Essere e pensiero

Il tempo dell'esistere...


 Al pensiero greco classico, legato ad una concezione circolare del tempo, era estranea l’idea del progresso. Nel tempo che si svolge secondo un ciclo eterno in cui tutto si ripete, la dimensione temporale dominante è quella del “presente”, destinato eternamente a ritornare, rendendo così improbabile l’istaurarsi delle condizioni di ogni possibile processo evolutivo. 
L’idea del progresso, tipica della modernità, è figlia della rivoluzione scientifica. Essa segna l’abbandono della concezione ciclica del tempo, propria del pensiero greco, a vantaggio della concezione “lineare” del tempo, espressione del pensiero cristiano. Il clima di fiducia circa le possibilità di un futuro migliore per l’intera umanità, indotto, agli albori della modernità, dallo sviluppo della scienza e della tecnica, determina la nascita dell’idea di progresso. Essa è legata alla convinzione che il “regnum hominis”, il dominio dell’uomo sulla natura, sia un dato acquisito al punto tale da proteggere le sorti dell’umanità dalla forza dirompente della natura, proiettando l’uomo verso il futuro e neutralizzando il rischio di ricorrenti ritorni alla condizione originaria.Come è evidente, tale idea presuppone una nuova concezione del tempo, lineare e non più ciclica, propria del pensiero cristiano. Se nella concezione ciclica del tempo la dimensione prevalente era quella del “presente”, destinato eternamente a riproporsi, in modo che il tempo risulti su di esso irrimediabilmente schiacciato,
nella visione “lineare” del tempo la dimensione prevalente è quella del “futuro”. Nel tempo inteso come una linea continua vi sono un ieri, un oggi e un domani; un inizio, un centro ed una fine e diviene, pertanto, possibile la realizzazione progressiva di un progetto e di una meta finale. Nel tempo vi è un centro, Gesù di Nazareth e la sua pratica di vita, che illumina tutta la “linea”, rischiarando il passato e fondando la tensione verso l’avvenire. Tale fulcro, centro del tempo e della storia, ha un valore fondativo sul piano valoriale, alimentando la speranza ed attivando i dinamismi dell’utopia. Con la certezza che già qualcosa è avvenuto é possibile progettare il nuovo ed
ipotizzare il futuro. Nella vita e nella pratica rivoluzionaria di Cristo è plausibile cercare ancora oggi le ragioni della speranza e le radici di rinnovate tensioni valoriali. L’essere di Cristo, che è stato ed è esistenza libera e liberante, può diventare esperienza fondante e progettuale anche per l’uomo contemporaneo, insofferente ad ogni costrizione dogmatica. Viviamo in un segmento di tempo sospeso fra un qualcosa di decisivo già realizzato ed un qualcosa di bello ancora da realizzare. Un futuro migliore (speranza, utopia e progetto), che può diventare realtà, è prefigurabile, in quanto ha radici profonde che innervano ancora oggi il nostro cammino. La storia è nelle nostre mani ed è in nostro potere, sin da ora, “assaporare le meraviglie del mondo avvenire”(Ebr. 6, 5)