E ancora rotolano i pensieri verso l'alto.
A cercare di rompere questo ombrello grigio che mi separa dal sole.
A cercare di distaccarsi dal grigiore della terra in cui il cielo riflette questa gravità assoluta, che attira nebbia di nuvole.
La pioggia esaudisce il desiderio di acque che vogliono tornare dalla loro madre, salvo poi, vanitose, cedere all'eterea natura volatile, viaggiatrice di venti.
Gli elementi si mescolano, come ricette di dolci antichi, veli di zuccheri e neve di albumi, a creare un sapore di primavera sbiadita, profumata di petali chini su specchi di lacrimosi cieli.
Il Tempo avanza comunque.
E si porta via lo sguardo riflesso in questo caffè amaro e freddo, perchè non a tutti è concesso zuccherarsi la vita, e forse questo sarebbe anche privarla del gusto autentico.
Vorrei impastare i sogni, coglierne l'essenza più intensa e mescolarli ad un infinito davvero senza confini, alla speranza sbucciata dell'incertezza nel domani, alla crema della vita vissuta e non solo desiderata.
Affonderei le mani con morbida insistenza e movimenti lenti, come una gatta su di un velluto soffice, e di tutto farei un pane, nutrimento di domani.
Un pane dolce, con carezze di canditi, riccioli di panna in cui affondare le dita, e tenerezza lievitata al tepore del cuore, un pane da spezzare in due, per lasciarsi innamorare, per regalarsi ogni giorno amore, condivisione, complicità.
E ridere della punta del naso sporca di zucchero a velo, e prendersi in giro, giocare ancora, scambiarsi la pelle, trasferirsi sulla luna e ritrovare in una vecchia scatola di latta il sorriso che avevamo dimenticato di avere, quella voglia di credere ancora che basta poco per sentirsi vicini alla felicità.
Ha smesso di piovere, il cielo è una distesa di stelle, sembra una notte di fiaba.
E allora monto sul cavallo a dondolo e vado via, a ricamare i sogni che questa notte cullerò.
Condividi e segnala 