Partyboy

UN MONDO MIGLIORE


Delle cinque persone che compongono la mia famiglia io sono l'unico a non esser stato battezzato.Quando nacqui i miei genitori vennero colti da un raptus di libertinismo; pensarono che fosse giusto lasciare a me la scelta su quale strada intraprendere.La cosa non andò mai giù a mia nonna, che vedeva in me una sorta di  "figlio di satana" da redimere.Mi versava spesso acqua benedetta in testa, tentava con l'inganno di farmi andare a messa; se avesse potuto avrebbe cercato di farmi ingerire ostie ricomprendole di nutella.Non si rendeva conto che tutte quelle azioni strampalate, agli occhi di un bambino, rendevano la religione una cosa assai bizzarra e poco comprensibile.La cosa che più di tutte mi mandava in confusione erano le storielle a scopo religioso-didascalico che mi raccontava: non capivo perchè questi aneddotti avessero sempre un finale illogico, ed il più delle volte tutta la tela narrativa  apparisse sconclusionata.Non capivo il senso educativo de "il figliol prodigo": il messaggio che mi arrivava era "più fai lo stronzo e più ottieni dalla vita". E li giù a dar botte al cane e a smadonnare come un turco, pensando che quella fosse la via indicata dal Signore.Cosi si creava un circolo vizioso, da cui a fatica riuscì ad uscire:Più facevo lo stronzo, più mia nonna pensava fosse colpa del mancato battesimo; e più mia nonna pensava ciò, piu era la frequenza con la quale mi raccontava "il figliol prodigo". Ed io più sentivo quella storia e più mi convincevo che per ottenere il lascito paterno e considerazione dovessi fare lo stronzo.Per raccontarla alla Rocco Tanica, la storia sarebbe dovuta essere così, almeno nella testa di me bambino:Una parabolaUn uomo aveva due figli. Il primo era mite, parsimonioso. rispettoso dell'autorità. L'altro iracondo, spendaccione, irriverente.Un giorno, sentendosi prossimo alla fine e non volendosene andare prima di aver sistemato la questione dell'eredità, chiamò i figli al capezzale e disse loro: "Sentendomi prossimo alla fine e non volendomene andare prima di aver sistemato la questione dell'eredità, vi ho chiamati al mio capezzale".Il figlio buono, con la consueta mitezza, parsimonia e rispetto dell'autorità, disse: "Padre, hai un gran bel capezzale".L'altro si erse in un moto di infinita superbia e disse: "Merda, piscia , figa e vaffanculo vecchio scemo".Il padre proseguì:" Così dispongo. Ad uno di voi lascio la casa, i poderi, il bestiame e tutto ciò che posseggo. Scenda la mia benedizione su di lui e la sua discendanza fino alla quarta generazione. Nulla vada all'altro, se non il mio biasimo".Il primo figlio replicò:" Sono certo io il destinatario del tuo lascito, e mio fratello è la carne che maledici". E l'altro:" Del tuo sepolcro faccio la mia cloaca, delle tue maledizioni giaciglio per scrofe e, per inciso, merda piscia figa e vaffanculo!"; quindi prorose in un osceno rumore foriero di miasmi infernali.Il figlio buono avvampò di sdegno, si levò in piedi e gridò:" Padre, Padre! Sono dunque io il prescelto?""CERTO CHE SI, NON LASCIO UN CAZZO A QUELLO STRONZO DI TUO FRATELLO" e morì.