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Cinque


 Si era svegliata con il rumore buio della pioggia.La notte riarrotolava il suo mantello nero lasciando intravedere un orizzonte rosato che sfiorava i tetti silenziosi di un sonno ancora profondo.Aprì la finestra per cogliere i primi profumi di un mattino appena accennato  e l'aria fredda l'aveva salutata con brio, muovendole i capelli e disegnandole un sorriso umido sul viso.Riordinò la casa e le idee.Amava sistemare le sue cose con metodo e mentre le mani si muovevano sugli oggetti, la mente rincorreva i pensieri come se leggesse una lista di appunti, in modo da non dimenticare nulla.Le venne da ripensare a quel paio di scarpe visto in vetrina il pomeriggio precedente, le aveva osservate a lungo, pur sapendodi non potersele permettere.Spesso gli occhi catturavano le immagini e rubavano una parte di ciò che era solo da ammirare, ma non da avere. E così le sembrava quasi di viziarsi un po', di trattenere piccoli ricordi di oggetti forse anche non necessari, ma che trasmettevano quel fascino del proibito che la faceva sentire bene. Si era distratta solo un attimo, mentre valutava se i tacchi non fossero un po' troppo alti per immaginarseli addosso, quando la sagoma di un uomo aveva proiettato la sua ombra sulla vetrina. Il cappello di lui si era riflesso proprio su quelle scarpe e non aveva potuto non notarlo. Aveva colto una breve incertezza di lui, nel fermarsi un istante alle sue spalle,  e aveva quasi avuto paura, allungando lo sguardo verso il suo lato destro, senza voltarsi, per coglierne i movimenti, quasi temendo che volesse toccarla o rapinarla. Ma l'ombra sulla vetrina era subito scomparsa, silente come la discrezione delle briciole di secondi condivisi da entrambi.Però quell'immagine tornava a trovarla.E si accorse di aver rubato un po' anche quel momento, di averlo trattenuto dentro di se senza un motivo, di avere apprezzato il breve brivido di quella presenza, ospite del suo desiderio di un oggetto in vetrina, come se il proibito si fosse esteso a tutto quello che il vetro rifletteva.Indossò il trench, prese l'ombrello e mentre usciva di casa pensò cheil negozio era poco distante dalla fermata del bus dove scendeva perandare al lavoro, e pensò che forse nel pomeriggio avrebbe avuto il tempo di ...ma mentre apriva il portone del palazzo una ventata le soffiò via la sciarpa e i pensieri.Alla finestra di casa la sua gatta osservava quelle gocce sui vetri chesembravano perle in cui il mondo si specchiava.Un mondo che incuriosiva sempre, con la frenesia di tanta gente che simuoveva in ogni direzione, con la danza dei colori che variava con la luce, con i rumori sempre distraenti, e quella pioggia che in quel giorno di Marzobagnava i semi dei sogni, regalando loro il preludio di un nuovo germoglio,una gemma, una preziosità di vita che stava per nascere.  (continua...)