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Sei


 Non riusciva a concentrarsi sul lavoro.Ogni pensiero era come un cerchio d'acqua sul mare, si riempiva di altro pensare fino a scomparire per far posto ad un altro cerchio e poi un altro,e ancora, ancora.Una rincorsa che rimandava a ricordi e amarezze, a dubbi e paure.E le domande erano riccioli di punti interrogativi legati in catene infinite.Era sempre stata una donna diretta e pragmatica e non amava sentirsi così,fragile e legata ad una nostalgia che le strappava le lacrime dagli occhi, anche quando avrebbe dovuto imporsi un distacco doveroso.Ma il vivere non ci guarda in faccia, fa quel che deve senza formalismi, segue la sua strada trascinando i brividi e i singhiozzi su un cammino chenon ha pietà per il cuore.Lei aveva amato e anche sofferto molto. Era stata vittima di una mediocrità che la frustava di indifferenza, spesso vestita di una arroganza che lei detestava.La solitudine, le assenze, i menefreghismi, l'approsimazione, le distrazioni continue, il non sapere, il non vedere, il non pensarci di chi si rifletteva nei suoi occhi le avevano strappato la pelle di dosso, tagliando i fili di ricami che lei aveva costruito nel tempo.Quante volte avrebbe dovuto ancora specchiersi e vedersi i petali strappati e avvertire di se solo le lacerazioni?Quante volte doveva dimenticare la sua identità per poter arrivare al giorno dopo senza perdersi in sofferenze sterili?Era tutto un'illusione oppure sarebbe arrivato il momento in cui si sarebbe sentita amata davvero e non violentata nella sua dolcezza?Quante volte le era stato disegnato il silenzio sul volto, quanta rabbia aveva dovuto dimenticare in un sorriso accennato, in un cenno del capo, quantasopportazione avrebbe dovuto ingoiare come uno sciroppo amaro.Ma non c'è medicina per l'insoddisfazione. E la fine arrivava repentina, il suo amore si sgretolava d'improvviso, perchè ogni castello di carte crolla prima o poi.E di nuovo cadevano i petali del fallimento, dell'aver creduto in illusioni maligne, che l'avevano sfiorita poco a poco, portandole via pezzi di primavera.Ripensava a quella sagoma riflessa sulla vetrina con un turbamento adolescenziale, come se quell'esitazione nel passo di lui fosse una dichiarazione sotto una notte stellata.Le piccole cose sono i mattoni delle grandi costruzioni, e il cemento dell'istintolega ragione e sentimento come nella trama di un romanzo d'appendice.Si riscopriva sognatrice ancora una volta, nonostante le radici di quel fiore spogliato fossero ben profonde nel terreno della prudenza. Però sentirsi di nuovo incuriosita e calamitata da un uomo era levare l'ancora del controllo, alzare le vele ed esporsi alla tempesta.Poteva decidere di non ascoltare le sensazioni che provava, poteva decideredi far finta di nulla.Ma è impossibile sottrarsi, se si è ancora vivi. E le emozioni diventano ufficiali di vedetta e parte la ricerca della rada, dove ogni fiore non deve piegarsi al vento, ma abbandonarsi al sole, alla rinascita.Riordinò i timori come marinai sul ponte di una nuova avventura.Prese il trench e la borsa e uscì dall'ufficio.Sveglia ciurma! Si naviga a vista! (continua...)