Partenope

Terra mia


Libera e piacevole consuetudine è diventato scriverti ad intervalli regolari di tempo per non permettere alla distanza di fare ulteriori danni di quelli già commessi..Così esordiva una lettera inviata ad un caro amico tempo fa. Nello specifico era per un mio ex collega di lavoro trasferitosi in una delle città del nord perché vincitore di un’offerta lavorativa che gli garantiva una crescita professionale ed economica che nella mia città purtroppo è difficile avere. Uno di quei casi di emigrazione che ci sembrano così lontano quando leggiamo le cronache degli sbarchi sulle coste siciliane ed invece così presenti nelle nostre esperienze di vita. Mi direte, “ma il tuo amico non è clandestino”, è italiano, nei dettagli è napoletano che per una buona fetta di persone ancora alimenta pregiudizio, egli era in cerca di un lavoro pulito, vero anche questo, ma spinto dallo stessa voglia di miglioramento che anima i tanti disperati che approdano sulle nostre terre. Sono trascorsi oramai 4 anni che ha cambiato città e  seppure entrambi alimentati dal  proposito di voler conservare il solido rapporto d’amicizia che avevamo ai ” tempi dello studio commerciale” è divenuto nei giorni, nei mesi, negli anni sempre più difficile tener fede alle promesse. Non credo sia la distanza quanto il fatto di non vivere più la stessa realtà a separarci, fortunatamente egli superato il trauma iniziale e quella sorta di appucundria (malinconia, saudade) caratteristica di ogni napoletano che si rispetti si è completamente ambientato nella nuova città e pur considerando la diversità delle abitudini si è adeguato e con il tempo amalgamato alla società circostante.Penso a lui e rifletto sulla simile scelta che mi appresto a compiere, dettata però non dall’esigenza lavorativa ma dall’amore per il mio uomo. A breve (max dicembre) mi trasferirò in altra città, raggiungerò il mio fidanzato che oramai ci vive già da un anno e che in quanto appartenente alle forze dell’ordine è un po’ abituato a questa sorta di vagabondaggio lungo lo stivale, in quattro anni ha cambiato 3 città ed ha trovato, salvo decisioni personali, in Toscana la sua destinazione definitiva. Non sono i sentimenti ad inquietarmi, il mio cuore è innamorato e non infatuato, la scelta di voler condividere il percorso di vita con un uomo al quale mi sento incatenata da un amore interminabile è stata presa da tempo tuttavia lasciando la mia città mi sembra quasi di fare un torto alle mie radici. Io vivo la mia napoletanità a 360°, sono legata da una sorte di odio-amore per questa terra che maltratta i suoi figli più cari e da sempre lascia maggiore notorietà a chi vuole trasformarla in campo di battaglia con continui soprusi e criminalità. Il timore è  di ritrovarmi anch’io tra qualche anno, come il mio amico, pienamente incorporata in altra cultura anche se ad allietarmi in questo cammino interiore c’è la forte convinzione di portare dentro una tradizione incancellabile fatta di drammi e commedie, musiche e poesie…miseria e nobiltà.