Nel messaggio precedente si è cercato di analizzare la nozione di Desiderio come tensione libera, creativa e vitale, che si svolge nel tempo, e che spinge l'uomo sempre "oltre", sulla strada della conoscenza e della realizzazione, che non possono mai considerarsi del tutto raggiunte, senza abdicare al senso stesso dell'esistere. Infatti, la nostra vita è un processo dinamico in cui ogni acquisizione di conoscenza è propedeutica ad un'altra successiva ed ogni stadio di realizzazione umana è funzionale ad un altro e ad un altro ancora, in un percorso temporale che coincide con il tempo della vita stessa.Il Desiderio, quindi, è una tensione inappagabile che, radicandosi nella struttura carente del nostro essere, mira a colmarla e, nell'impossibilità di colmarla del tutto e subito, si rinnova e si esalta, aprendoci la mente e il cuore verso l'altro da noi. A tale tensione desiderante, quindi, è legata la nostra speranza di felicità, intesa come "progetto", che si svolge nel tempo, e che trova la possibilità di realizzazione solo nel dispiegamento e nello sviluppo armonico di tutte le nostra facoltà - sensibilità, intelletto e volontà - in comunione con i "progetti" degli altri esseri umani che, in sintonia con noi, incrociano il nostro cammino.Da sempre, la dinamica del Desiderio affascina i grandi poeti e ne conquista l'anima. Filosofia e creazione poetica non si oppongono l'una all'altra ma, fra loro congiunte, sono all'origine dell'immaginario umano. Propongo, per la lettura, una famosa e bellissima lirica - Felicità raggiunta, si cammina - di Eugenio Montale (Genova, 1896 - Milano, 1981), premio Nobel nel 1975, tratta dalla raccolta poetica Ossi di seppia (1925). "Felicità raggiunta, si cammina
Felicità raggiunta, si cammina...
Nel messaggio precedente si è cercato di analizzare la nozione di Desiderio come tensione libera, creativa e vitale, che si svolge nel tempo, e che spinge l'uomo sempre "oltre", sulla strada della conoscenza e della realizzazione, che non possono mai considerarsi del tutto raggiunte, senza abdicare al senso stesso dell'esistere. Infatti, la nostra vita è un processo dinamico in cui ogni acquisizione di conoscenza è propedeutica ad un'altra successiva ed ogni stadio di realizzazione umana è funzionale ad un altro e ad un altro ancora, in un percorso temporale che coincide con il tempo della vita stessa.Il Desiderio, quindi, è una tensione inappagabile che, radicandosi nella struttura carente del nostro essere, mira a colmarla e, nell'impossibilità di colmarla del tutto e subito, si rinnova e si esalta, aprendoci la mente e il cuore verso l'altro da noi. A tale tensione desiderante, quindi, è legata la nostra speranza di felicità, intesa come "progetto", che si svolge nel tempo, e che trova la possibilità di realizzazione solo nel dispiegamento e nello sviluppo armonico di tutte le nostra facoltà - sensibilità, intelletto e volontà - in comunione con i "progetti" degli altri esseri umani che, in sintonia con noi, incrociano il nostro cammino.Da sempre, la dinamica del Desiderio affascina i grandi poeti e ne conquista l'anima. Filosofia e creazione poetica non si oppongono l'una all'altra ma, fra loro congiunte, sono all'origine dell'immaginario umano. Propongo, per la lettura, una famosa e bellissima lirica - Felicità raggiunta, si cammina - di Eugenio Montale (Genova, 1896 - Milano, 1981), premio Nobel nel 1975, tratta dalla raccolta poetica Ossi di seppia (1925). "Felicità raggiunta, si cammina