PapucyBlog

Il modo (in)differente di vedere le cose


In questa malinconica serata d'autunno i pensieri vagano in giro per la mente senza una meta precisa, o meglio, senza uno scopo sensato. Domande, affermazioni, idee prosperano e rimbalzano dentro la calotta cranica....ma il tutto va a formare solo parole incoerenti tra di loro, non formulano una valida tesi, non offrono risposte certe alle domande che ancora devono esser poste.Mi appare chiara e limpida la data di questo giorno, 21, numero poco evocativo certo, ma rappresentante una chiara presa di coscienza, un risveglio dal torpore, dall'incredulità di aver capito ciò che prima risultava addirittura intangibile, aleatorio, sconosciuto. Non è un giro di parole fine a se stesso, è solo il pensiero di questa notte, pensiero che porta a riflettere ed a concludere che spesso le risposte alle domande dipendono , soggettivamente, dalla posizione che si assume nel tentare di comprenderle. Queste "posizioni", essenzialmente, variano da individuo ad individuo in base a quello che viene definito carattere.Il carattere è un qualcosa di latente, che risalta col trascorrere degli anni e delle esperienze, allo stesso tempo è rigido a se stesso, impossibile da cambiare se non per brevi periodi che obbligano a portare maschere, false identità....finendo per non essere se stessi, ovvero padroni del proprio corpo e della propria anima, bensì scheletri che sono fantasmi che possono divenire orchi, fenomeni inspiegabili che però prendono forma. E' questo che è alla base del modello di comportamento, questo è ciò che fa accettare una verità come tale anche se essenzialmente essa non lo è, o che fa capire qualcosa che in realtà non verrà mai capita......sostanzialmente si vive per soffrire e soffrendo si finisce di vivere....un circolo vizioso che porta ad un capolinea che non può che essere la comprensione di ciò che si è: piccoli uomini.