Creato da astratta5 il 07/03/2014

ASTRATTA_GOLD

ASTRATTA-ETERNA-IGNOTA- QUANDO SENTIAMO L'ODORE DI UN ALTRO CORPO, È QUEL CORPO CHE STIAMO RESPIRANDO ATTRAVERSO LA BOCCA E IL NASO, CHE POSSEDIAMO IMMEDIATAMENTE, COME SE FOSSE NELLA SUA SOSTANZA PIÙ SEGRETA, LA SUA PROPRIA NATURA. UNA VOLTA INALATO, L'ODORE È LA FUSIONE DEGLI ALTRI DI CORPO E LA MIA. - JEAN-PAUL SARTRE -

Messaggi di Ottobre 2023

Chiuso...♕

Post n°474 pubblicato il 31 Ottobre 2023 da astratta5
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Era alta, magra, aveva soltanto un seno fermo e vigoroso da bruna

- e pure non era più giovane - era pallida come se avesse

sempre addosso

la malaria, e su quel pallore due occhi grandi così, e delle

labbra fresche

e rosse, che vi mangiavano.
Al villaggio la chiamavano la Lupa perché non era sazia giammai

- di nulla. Le donne si facevano la croce quando la vedevano passare,

sola come una cagnaccia, con quell'andare randagio e sospettoso

della lupa affamata; ella si spolpava i loro figliuoli e i loro mariti in

un batter d'occhio, con le sue labbra rosse, e se li tirava dietro

alla gonnella solamente a guardarli con quegli occhi da satanasso,

fossero stati davanti all'altare di Santa Agrippina.

 

Per fortuna la Lupa non veniva mai in chiesa, né a Pasqua,

né a Natale, né per ascoltar messa, né per confessarsi.

- Padre Angiolino di Santa Maria di Gesù, un vero servo

di Dio, aveva persa l'anima per lei.
Maricchia, poveretta, buona e brava ragazza, piangeva di nascosto,

perché era figlia della Lupa, e nessuno l'avrebbe tolta in moglie,

sebbene ci avesse la sua bella roba nel cassettone,

e la sua buona terra al sole, come ogni altra ragazza del villaggio.
Una volta la Lupa si innamorò di un bel giovane che era tornato da

soldato, e mieteva il fieno con lei nelle chiuse del notaro;

ma proprio quello che si dice innamorarsi, sentirsene ardere le

carni sotto al fustagno del corpetto, e provare, fissandolo negli occhi,

la sete che si ha nelle ore calde di giugno, in fondo alla pianura.

 

Ma lui seguitava a mietere tranquillamente,

col naso sui manipoli,

e le diceva: - O che avete, gnà Pina? - Nei campi immensi,

dove scoppiettava soltanto il volo dei grilli,

quando il sole batteva

a piombo,

la Lupa, affastellava manipoli su manipoli, e covoni su covoni,

senza stancarsi mai, senza rizzarsi un momento sulla vita,

senza accostare le labbra al fiasco, pur di stare sempre

alle calcagna di Nanni, che mieteva e mieteva,

e le domandava di quando in quando: - Che volete, gnà Pina? 

 

Una sera ella glielo disse, mentre gli uomini

sonnecchiavano nell'aia,

stanchi dalla lunga giornata, ed i cani

uggiolavano per la vasta

campagna nera: - Te voglio! Te che sei bello come il sole,

e dolce come il miele. Voglio te!
- Ed io invece voglio vostra figlia, che è zitella -

rispose Nanni ridendo.
La Lupa si cacciò le mani nei capelli, grattandosi le tempie senza

dir parola, e se ne andò; né più comparve nell'aia.

Ma in ottobre rivide Nanni, al tempo che cavavano l'olio,

perché egli lavorava accanto alla sua casa, e lo scricchiolio

del torchio non la faceva dormire tutta notte.

 

Prendi il sacco delle olive,

- disse alla figliuola,

- e vieni -.
Nanni spingeva con la pala le olive

sotto la macina, e gridava

- Ohi! - alla mula perché non si arrestasse.

- La vuoi mia figlia Maricchia?

- gli domandò la gnà Pina. - Cosa gli date a vostra figlia Maricchia?

- rispose Nanni.

- Essa ha la roba di suo padre, e dippiù io le do

la mia casa; a me mi basterà che mi lasciate

un cantuccio nella cucina,

per stendervi un po' di pagliericcio. -

Se è così se ne può parlare a Natale -

disse Nanni. Nanni era tutto unto

e sudicio dell'olio

e delle olive messe a

fermentare, e Maricchia non

lo voleva a nessun patto; ma sua madre l'afferrò

pe' capelli, davanti al focolare,

e le disse co' denti stretti:

- Se non lo pigli, ti ammazzo! 

 

La Lupa era quasi malata,

e la gente andava dicendo che il diavolo

quando invecchia si fa eremita.

Non andava più di qua e di là;

non si metteva più sull'uscio,

con quegli occhi da spiritata.

Suo genero, quando ella

glieli piantava in faccia, quegli occhi,

si metteva a ridere, e cavava fuori

l'abitino della Madonna per

segnarsi.

Maricchia stava in casa ad

allattare i figliuoli, e sua madre

andava nei campi, a lavorare

cogli uomini, proprio come un uomo,

a sarchiare, a zappare,

a governare le bestie, a potare le viti,

fosse stato greco e levante di gennaio,

oppure scirocco di agosto,

allorquando i muli lasciavano

cader la testa penzoloni, e gli uomini

dormivano bocconi a ridosso

del muro a tramontana.

