Pan di Stelle???

Planet Hell


Dolcissima Estel, che piacere leggere quel che mi hai scritto..La maledetta università mi porta sempre lontano da te.. ma presto risolverò il problema, oggi vado a comprarmi un computer piccolino e ruberò a Besta la chiavetta internet ogni tanto... mi organizzerò meglio settimana prossima.La cara Milano ancora non la sento mia e penso non lo sarà mai. E' muoversi nel regno dello sfumato e dell'indefinito, a dir la verità. Milano, forse, è stata costruita con la disperazione. In questi ultimi giorni, cammino con tristezza (svariati litigi con Ci), quasi assente e con la musica nelle orecchie. Osservo. Accanto a me il mondo corre e si affatica. Mi mette tristezza vedere la metropolitana, ma ancora di più non poter vedere il cielo. Nella mia prima casa, sembra sempre giorno, per l'inquinamento, per i lampioni. Non era un bell'ambiente, a causa della droga. Nella nuova casa, ogni tanto c'è qualche sprazzo di luce e qualche pennellata di azzurro tra le nuvole grigie, ma è sempre troppo sbiadito e troppo chiaro per essere vita. La gente di Milano è gente grigia, non mi stancherò mai di ripeterlo. Forse ha bisogno di vestirsi in modo sgargiante per sentirsi viva... Ma non mi sembra capace di trovare un po' di colore dentro di sé. Allo stesso modo, mi rendo conto che è sempre più difficile conservare un sorriso. Mi si stringe il cuore ad ogni angolo della metropolitana e cerco la risposta alle innumerevoli domande che si accumulano sulla punta della lingua. Ma non la so trovare, non ancora almeno. Ogni tanto Milano mi riserva qualche sorpresa, scopro qualche parco o qualche persona nuova. Ma è un mondo che non mi appartiene e vi entro a fatica. I miei colleghi pensano che la vita si mischi al tabacco ed all'erba o sia quella raccolta in una bottiglia. Pensano che io provenga da un altro pianeta e che non conosca la modernità e, sotto un certo punto di vista, spero sia così.Mi nascono questi pensieri, camminando per la strada, ma ormai so orientarmi nel trionfo della spazzatura. Ci ho fatto l'abitudine. So sopravvivere, perchè potrò sempre ritagliarmi un piccolo angolo di paradiso, lontano dalle corse sfrenate e lontano dalla disperazione, casa mia. Lo stesso Ci è la miglior panacea, è speranza e calore. Quando ci siamo amati, qualche sera fa, è stato dimenticare le angosce. Non esistevano le macchine della città infernale, ma c'era lui, con il suo corpo e la sua anima ed era vicino a me. Sotto le sue spalle, tra le sue braccia, mi sentivo a casa. Ed ho iniziato a pensare che casa mia sia un paradiso, solo perchè c'è lui.