Creato da PapaveriSparsi il 26/04/2010

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Tre

Post n°17 pubblicato il 01 Marzo 2012 da PapaveriSparsi

 

Lui era un uomo misurato.
Senza eccessi, legato ad un autocontrollo che spesso lo imbavagliava.
Esitava a concedersi di vivere liberamente, come se il rispondere alle sue esigenze più immediate, il fumare le sue sigarette o del buon cibo, fosse già risposta al perchè di una esistenza.
Abbandonarsi alle emozioni poteva significare cedere, rischiare, mettersi in una  condizione di vulnerabilità che destabilizzava la sua vita monocroma, rassicurata dal ripetersi delle solite cose di tutti i giorni.
Si prendeva cura di se crogiolandosi nel pensiero di essere un incompreso. E questo pensiero lo consolava e gli evitava di doversi mettere in discussione, ma al tempo stesso rappresentava una gabbia che lo isolava dal mondo, da ciò che lui desiderava, ma aveva paura di avere.
Era convinto che esistesse una sola donna per lui, l'altra sua metà di platoniana memoria, ma l'amore era per lui una astrazione in cui non si sentiva affatto a suo agio.
E scappava quindi, sfuggiva al suo voler amare ed essere amato, alla sua delicata sensibilità, al desiderio di perdere lo sguardo in occhi sinceri e profondi.
Sfiorava la vita come se il rischio di soffrire fosse più importante della gioia del vivere.
Non usciva mai di casa senza il suo cappello, ne aveva molti, sempre elegantemente intonati agli abiti e alle stagioni.
Erano un po' un rifugio, un riparo.
Da sotto la tesa lo sguardo si sentiva più libero di osservare, indagare, scrutare, quasi non visto.
La vide così, di sfuggita.
Lei era ferma davanti ad una vetrina e lui ne scorse la figura riflessa, ammorbidita dal grigiore dei vetri che rendevano i lineamenti un po' confusi.
Passandole accanto vide i raggi di sole accarezzare i suoi lunghi capelli, illuminandoli d'oro, e sentì il profumo che lieve la avvolgeva.
Il passo indugiò per cercare di cogliere appieno quel leggero stordimento che lo aveva sorpreso.
Si strinse nel cappotto e proseguì.
Ci sono però sensazioni che catturano gli istanti facendoli diventare piccole gocce.
Gocce di una pioggia che può diventase incessante e annegare i pensieri come se il rivolo del destino decidesse di inglobare due esistenze nello stesso fiume di emozioni...


(continua...)

 

 
Rispondi al commento:
lettriceLudmila
lettriceLudmila il 02/03/12 alle 21:24 via WEB
Cris, ti ringrazio oltre per lo scritto specialmente per i commenti con i quali regali la speranza anche ai deboli… Se l’amore quello vero fosse destinato solo ai coraggiosi io sarei destinata a non esserne degna. La descrizione dell’uomo mi assomiglia molto… tutto questo meccanismo di protezione ed autocontrollo creato soltanto perche l’idea della metà platoniana da sempre radicata nell’anima fu fortemente violata dall’errore… e poi riconfermata attraverso l’errore d’averlo messo quel meccanismo in pratica… Ma tornando al tuo racconto la donna vista di sfuggita e quella leggera sensazione che lo ha sorpreso rappresenta la speranza… il profumo suo,il tutto ciò che aveva paura ma desiderava di vivere e la luce dei suoi capelli la luce della sua vita:) io spero che l’uomo del tuo racconto abbia visto e colto abbastanza per raccogliere quelle gocce che richiameranno altre… fino a diventare la pioggia della speranza:) eva
 
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