silk

Quattro


 Lei era una donna stanca.La vita le girava attorno come un vortice in cui perdere l'equilibrio era piùfacile di respirare.Vacillava sul vivere come una vela tra la tormenta.Ogni passo fatto trascinava il peso del passato, e le aderiva addosso comeun doppiopetto di vissuto serrato stretto. I bottoni ben chiusi erano unaporta negata all'anima.La fatica vinceva sul tragitto rendendolo un camminamento ostico ed impervio, un'inaffrontabile serie di vertigini ostili.Fin da bambina aveva riempito i suoi sogni dei colori del suo essere lafanciulla dolce che era, con gli occhi aperti sul mondo e sulle creature che loabitavano, con la purezza della verginità di pensiero.Voleva creare una casa dei desideri, dove ogni forma fosse realizzazione di idea, ogni arredo un traguardo raggiunto.Ma l'incompiuto le aveva nel tempo disegnato una ruga di malinconia nel cuore.Ricordava spesso i suoi capelli ribelli, che da piccola le danzavano sul voltogiocando a nascondino con gli occhi, e le mani ferme e lente di sua nonnache li educava alla disciplina di una treccia liscia e lucida, da cui avrebbero avuto in dono morbidi boccoli.Le regole l'avevano aiutata e poi tradita perchè non c'è un binario dellagiusta via, c'è il tentativo del vivere corretto, spesso troppo ingessato perchi si nutre del palpito dell'attimo.Aveva amato molto. In modo tenero ed intenso.Si era sempre abbandonata ai sentimenti come al vento di un'altalena, conla voglia di cogliere ogni emozione e di seminarla dentro, nel fertile grembodi chi ama per dare, non per ricevere.Aveva cercato di staccarsi da terra molte volte, cercando di dispiegare le aliche sentiva di avere a fior di pelle, ma ad ogni istante di gioia seguiva poi,in modo tanto brutale quanto doloroso, il disincanto dei fatti. E ogni ostacolo veniva affrontato con la stessa precisa volontà, con lalucidità doverosa per il rispetto dell'esistenza, senza mai un cedimento.Solo nel profondo dedicava una stanzetta allo sgomento.Una stanzetta dove nessuno era ammesso, tranne una lacrima, che potessecontenere da sola il timore e la rabbia, la disillusione e la tristezza, senzaannegare il cuore tra le onde della sofferenza.La forza aveva il suo nome.E non c'era scoglio che potesse fermarla.I suoi sorrisi erano intrecciati al futuro dalle sapienti mani dei ricordi, che ledonavano esperienza e conoscenza unite a quel brivido dell'istinto a cui ogninotte si abbracciava per credere che il domani sarebbe stato sempre ecomunque una rinascita. (continua...)