Essere e pensiero

Pensiero e linguaggio...


L'analisi dei rapporti fra pensiero e linguaggio costituisce una delle questioni più complesse e dibattute, sia a livello filosofico che psicologico.
Al problema ho già dedicato un messaggio (cfr. n° 63), alla cui lettura rinvio, in cui sono state evidenziate le ragioni del cosiddetto "relativismo o determinismo linguistico", secondo le quali è il linguaggio a modellare il pensiero. Secondo tale ipotesi (ipotesi Sapir-Whorf), il linguaggio definisce e determina i contenuti stessi del nostro pensare, che può esplicarsi, quindi, solo all'interno e tramite un certo codice linguistico, che ne connota sia la forma che la sostanza.Adesso, invece, propongo un breve testo di Arthur Schopenhauer, in cui i rapporti fra pensiero e linguaggio sono considerati in un'ottica completamente diversa. Il linguaggio è considerato come un vero e proprio "limite" rispetto all'agire libero e plastico del pensiero. Il brano è tratto dall'opera Parerga e paralipomena, pubblicata a Berlino, in due volumi, nel novembre del 1851. L'opera ebbe un insperato successo, grazie allo stile limpido e alla semplicità con cui erano presentati riflessioni morali e concetti filosofici.Mi sembra che il brano abbia un indiscusso sapore platonico. Infatti in esso riecheggia la posizione espressa da Platone nel Fedro, in cui si narra come il re d'Egitto, Thamus, invochi la maledizione sul dio Theuth, inventore dei segni, perché, con la sua invenzione, ha immobilizzato e congelato per sempre la meravigliosa fluidità e volatilità del pensiero.*  *  *
"La vera vita di un pensiero dura soltanto finché arriva al confine con le parole; lì si pietrifica; d'ora in poi è morto ma indistruttibile, come gli animali e le piante fossilizzate della preistoria. La sua vera vita momentanea si può paragonare anche a quella del cristallo nell'attimo della cristallizzazione.Non appena infatti il nostro pensiero ha trovato le parole non è più intimo nel senso più profondo. Laddove comincia a esistere per gli altri cessa di vivere per noi, così come il bambino si separa dalla madre quando entra nella propria esistenza.Così dice anche il poeta:Non confondetemi con il contraddire!BASTA PARLARE E SI COMINCIA A SBAGLIARE [Goethe]".Arthur SchopenhauerParerga e paralipomenatomo II, cap, XXIII