Claudio Baglioni

Claudio Baglioni, senza musica


20-7-05 – Forse non lo avrebbe detto neanche lui. Per raccontarsi, Baglioni ha scoperto di non avere bisogno della musica e così ha scritto un libro, “Senza Musica” appunto, un’antologia di appunti e memorie scritte dal 1974 in poi. Il noto cantautore romano parla di sé, delle emozioni dell’inizio, del successo, i viaggi, della bellezza di diventare improvvisamente “visibile” agli altri, anche semplicemente ai ragazzi del suo quartiere, uscendo dall’anonimato cui la timidezza, spesso, relega l’adolescenza. Ma parla anche della paura di quel successo, del sentirsi e diventare diversi, del crescere in un orizzonte che non si percepisce come proprio ed in un corpo che, a volte, si stenta a riconoscere nello specchio. Ecco il perché di tante “pause” tra un disco e l’altro. Baglioni ha bisogno di capire ciò che vive e lo trasforma – e frastorna – per poi metabolizzarlo attraverso la musica. Più che altro un musicista, ecco come dice di sentirsi. Cosa sia la poesia non saprebbe dirlo, malgrado molti suoi fans lo considerino di diritto un poeta. Ma sa bene cosa significhi la vita senza poesia. Così Baglioni esce da se stesso per diventare non più oggetto o soggetto di narrazione, ma “filtro” attraverso cui guardare il mondo. “A volte – scrive – più che di un mondo nuovo, c’è bisogno di occhi nuovi per guardare il mondo”. E Baglioni parla di guerra e pace, di carestie, di squilibri, di aiuti allo sviluppo, di mondo e del suo futuro. Un libro interessante che svela un nuovo modo di essere del cantante, o più semplicemente, da una veste unitaria al suo percorso artistico. Dalle storie d’amore degli inizi alle “stranezze” degli ultimi album, Baglioni canta se stesso. In piena libertà. Indipendente da tutto, ma non dall’ispirazione.