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Otto


 "Mi scusi...lei è la vetrinista?"Le disse la prima cosa che gli venne in mente, maledicendosi all'istante per la banalità che gli era uscita dalla bocca.Al no incredulo di lei aveva replicato dicendo che passava spesso da lì, cheapprezzava molto la composizione della vetrina, il modo in cui le calzature venivano esposte e che si era permesso di farle quella domanda solo perpoterle fare i complimenti per il lavoro fatto.Lei sorrise divertita e questo fu per lui un trampolino per lanciarsi in tuttele acrobazie necessarie per conoscerla.Rispose al sorriso e cominciò a prendersi in giro per l'errore fatto improvvisandobattute."Non ci faccia caso, sono un po' sbadato...L'ultima volta che mi sono fermato davanti ad una vetrina con delle scarpe esposte sono rimasto sorpreso da dei prezzi davvero convenienti. Mi aveva colpito un elegante modello classico in vitellonero spazzolato. C'era un cartellino con scritto '20,00 €' e io sono entrato subitochiedendo di provare il numero 44... era un calzolaio...il prezzo era riferito ai tacchi..."Lei scoppiò a ridere, mentre lui, quasi non respirando..."Capisco, c'è certo da ridere, altro che prezzi convenienti, quei tacchi erano costosissimi! Avrei dovuto pagare qualcuno che camminasse al posto mio, per non consumarli! Meno male che indosso scarpe ben risuolate, con certi prezzi bisognerebbe amputarsi i piedi per soddisfare i  bisogni eliminando i desideri! Mio nonno mi ha insegnato che nella vita può anche mancare il pane, il lavoro,la fortuna, ma se si ha un buon vecchio paio di scarpe si può comunque andare lontano!"Lei lo osservava attenta e si chiedeva come quell'uomo tanto distinto, quasisfuggente nello sguardo e nel respiro, nascondesse un sorriso tale da disegnare sulle labbra un orizzonte, mentre la voce calda e rassicurante avvolgeva comel'abbraccio del sole, con le gote che si fanno un po' rosse, come quelle di una bimba che gioca a nascondino.Le era sembrato ombroso e distante quando, il giorno prima, le aveva sfioratole spalle e l'anima, disegnando dietro di lei la sagoma del cappello sulla vetrina,vestita del grigiore del cielo pesante riflesso sui vetri.Ma la pioggia era ormai cessata e l'ombrello chiuso le faceva da appoggio per non vacillare, per non cedere a quella vertigine che la prendeva quando incontrava quegli occhi chiari, puliti, sinceri.Si sentiva lusingata da tanta attenzione, dalla creatività che lui aveva avuto nel parlarle, nel rivolgersi a lei per la prima volta.La gradevolezza di lui rassicurava la timidezza di lei. Come in un ballo strettoin cui il cavaliere cinge la dama e la conduce, passo dopo passo.Ed era quello di cui lei aveva bisogno, essere presa per mano lungo il sentiero, per non temere il cammino, per non esitare, per non fermarsi.Lei così determinata e risoluta si ritrovava piccola e vulnerabile di fronte a lui.Lui così insicuro e schivo si ritrovava energico e trascinante di fronte a lei.L'instinto ci sveste dei panni che la razionalità ci impone e mentre spesso l'esperienza guida l'essere nel suo svolgersi, la spontaneità libera dai filtri eci regala il nostro vero volto, ciò che di più profondo c'è in noi. Quell'autenticità che a volte dimentichiamo in fondo al cassetto della vita, troppo presi dal dover indossare le maschere della sopravvivenza.E quando lui le chiese, con un sorriso che era bocciolo sul viso, se lei avesse voluto conoscere una incredibile cartomante, che in realtà avrebbe dovutoappendere le scarpe ad un chiodo, e approfittare per prendersi un tè caldo con lui e scrollarsi l'umidità della pioggia dai tacchi, lei ebbe una sola risposta.Si.  (continua...)