Essere e pensiero

Io...


Già nel messaggio n°39, a cui rinvio, ho proposto in lettura una "favola filosofica" di Ermanno Bencivenga, docente di filosofia all'Università di California (Irvine), tratta dal testo La filosofia in trentadue favole. Anche nella favola che ora propongo, con l'andamento suggestivo della narrazione fabulistica, l'autore riesce a porre una pluralità di problemi, lasciando al lettore il compito di sviluppare riflessioni ed eventualmente trarre conclusioni.*  *  *
"C'era una volta io, ma non andava bene. Mi capitava di incontrare gente per strada e di scambiarci due parole, e per un po' la conversazione era simpatica e calorosa, ma arrivava sempre il momento in cui si chiedeva "Chi sei?" e io rispondevo "Sono io", e non andava bene.Era vero, perchè io sono io, è la cosa che sono di più, e se devo dire chi sono non riesco a pensare a niente di meglio. Eppure non andava bene lo stesso: l'altro faceva uno sguardo imbarazzato e si allontanava il più presto possibile. Oppure chiamavo qualcuno al telefono e gli dicevo "Sono io", ed era vero, e non c'era un modo migliore, più completo, più giusto di dirgli chi ero, ma l'altro imprecava o si metteva a ridere e poi riagganciava.Così mi sono dovuto adattare. Prima di tutto mi sono dato un nome, e se adesso mi si chiede chi sono rispondo: "Giovanni Spadoni". Non è un granchè, come risposta: se mi si chiedesse chi è Giovanni Spadoni probabilmente direi che sono io. Ma, chissà perchè, dire che sono Giovanni Spadoni funziona meglio. Funziona tanto bene che nessuno mai mi chiede chi è Giovanni Spadoni: si comportano tutti come se lo sapessero.Invece di chiedermi chi è Giovanni Spadoni gli altri mi chiedono dove e quando sono nato, dove abito, chi erano mio padre e mia madre. Io gli rispondo e loro sono contenti. E forse sono contenti perchè credono che io sia quello che è nato nel posto tale e abita nel posto talaltro, e che è figlio di Tizio e di Caia e padre di questo e di quello. Il che non è vero, ovviamente: non c'è niente di speciale nel posto tale o talaltro, o in Tizio e Caia. Se fossi nato altrove, in un'altra famiglia, sarei ancora lo stesso, sarei sempre io: è questa la cosa che sono di più, la cosa più vera e più giusta che sono. Ma questa cosa non interessa a nessuno: gli interessa dell'altro, e quando lo sanno sono contenti.Una volta c'ero io, e non andava bene. Adesso c'è Giovanni Spadoni, che è nato a X e vive a Y e così via. E io non sono niente di tutto questo, ma le cose vanno benissimo."Ermanno Bencivenga,
La filosofia in trentadue favole,Oscar Mondadori