è così. Ti ricordi che giorno è?”.Mi trattengo dal non menzionare ancora una volta che è il sacrosanto giorno dedicato all’ozio.“Oggi è  S. Andrea e stasera ci sarà la festa organizzata dalla Caffetteria!”. Rifletto solo un istante sul fatto che la sua voce assomiglia a quella di una bambina il giorno del suo compleanno; e che avevo completamente dimenticato questa cosa  nonostante da giorni non si parlasse d’altro. Ogni anno, per la ricorrenza del patrono della città, il padrone della Caffetteria dove lavora Claire organizza una festa nel locale. Sembra sia un evento irrinunciabile per i ragazzi e le ragazze del posto, i quali portano a loro volta degli amici. Ogni anno qualcuno  di nuovo,  in modo da allargare la cerchia dei conoscenti e degli amici. E dei clienti, aggiungo io.  Quest’anno, io sono la novità introdotta da Claire.“Ah già” fingo di ricordare “la festa”.“Appunto. La festa alla quale tu e io andremo stasera e per la quale abbiamo bisogno di trovare un vestito adatto all’occasione. Quindi s-h-o-p-p-i-n-g”.“Deduco dall’entusiasmo che sprigioni che io non possa tirarmi indietro, vero?”.“Assolutamente no. Sei la mia novità quest’anno e so già che mi farai fare un figurone. Anzi, devi farmi fare un figurone”.“Claire, è solo una banalissima festa alla quale parteciperanno le stesse persone dell’anno scorso, accompagnate dagli stessi amici dell’anno scorso”.“Ti sbagli. Non è così.. è una festa importante. E’ l’evento che si aspetta tutto l’anno… è come se fosse il giorno del proprio compleanno e del Natale, insieme. Non è una festa come le altre, credimi”.“Wow.. figurati che non festeggio il mio compleanno da secoli, ormai. E odio il Natale”.“Smettila. Vedrai che ti divertirai un sacco. Ci saranno buona musica, ottimo cibo, vini pregiati e tante persone nuove.. allora, a che ora passo a prenderti?” Inutile provare a resistere oltre. Ho imparato che quando l’entusiasmo di Claire raggiunge questi livelli, è praticamente impossibile farla desistere dal suo obiettivo. E il suo obiettivo odierno è portarmi a comprare un vestito carino per la festa di questa sera. In fondo, ho attraversato e superato di peggio nella mia vita. Cosa sarà mai una festa? Ci siamo accordate per l’ora successiva. Il tempo necessario per alzarsi definitivamente dal letto evitando di  riaddormentarmi, preparare il caffè, fare una doccia, truccarmi, vestirmi e raggiungere Claire. Abbiamo girato negozi su negozi. Prima di abbigliamento e solo una volta scelto il vestito giusto per l’occasione, siamo passate  alle  calzature. Come avevo previsto,  io non ho trovato nulla di interessante da acquistare mentre Claire ha fatto razzia di gonne, maglioncini, mini abiti e scarpe dai tacchi altissimi. Nonostante le molte borse in mano e i pochi soldi rimasti nel portafogli, era ancora indecisa sul vestito da indossare per quella sera. “Sai, non so ancora quale mettere. Il tubino nero di pizzo o la gonna color cipria  con la conotta beige?”.“Stai benissimo con entrambi. Vedrai che sarà un successo garantito, qualunque sia la tua scelta finale”.“Perché non hai comprato quel vestito turchese?! Ti stava benissimo”. Mi ha chiesto accendendosi una sigaretta.“ Troppo appariscente”.Ci siamo sedute a un tavolo esterno della Caffetteria. All’interno erano tutti in fermento per cercare di organizzare al meglio gli ultimi dettagli della festa. Mi sono guardata intorno per tutto il tempo. Come se fossi alla ricerca di qualcosa ma  senza sapere cosa stessi cercando e perché.  “Aspetti qualcuno?”.Avevo gli occhi di Claire addosso praticamente dal momento in cui ci eravamo sedute al tavolo e aveva notato il mio strano comportamento.“No, perché?”.“Continui a guardarti intorno come se stessi cercando qualcuno o lo stessi aspettando”.Ho cercato di glissare. Non potevo dirle che in realtà, speravo davvero di rivedere qualcuno. Una persona di cui non sapevo nulla, che avevo visto solo una volta nella mia vita e che forse non avrei mai più rivisto. Non le ho detto nulla, non volevo passare per una bambina stupida.“Credo di dover andare. Devo prendere le crocchette per Teofilo prima di tornare a casa,  devo prepararmi e sono già le sette”. “Okay, allora ci vediamo direttamente qui alle nove?”.“Perfetto. Mi raccomando, non farmi fare la figura di quella che aspetta delle ore seduta al bancone del bar con un drink in mano. Decidi di impulso cosa indossare e soprattutto non guardarti troppo allo specchio; rischi di dover cambiare abito all’ultimo momento”.“Va bene, non preoccuparti. Tu piuttosto, vedi di non darmi un bidone perché non hai nulla da mettere. Se lo fai, vengo a prenderti a casa con il vestito di mia nonna pur di farti uscire, capito?”.“Ti stupirò”.In realtà sapevo già prima di uscire di casa quella mattina, che cosa avrei indossato. Sono una persona decisa, che sa ciò che vuole. Sono stata abituata fin dall’inizio a scegliere senza pensare troppo alle conseguenze;  lo faccio da più di una vita e il mio intuito non mi ha mai abbandonata. Scegliere se andare avanti o tornare indietro, se parlare o restare in silenzio, se agire o lasciare che altri lo facciano per me, se svelarmi o nascondermi, se arrendermi o combattere, se restare o fuggire. Sono qui perché ho scelto di esserci.Sono qui perché ho deciso.