Partenope

Post N° 52


 L'arte è un pò come una malattia, ti coinvolge tuo malgrado anche in tempi non sospetti e ti "costringe" a dedicare tanto di quel tempo, energia e amore che non avresti mai osato neppure immaginare ..e non ci sono antibiotici o altre medicine che tengano se non dedicare la stessa cura che hai per il tuo corpo alla tua anima.Ricordo l’emozione all’interno della Cappella San Severo di Napoli alla vista della scultura del Sanmartino “Il Cristo Velato”. Gli occhi lasciavano spazio ai tanti pensieri silenziosi che sbracciavano nella mia mente per fermare quel momento diventato poi indelebile nella memoria.“La moderna sensibilità del Sanmartino scolpisce, scarnifica il corpo senza vita, che le morbide coltri raccolgono misericordiosamente, sul quale i tormentati, convulsi ritmi delle pieghe del velo incidono una sofferenza profonda, quasi che la pietosa copertura rendesse ancora più nude ed esposte le povere membra, ancora più inesorabili e precise le linee del corpo martoriato. La vena gonfia e ancora palpitante sulla fronte, le traffitture dei chiodi sui piedi e sulle mani sottili, il costato scavato e rilassato finalmente nella morte liberatrice sono il segno di una ricerca intensa che non dà spazio a preziosismi o a canoni di scuola, anche quando lo scultore minuziosamente "ricama" i bordi del sudario o si sofferma sugli strumenti della Passione posti ai piedi del Cristo. L'arte del Sanmartino si risolve in una evocazione drammatica che giunge ad essere, ad un tempo, avvio ed approdo di una inchiesta che trascende se stessa, nell'istante in cui il Cristo diventa simbolo del destino e del riscatto dell'umanità intera.”