Essere e pensiero

Le verità della fede...


Nei messaggi precedenti si è cercato di porre in evidenza l'importanza del "fattore soggettivo" all'interno del processo conoscitivo, che non nega l'oggettività della conoscenza e della verità, ma ne limita l'assolutezza. L' immagine del mondo è il frutto dell'azione attiva del soggetto che non svolge la funzione di ricettore passivo di stimoli esterni, in quanto introduce sempre nel processo conoscitivo caratteristiche individuali, legate al sistema linguistico, alle strutture mentali, al vissuto emozionale conscio e inconscio. Pertanto la verità non è mai assoluta, cioè immodificabile nel tempo e valida allo stesso modo per tutti i soggetti pensanti, ma storicamente relativa, in quanto legata  alle mutevoli immagini del mondo, risultato della funzione attiva del soggetto. Negare, comunque, l'assolutezza della verità non significa negarne la certezza oggettiva, espressione dell'esistenza oggettiva del mondo, che non può mai essere concepita come prodotto della mente conoscente.Quanto detto vale nel campo delle verità naturali. Altro discorso, invece, è quello che riguarda le verità della fede e l'occhio della fede.
I contenuti a cui fa riferimento la fede non sono caratterizzati da "certezza", ma da "incertezza" oggettiva e trovano stabilità solo  nell'interiorità del soggetto che se ne appropria e ad essi aderisce, conferendo loro un respiro di infinitezza.  Propongo per la lettura e la riflessione un brano di Soren Kierkegaard (Copenaghen, 1813-1855), tratto dalla Postilla conclusiva non scientifica, opera pubblicata nel 1846 con il sottotitolo "Composizione mimico-patetico-dialettica-saggio esistenziale" di Johannes Climacus, lo stesso pseudonimo delle Briciole di filosofia, opera del 1844.*  *  *"La verità è l'incertezza oggettiva tenuta ferma nell'appropriazione della più appassionata interiorità, cioè la verità più alta che ci sia per un esistente...Oggettivamente non si ha che incertezza, ma precisamente a questa tende l'infinita passione dell'interiorità, e la verità è per l'appunto questo rischio: scegliere con la passione dell'infinitezza l'oggettivamente incerto. Io contemplo la natura per trovare Dio; di certo vi vedo anche onnipotenza e sapienza, ma vedo al tempo stesso molte altre cose che angosciano e turbano. La summa summarum è perciò l'incertezza oggettiva; ma proprio per questo l'interiorità è così grande, perchè essa afferra l'incertezza oggettiva con tutta la passione dell'infinitezza... Senza rischio non c'è fede. La fede è precisamente la contraddizione fra la passione infinita dell'interiorità e l'incertezza oggettiva. Se posso afferrare Dio oggettivamente, allora io non credo;  ma proprio perchè non lo posso, perciò io devo credere."Soren KierkegaardPostilla conclusiva non scientifica,SV VII, 188 - 192 *  *  *Nello sguardo della federespirala luceincertadell'Assoluto*  *  *