Essere e pensiero

Cosa (mi) rappresento, quando parlo...?


Nell'elaborazione delle molteplici "rappresentazioni" del reale (cfr. messaggio precedente), centrale è anche il ruolo svolto dal linguaggio che, essendo in gran parte una formazione sociale, influisce sul modo di pensare delle persone che parlano una certa lingua e, pertanto, sulla loro percezione del mondo.Se non siamo capaci di pensare se non all'interno di un sistema linguistico, è ovvio ritenere che la lingua in cui noi pensiamo influisca sul che cosa e sul come del nostro pensiero. La rappresentazione del mondo dipende, quindi, anche dal sistema linguistico utilizzato, che a sua volta è il prodotto di un determinato ambiente e delle condizioni di vita connesse con questo.
Ad esempio, molti concetti elaborati ed espressi nei linguaggi delle filosofie occidentali non trovano i corrispondenti linguistici nei linguaggi di altre culture e di altri popoli non occidentali, le cui visioni del mondo saranno, di conseguenza, inevitabilmente e profondamente diverse dalle prime. Propongo in lettura alcune riflessioni di Paul Valery, attingendo ancora  una volta ai Quaderni (cfr. messaggi 61 e 57), tesoro inestimabile della letteratura di ogni tempo.*  *  * "Dal dizionario é predetto tutto"Paul ValeryQuaderni, vol. II1907-1908. Senza titolo, IV, 376Adelphi, Milano, 1986 "Le parole fanno parte di noi più dei nervi. Noi conosciamo il nostro cervello soltanto per sentito dire."Paul ValeryQuaderni, vol II1897-1899.  "...io credo che, nella maggioranza dei casi, la preesistenza delle parole e delle forme di un linguaggio già dato, appreso fin dall'infanzia, e col quale abbiamo contratto un'intimità così immediata che non riusciamo più a distinguerlo dal nostro pensiero organizzato - giacchè esso è già in gioco quando quello si organizza, - limita, fin da quando è in germe, la nostra creatività mentale, - l'attrae verso quei termini che c[i] danno la sensazione illusoria di essere i più chiari, o i più possenti, plasma quel pensiero più che esprimerlo - e addirittura ne orienta lo sviluppo in una direzione diversa da quella iniziale."Paul ValeryQuaderni, vol. II1940. Senza titolo, XXIII, 834Adelphi, Milano, 1986 "...occorre pur pensare a questo: il linguaggio ha fatto quasi tutto, e fra le altre cose ha fatto la mente."Paul ValeryQuaderni, vol. II1918. H, VI, 923Adelphi, Milano, 1986