Essere e pensiero

La fantasia etica e i suoi percorsi...


Il monopolio occidentale del sistema informativo, comunicativo e cognitivo, con la conseguente omologazione delle culture sotto il liberismo assoluto dell'Occidente, sembrano imporre le ragioni irragionevoli del cosiddetto  "pensiero unico".Nello stesso tempo, però, si affaccia all'orizzonte della storia l'utopia dell'uomo nuovo: l'uomo nomade, l'io plurale, l'uomo universo, l'uomo planetario (cfr. i tre messaggi precedenti).Pertanto, di grande attualità sono ancora le parole  del poeta latino Ovidio (43 a.C. - 18 d.C.):"In nova fert animus mutatas dicere formas corpora" "(L'estro mi spinge a narrare di forme mutate in corpi nuovi)"Ovidio, Metamorfosied i versi dello scrittore indiano Tagore (1861 - 1941), premio Nobel nel 1913:"Credevo che il mio viaggio fosse giunto alla fine,all'estremo delle mie forze,che la vita davanti a me fosse sbarrata,che le provviste fossero finitee fosse giunta l'ora di ritirarmi nel silenzio e nell'oscurità.Ma ho scoperto che la tua volontà non conosce fine per me.E quando le vecchie parole sono morte,nuove melodie sgorgano dal cuore;dove i vecchi sentieri sono perduti,appare un nuovo paese meraviglioso".R. Tagore, Poesie, Gitanjali,XXXVII, Roma 1988, p.75 *  *  *Anche se ancora in embrione, inizia a scorgersi con l'uomo universo, nomade e planetario, una nuova coscienza etica, una "via etica all'etica", ossia una coscienza planetaria che rispecchi le nuove istanze etiche della interdipendenza, della convivialità delle differenza, della responsabilità, della reciprocità, della gratuità, del disinteresse, del senso esteso della prossimità. Già negli anni cinquanta il filosofo, di cultura ebraica, Gunnther Anders (Breslavia, 1902 - Vienna, 1992), in modo lungimirante, affermava:"...se non vogliamo che tutto vada perduto, il compito morale determinante del giorno d'oggi consiste nello sviluppo della fantasia morale, cioè nel tentativo di vincere il "dislivello", di adeguare la capacità e la elasticità della nostra immaginazione e del nostro sentire alle dimensioni dei nostri prodotti e alla imprevedibile dismisura di ciò che possiamo perpetrare...".G. Anders, L'uomo è antiquato.Considerazioni sull'anima nell'era della seconda rivoluzione industriale,Milano, Il Saggiatore, 1963*  *  *Oggi, dopo quarant'anni dalla pubblicazione del testo di Anders, ineludibile appare l'esigenza di uno "sviluppo della fantasia morale", che si adegui alle profonde lacerazioni della contemporaneità.L'opulenza di una minoranza dell'umanità e la "miseria" della maggioranza, la crisi ecologica, la crisi demografica, l'acuirsi delle tensioni etniche e religiose, il ricorso alla guerra come risoluzione delle controversie internazionali, la costante violazione dei diritti umani in molti stati, l'espandersi delle organizzazioni criminali e del mercato mondiale delle droghe, la difficoltà di indirizzare al bene comune dell'umanità gli esiti della ricerca scientifica, non possono non interrogare la nostra coscienza etica.La coscienza dell'uomo universo, dell'uomo che fa del pianeta la sua dimora, reclama una risposta etica, e non solo politica, alle ferite profonde che lacerano le terre, che non sono di nessuno, perchè sono di tutti.Solo se l'etica diventerà fondamento della politica e dell'economia, esse potranno finalmente volgersi al bene di ogni uomo.Da alcuni anni molto viva è la riflessione etica legata alle istanze della nuova coscienza e dei nuovi valori da essa incarnati. Nei prossimi messaggi cercherò di indicarne le linee essenziali di sviluppo, attraverso la voce diretta dei protagonisti.