Pattinando...

Stelle si nasce o si diventa?


"Stelle si nasce o si diventa?", un dibattito multidisciplinare che ha chiamato in campo sportivi e specialisti quello che si è tenuto giovedì scorso al Politecnico di Piacenza. Più che una conferenza si è trattato di un laboratorio per mettere insieme chi lo sport lo ha fatto, chi lo pratica tuttora e chi invece preferisce studiarlo.Uno scambio d'opinioni ed esperienze che ha coinvolto il campione olimpico di Torino 2006 Ippolito Sanfratello, l'oro alle paralimpiadi di Sidney e record mondiale Pierangelo Vignati, Stefano Maldifassi, ct della nazionale di Skeleton accompagnato da alcuni suoi atleti e bobbisti e alcune personalità del mondo scientifico.Ricercatori in piena regola che hanno fatto dello sport il loro principale oggetto d'indagine. Professionisti come Antonio Marmo, psicologo dello sport con doppia laurea, statunitense e italiana, autore di una teoria del vivere per la conoscenza del sè e Licia Gambarelli, giovane giornalista scientifica e consulente Infm-Cnr. A Paolo Gentilotti, caposervizio sport di "Libertà" e presidente dei giornalisti sportivi piacentini, il compito di coordinare gli interventi.«Non c'è nessuna formula magica per diventare una stella, ci sono solo sensazioni, obiettivi e sacrifici per raggiungerli - ha detto Sanfratello - Quattro anni fa, dopo aver vinto otto titoli mondiali sulle rotelle, ho deciso di passare al pattinaggio su ghiaccio. Ho ascoltato il mio istinto».«Ognuno di noi ha sogni, i sogni di uno sportivo sono le sue ambizioni - ha spiegato Vignati - e le ambizioni sono le stesse, sia che si tratti di atleti disabili, sia di normodotati». Alla domanda su come si possa trasformare il limite in forza, il ciclista piacentino ha risposto: «E' una questione culturale: nei paesi anglosassoni l'atleta paralimpico è un atleta di punta a tutti gli effetti, da noi è uno sportivo di "serie B". Mentre ad Atene erano le scuole a portare i bimbi a vedere le gare, a Sidney c'erano intere famiglie con i figli al seguito».Campioni illuminati dalla luce dell'identica stella, quella dell'oro olimpico, ma divisi da scelte differenti: dopo Torino 2006 Sanfratello ha deciso di dedicarsi al lavoro anche se il suo cuore è sempre nello sport, ora è product manager della Rollerblade, ma ha già assunto l'incarico di coordinatore delle nazionali azzurre di pattinaggio a rotelle. Vignati, conclusa la parabola di Atene 2004, si è concesso un anno di pausa, per poi riprendere in quarta con un 24° posto assoluto ai Mondiali Master di St. Johann, due titoli italiani di categoria e un decimo posto ai Mondiali di Aigle. Sport e solidarietà. In apertura dei lavori è stato presentato in anteprima nazionale lo Skeleton che porterà ai Mondiali di gennaio 2007 le insegne dell'A.I.S.Mo. Onlus, l'Associazione Italiana Sindrome di Moebius, un'organizzazione senza fini di lucro che ha lo scopo di combattere quella che viene chiamata "la malattia del sorriso" perché porta alla paralisi facciale permanente e impedisce di esprimere ogni emozione. I bambini non possono sorridere, fare smorfie, e spesso nemmeno chiudere o muovere gli occhi lateralmente.«Il regalo più bello è stato vedere il sorriso di mia figlia» ha detto Renzo De Grandi, presidente dell'associazione e padre di Giulia, bambina affetta dalla sindrome di Moebius che ha potuto recuperare la motricità del viso grazie all'innovativa Smile Surgery (la chirurgia del sorriso).Nella foto: Jérémie Colot quest'anno. Lui è uno che ce l'ha fatta, una star che ora riesce a brillare di luce propria!