ARMONIA NASCOSTA
dedicato agli incantatori.. ai demagoghi di professione.. con la speranza che si tratti di specie in via di estinzione
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Post n°379 pubblicato il 22 Marzo 2010 da no_body3
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“Jack caro.. sei tu ?” E’ invecchiata. Ho sempre pensato a lei come ad una donna adulta.. anche se forse la parola più appropriata sarebbe matura.. ma ha sempre portato i suoi anni con dignità sofisticata e giovanile. Quando l’ho conosciuta.. si pettinava i capelli biondo cenere all’indietro.. in modo sbarazzino.. e indossava gonne attillate e calze a rete nere. Ora vedo come gli anni si siano accaniti su di lei: sul volto affilato.. dove gli occhi ammiccano vivi verso di me.. le macchie epatiche e le rughe disegnano una sorta di carta della decadenza. Le mani sono esili.. tremanti.. le unghie sembrano quelle di un passerotto. Tra i capelli di un bianco lucente.. intravedo il cuoio capelluto. Piega la testa di lato. “Da quanto tempo…” dice con tono interrogativo.. in attesa. La voce è fragile.. delicata. Un tempo ero innamorato di lei. Il sorriso è lo stesso.. lo sguardo è lo stesso.. ma non ha più il colorito di prima. Fa un passo di lato per permettermi di entrare. L’appartamento è come lo ricordo: enorme.. con troppi mobili.. buio e saturo di pesanti profumi. Stanza dopo stanza. Le porte incorniciate da ampi stipiti.. i soffitti ornati da stuccature. Sui comò e sulle sottili mensole delle statuine. In minuscole sedioline di vimini e nelle carrozzine di rafia intrecciata siedono orsacchiotti pelosi e bambole dagli inespressivi volti di porcellana. Forse è questo il modo in cui Grethe Von Stuck si stringe all’infanzia di cui non ha mai voluto parlare. Non penso abbia famiglia. Perlomeno nessuno che lei riconosca come tale. Non l’ho mai sentita parlare di nessuno che lei senta vicino. Grethe ha riempito questo vuoto con gli studi. E con gli uomini. Ci sono libri ovunque. Si è murata nel suo appartamento.. in un elegante quartiere.. per immolarsi alla solitudine. Mi fa strada verso il soggiorno. Intravedo il letto disfatto: i letti degli altri mi mettono in imbarazzo. Turbato.. guardo in un’altra direzione. Non è più la stessa: è diventata una vecchia signora. Persino nei suoi passi c’è qualcosa di logoro.. che mi turba. Con un balzo un gatto salta giù da una sedia per scomparire sotto il pianoforte a coda. I gatti non mi sono mai piaciuti.. e io non piaccio a loro. Indica con il capo il divano di tessuto. “Avrei dovuto offrirti qualcosa da bere”.. dice accasciandosi su una poltrona. C’è qualcosa che non va.. lo sento. Comunque mi impongo di non fare domande. Lei mi guarda.. con u sorriso sfuggente. Un enorme orologio da muro batte due pesanti rintocchi. “Ho bisogno di aiuto”.. esordisco.. sopprimendo uno starnuto. Il divano è pieno di peli di gatto che mi solleticano il naso. “Me lo immaginavo. Tu non sei il tipo da seccare la gente con visite inopportune e immotivate”. Non so se interpretare le sue parole come un cauto rimprovero.. un’accurata osservazione o come un’allusione alla sera di dodici anni fa quando.. prendendo il coraggio a due mani.. le confessai di amarla. Avevo venticinque anni. Lei più di cinquanta. Sono sempre stato un tipo sui generis. “ Mi trovi invecchiata? ” chiede. Non le ho mai mentito.. per questo rimango in silenzio. L’età è soltanto un fatto cronologico. In risposta al mio silenzio Grethe sospira tristemente. “Sono malata”.. dice schiettamente. “Cancro. Da due anni. Sono grata per ogni giorno di vita che mi viene concesso”. Le afferro la mano : è come tenere quella di un bambino che sta dormendo. “I medici dicono che sono una pellaccia”.. dice. “Hai dolori?” Alza le spalle con un gesto che può significare sia no che sì. Poi commenta: “ Più che altro nella mente ”. Le stringo la mano. “Allora! Qual è il problema? ”.. chiede in modo sbrigativo.. ritraendo la mano. Il tono d voce contiene una sfumatura di quell’autorità di cui si ammantava quando insegnava. E’ andata in pensione sette anni fa: continuiamo a parlare di lei. “Se stai male.. non voglio… ” “ Stupidaggini ! ” “ Pensavo soltanto… ” “ Piccolo Jack ! ” Mi fissa con il suo sguardo. Non riesco a dire nulla. L’abbraccio e.. silenti lacrime iniziano a scorrere sul mio viso.
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