Oltre La Notte

Io, me stessa e me


Alle volte ci si sente un pò soli, malgrado si sia scelta, in qualche modo, la via della solitudine. Ci sono dei momenti in cui ho l'impressione di "sfuggire" la folla. Sguscio silenziosa nei corridoi, attenta a non farmi vedere. Lavoro da sola (questo non per mia scelta, ma mi ci sono adattata), devo rispondere solo al mio capo.Forse è da troppo tempo che lavoro da sola. Ho preso abitudini e modi diversi da quelli dei miei colleghi. Loro escono in gruppo per la colazione ed il pranzo. Io esco quasi sempre da sola. Evito di frequentare i bar dove vanno loro. Spesso nemmeno faccio colazione, a dire il vero. Me ne vado, piuttosto, a zonzo profittando dei 15 minuti d'aria. E mi auguro di non incontrar nessuno.Conosco certi sguardi di "compatimento", che sembrano voler dire: "Poverina, vedi come se ne sta sola, quella?", seguiti da un sorriso di circostanza, più accentuato del solito. Come se la dimensione comitale fosse, in ufficio, l'unica dimensione possibile.Eppure oggi, per esempio, mi sento sola. E' uno strano sentimento. Non c'è rammarico, c'è solo la sensazione del vuoto. Una sensazione strana, come una sorta di estraneità, di stordimento. Me ne sto da sola, ora, in pausa pranzo, nell'ufficio vuoto. Una delle tante pause pranzo, a dire il vero. Sto bene anche così, in fondo. Probabilmente dovrei più farmi parte in causa e telefonare, intrufolarmi nelle "amicizie" (se così possono definirsi certi rapporti lavorativi), partecipare a festini e regali. L'ho anche fatto, un tempo, per anni. Ora mi sembrerebbe di essere una pessima attrice che recita una parte che non le appartiene. Un disastro, insomma.Eppure il senso di solitudine rimane lì, fermo, immobile. Non vuol saperne di andare a visitare un altro lido. Non so se mi sto chiudendo, per alcuni versi. So che mi è sempre più difficile parlare, però. Mi è sempre più difficile raccontare i miei sentimenti, fidarmi e confidarmi. Fregature ne ho prese tante. In fondo, però, chi non ne ha prese, nella vita? Semplicemente mi sento un'aliena, certe volte. Così diversa da chi mi sta intorno. Una sensazione che avevo moltissimi anni fa quando, nemmeno adolescente, mi sentivo fuori posto, a disagio, in questo mondo.I miei compagni, ultimamente, sono, sempre più spesso, i libri e le passeggiate. A volte penso di non aver niente da dire al prossimo. Forse la mia conversazione è poco divertente, poco interessante. Non lo so. Forse è questo mio carattere, spesso ruvido, ispido come il manto di un istrice. Carattere che è, sì, in parte apprezzato, ma che mi tiene lontani gli altri. In passato ne ho sofferto molto di più di quanto ne soffra ora. Me ne sto facendo una ragione. Per il momento l'impulso a cambiare non è granchè forte...