parto da papà

Paragrafo 1.4d - L'iter ospedaliero


d.        L'iter ospedaliero
È bene che tu sappia che dal punto di vista del giovane padre, esami e visite saranno tutti tra loro identici perché rispetteranno tragicamente la seguente via crucis(rossa): 1.      arrivi in ospedale con un’ora di anticipo perché la tua compagna è leggermente nervosa per l’esame; 2.      la macchina che segui in fila prende il posto che si è appena liberato davanti all’ingresso dell’ospedale; 3.      giri un’ora per trovare un altro parcheggio e, allontanandoti sempre più dall’ospedale per cerchi concentrici, trovi un posto libero praticamente sotto casa tua, a pagamento; 4.      dopo mezz’ora di tram, arrivi in ritardo all’ospedale, ma sempre in tempo per vedere ripartire la macchina che ti aveva soffiato il posto davanti all’ingresso, lasciando libero quel parcheggio (non a pagamento) per tutto il resto della mattinata; 5.      perdi circa venti minuti per fare capire al Comitato d’Accoglienza quale esame siete venuti a fare, al che il Comitato preferisce fingere di aver capito e darvi indicazioni sbagliate; 6.      vi perdete in quel dedalo di corridoi, scale e porte chiuse che in fondo è un ospedale e proprio quando, persi nelle catacombe del sesto livello interrato, la tua compagna comincerà a rinunciare, ecco che incontrerà un’amica conosciuta ad uno dei suoi cento corsi pre-parto che deve fare lo stesso esame e che sa benissimo come arrivarci; 7.      giunti al laboratorio, vi aspettano due ore di attesa prima del vostro turno. Sottofondo musicale: una ventina di donne che parlano ad alta voce dei loro crampi e di come possano essere pericolose certe verdurine; 8.      è il vostro turno ma proprio sulla soglia il ginecologo vi dice uscendo: “Torno subito, accomodatevi pure”; 9.      dopo qualcosa come due giorni, l’esperto tornerà trangugiando un tramezzino e in tre secondi netti vi dirà che è tutto a posto e che sono ottanta euro; 10.  fuori dall’ambulatorio assapori già la libertà quando la tua compagna si mette a piangere: che l’esame vada bene o male la tua compagna piangerà comunque; si pensa che lo faccia per dimostrare qualcosa alle altre mamme presenti in sala attesa, ma non chiedermi cosa. Non chiederlo mai! 11.  dall'ambulatorio all'uscita dell'ospedale, la tua compagna incontrerà dietro ogni angolo amici, parenti, nuove e fantastiche amiche gravide, dottori, la maestra delle elementari e il prete del quartiere, e ad ognuno di loro dovrà raccontare tutto dal principio; 12.  mezz’ora di tram per raggiungere la macchina e cinque minuti di bestemmie per la multa; 13.  un secondo per entrare nel tuo garage; 14.  è finita: stai toccando il portone di casa quando lei, guardando l’orologio, ti dirà: “Ehi, ma tra mezz’ora ho vari ed eventuali esami! Guidi tu per favore che mi gira la testa?”. Insomma: ce n’è per tutti i giorni. Il minimo che puoi fare, in quei rari momenti in cui lei si sentirà bene, è evitare frasi perniciose del tipo: “Ehi, ti è entrato qualcosa nell’occhio”.