In quell'ora fra vespero e nona,

in cui non ne va in

volta femmina buona,

la gnà Pina era la sola anima viva che

si vedesse errare per la campagna,

sui sassi infuocati delle viottole,

fra le stoppie riarse dei campi immensi,

che si perdevano

nell'afa, lontan lontano,

verso l'Etna nebbioso,

dove il cielo si aggravava

sull'orizzonte.
- Svegliati! -

disse la Lupa a Nanni

che dormiva nel fosso,

accanto alla siepe polverosa,

col capo fra le braccia.

 

Svegliati, ché ti ho portato

il vino per rinfrescarti la gola -.
Nanni spalancò

gli occhi imbambolati,

tra veglia e sonno,

trovandosela

dinanzi ritta, pallida, col petto

prepotente, e gli occhi neri come il

carbone,

e stese brancolando le mani.
- No! non ne va in volta femmina

buona nell'ora fra vespero e nona!

- singhiozzava Nanni, ricacciando la faccia contro

l'erba secca

del fossato, in fondo in fondo,

colle unghie nei capelli.

- Andatevene! andatevene!

non ci venite più nell'aia! -
Ella se ne andava infatti, la Lupa,

riannodando le trecce superbe,

guardando fisso dinanzi ai suoi passi

nelle stoppie calde,

cogli occhi neri come il carbone.
Ma nell'aia ci tornò delle altre volte,

e Nanni non le disse nulla.

Quando tardava a venire anzi,

nell'ora fra vespero e nona,

egli andava ad aspettarla in cima

alla viottola bianca e deserta,

col sudore sulla fronte - e dopo

si cacciava le mani nei capelli,

e le ripeteva ogni volta:

- Andatevene! andatevene!

 

Non ci tornate più nell'aia!

 

Maricchia piangeva notte

e giorno, e alla madre le piantava

in faccia gli occhi ardenti di

lagrime e di gelosia, come una

lupacchiotta anch'essa, allorché

la vedeva tornare da' campi

pallida e muta ogni volta

- Scellerata! - le diceva.

- Mamma scellerata!
- Taci!
- Ladra! ladra!
- Taci!
- Andrò dal brigadiere, andrò!
- Vacci!
E ci andò davvero, coi figli

in collo, senza temere di nulla,

e senza versare una

lagrima, come una pazza,

 

perché adesso l'amava

anche lei quel marito che

le avevano dato per forza, unto e sudicio

delle olive messe a fermentare.

 

Il brigadiere fece chiamare Nanni;

lo minacciò sin della galera

 

e della forca. Nanni si diede

a singhiozzare ed a strapparsi i

capelli; non negò nulla,

non tentò di scolparsi.

- È la tentazione! - diceva;

- è la tentazione dell'inferno!

- Si buttò ai piedi del

brigadiere supplicandolo di

mandarlo in galera.
- Per carità, signor brigadiere,

levatemi da questo inferno!

Fatemi ammazzare, mandatemi

in prigione! non me la lasciate

veder più, mai! mai!
- No! - rispose invece

la Lupa al brigadiere

- Io mi son riserbato un cantuccio

della cucina per dormirvi,

quando gli ho data la mia casa in dote.

La casa è mia; non voglio andarmene.

 

Poco dopo, Nanni s'ebbe nel

petto un calcio dal mulo,

e fu per morire; ma il parroco

ricusò di portargli il Signore

se la Lupa non usciva di casa.

La Lupa se ne andò, e

suo genero allora si poté

preparare ad andarsene anche

lui da buon cristiano;

si confessò e comunicò

con tali segni

pentimento e di contrizione

che tutti i vicini e i curiosi

piangevano davanti al letto

del moribondo. E meglio

sarebbe stato per lui che

fosse morto in quel giorno,

prima che il diavolo tornasse

a tentarlo e a ficcarglisi

nell'anima e nel corpo

quando fu guarito.

- Lasciatemi stare!

- diceva alla Lupa -

Per carità, lasciatemi in pace!

Io ho visto la morte cogli occhi!

La povera Maricchia

non fa che disperarsi.

Ora tutto il paese lo sa!

Quando non vi vedo è

meglio per voi e per me...

 

Ed avrebbe voluto strapparsi

gli occhi per non vedere quelli

della Lupa, che quando gli

si ficcavano ne' suoi gli facevano

perdere l'anima ed il corpo.

Non sapeva più che fare per

svincolarsi dall'incantesimo.

Pagò delle messe alle anime

del Purgatorio, e andò a chiedere

aiuto al parroco e al brigadiere.

A Natale andò a confessarsi,

e fece pubblicamente sei palmi

di lingua a strasciconi sui ciottoli

del sacrato innanzi alla chiesa,

in penitenza - e poi,

come la Lupa tornava

a tentarlo:
- Sentite! - le disse, - non ci venite

più nell'aia, perché se

tornate a cercarmi,

com'è vero Iddio, vi ammazzo!
- Ammazzami, - rispose la Lupa,

- ché non me ne importa;

ma senza di te non voglio starci -.
Ei come la scorse da lontano,

in mezzo a' seminati verdi,

lasciò di zappare la vigna,

e andò a staccare

la scure dall'olmo.

La Lupa lo vide venire,

pallido e stralunato,

colla scure che luccicava al sole,

e non si arretrò di un sol passo,

non chinò gli occhi, seguitò

ad andargli incontro,

con le mani piene di

manipoli di papaveri rossi,

e mangiandoselo con gli occhi neri. -

Ah! malanno all'anima vostra! - balbettò Vanni.(MORALE...?)

 

 
 
 

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