Il Baule dei Sogni

Incontri ravvicinati di un certo tipo (seconda parte)


Sono arrivata alla festa in perfetto orario ma di Claire nemmeno l’ombra. Ho attraversato l’ingresso della Caffetteria fino all’interno. Una volta dentro, mi sono diretta nella stanza allestita per la serata. L’ambiente non sembrava neppure quello di sempre. Le pareti erano state rivestite con grandi specchi, le luci soffuse avevano lasciato il posto a grandi lampadari di cristallo, i vecchi mobili di legno antico sostituiti da ripiani, tavoli e sedie di acciaio con intarsi di un bianco laccato che li facevano sembrare ancora più  freddi e privi di anima.  Sopra ad ogni tavolo era stato posizionato un contenitore con all’interno un bouquet di rose rosse e sul fondo della sala, le scale che portano alla terrazza sul tetto, erano ricoperte da un tappeto cremisi che metteva ancora più in risalto il bianco e l’acciaio tutt’intorno.  Ero così presa dall’osservare tutto questo che non ho sentito immediatamente gli sguardi dei presenti su di me; mi ci sono voluti alcuni attimi per rendermi conto che dal momento in cui ero entrata in quella stanza e l’avevo attraversata, tutti i presenti si erano voltati a guardarmi. Solo allora ho avvertito i loro sguardi posarsi sui miei piedi, fasciati da altissimi sandali di lucida vernice nera e decorati unicamente dalle unghie laccate di rosso. Li ho sentiti arrampicarsi lungo le gambe nude, posarsi sul tubino nero aderentissimo che lasciava completamente scoperte le spalle e la schiena bianca e finire il loro tragitto sulle labbra  rosso fuoco e sui lunghi capelli neri fermati sulla nuca da una spilla. Ho visto accendersi negli occhi degli uomini la luce del desiderio e in quelli delle loro accompagnatrici la scintilla dell’ insicurezza.Sarei potuta rimanere a godermi quell’attimo per ore. Ho da sempre suscitato negli esseri umani  questo tipo di reazione alla mia presenza e credo di essermi talmente abituata a tale risposta, che spesso, mi piace portarla all’estreme conseguenze. E’ proprio grazie a questo, e nonostante le scelte fatte, che riesco ancora a sentire dentro di me il mio essere strega.“Sei bellissimaaaaaa!!!!”. Faccio appena in tempo a voltarmi che vedo una pazza scatenata con una gonna color cipria e una canotta beige, corrermi incontro con due bicchieri in mano. Almeno è riuscita a scegliere il vestito da indossare, penso tra me sorridendo.“Tieni, questo è per te. Te lo offrono dal bar. Non dovrei, perché mi ha espressamente chiesto di non farlo ma, è da parte del ragazzo con la camicia a righe”.Facendo finta di niente intravedo con la coda dell’occhio il ragazzo seduto al bar . Ha effettivamente una camicia a righe ma di un colore improponibile e uno spesso paio di occhiali che fanno sembrare i suoi occhi ancora più piccoli di quello che sono realmente. Lo ringrazio comunque, alzando  il calice nella sua direzione e bevendo un sorso dal bicchiere. Almeno ha gusto in fatto di drink.“Fatti vedere” mi dice Claire facendomi fare un giro su me stessa “Sei una favola!”.“Grazie, anche tu stai molto bene. Il rosa ti dona”.“Trovi?” mi chiede guardandosi in uno dei tanti specchi che circondano la sala.In effetti, il fatto di essere circondati da specchi ti permette di avere tutto sotto controllo. Puoi osservare chiunque ti stia intorno senza troppa indiscrezione. Ci sediamo a uno dei tavoli ancora liberi e comincia a raccontarmi di chi c’è e di chi manca, non tralasciando i suoi soliti commenti sull’abbigliamento delle altre ragazze presenti.“Sai chi è arrivata poco fa?”.“Chi?”.“La Strega.. quella con S maiuscola!”.Non sapevo fossimo in due, penso divertita.“Chi è la strega?”.“Come chi è?! Te ne ho parlato al telefono, ricordi?”.Effettivamente qualche giorno fa mi aveva chiamata al lavoro e tenuta più di mezz’ora al telefono per raccontarmi che una ragazza,  ribattezzata “la Strega”, aveva cercato di uscire con Leo  il ragazzo a cui lei sta facendo la corte da qualche mese a questa parte.“Ti rendi conto?! Si è presentata lo stesso dopo quello che ha fatto”.“Ma voi non state insieme”.“Non ancora.. ma se per questo neppure lei ci sta”.“Vero. E  lui è qui?”.“So per certo che dovrebbe arrivare”. “Allora forse è la volta buona”.“Se non torno a casa con lui neppure stasera, basta.. mollo tutto e me ne vado a vivere in una foresta sperduta”.“Non ci si vive bene, sai?”.“Dove?” mi chiede sorpresa.“In una foresta sperduta”.“E tu che ne sai, scusa?”.“Niente… immagino solo che non debba essere semplice”.“Lo dici come se sapessi davvero cosa voglia dire”.Devo ricordarmi più spesso di evitare di replicare improvvisamente. Possono uscirmi dalla bocca cose difficili da spiegare, esattamente come in questo caso. Sono ancora immersa in questo tipo di pensieri, quando il mio corpo viene scosso da una serie di brividi. Li sento partire dal fondo della schiena e risalire la colonna vertebrale fino al collo.“Sei troppo scollata” mi dice Claire guardando la mia pelle “Dovresti metterti qualcosa sulle spalle”.“Sembri mia nonna” le dico ridendo. “Si, intanto tu domani sarai a letto con la febbre e tua nonna, qui, se la starà spassando con tu sai chi. A proposito,  guarda un po’ chi è appena entrato?!” mi dice indicando l’entrata del locale oltre le mie spalle.Mi volto e il sorriso stampato in faccia si gela all’improvviso, lasciando scoperti i denti bianchissimi.“Hai visto che è arrivato?! Che ti avevo detto?!  afferma con gli occhi che le brillano.I miei occhi, invece, sono fissi sulla persona che sta parlando con l’amico di Claire. “Forza, alzati e andiamo” mi dice prendendomi per un braccio e facendomi alzare dalla sedia.“Andiamo dove?”“Da lui!! Deve assolutamente vedermi… e poi non lamentarti che non ti faccio conoscere gente.  Anche lui ha portato una novità!”.Le cose di complicano penso mentre ci dirigiamo nella loro direzione. Mancano solo pochi passi e ancora non si sono accorti di noi.  Sono sempre in tempo per tornare indietro. “Scegliere se andare avanti o tornare indietro, se parlare o restare in silenzio, se agire o lasciare che altri lo facciano per me, se svelarmi o nascondermi, se arrendermi o combattere, se restare o fuggire. Sono qui perché ho scelto di esserci”. Decido di andare avanti. Di parlare se chiamata in causa, di agire se necessario, di svelarmi se devo farlo, di combattere questa tensione che non capisco ma alla quale non riesco a non oppormi, di restare e vedere come va a finire. Scelgo di esserci.