Creato da pattopercagliari il 17/07/2010
Associazione politico - culturale
 

 

Patto per Cagliari!

Post n°3 pubblicato il 23 Luglio 2010 da pattopercagliari
 
Foto di pattopercagliari

Il termine più utilizzato da politici e amministratoripubblici in occasione di pubblicidibattiti e campagne elettorali varie è, certamente, “cambiamento”. Tuttiauspicano un cambiamento, un segnale di rottura con il passato ma, nei fatti, cisi ritrova ad affrontare sempre gli stessi problemi e, purtroppo, sempre congli stessi ed inutili schemi e scarsi risultati. I problemi variano e vannotrovate soluzioni innovative, ancorate all’evoluzione dei tempi e delleesigenze ma, stranamente, sino ad ora si è cercato di risolverli con vecchischemi mentali e privi di efficacia. E ciò a cosa porta? A non soluzioni e alperpetuarsi dei problemi e all’insoddisfazione dei cittadini. Per questo, congli amici, si è dato vita all’associazione politica “Patto per Cagliari”.Un’associazione che vuole essere un luogo d’incontro per coloro che non siriconoscono più nei partiti tradizionali, per coloro che pensano che i problemidella Città vadano risolti a prescindere da colori politici e interessi dipochi. Un luogo di confronto delle idee per trovare soluzioni condivise,soluzioni che portino sviluppo e crescita economica del territorio cittadino.Solo con una crescita della ricchezza cittadina si può pensare ad un verosviluppo di quella che, ad ora, è una capitale in embrione. Noi pensiamo chetutto ciò sia possibile e realizzabile ma non senza il sacrificio e l’impegnodi tutti coloro che amano la Città e che desiderano riaffermarne la posizionedi capoluogo e guida dell’intera Regione. Se la pensi come noi e vuoi confrontarele tue idee con le nostre, se vuoi impegnarti in prima persona per questoprogetto, non hai che da contattarci e firmare con noi questo “Patto perCagliari”.

 

                         Franco Fozzi

 

                         Coordinatore

 

                    “Patto per Cagliari”

 
 
 

Esempi da seguire: Donato Menichella

Post n°2 pubblicato il 18 Luglio 2010 da pattopercagliari
 

Donato Menichella (Biccari 1896 - Roma 1984)

Donato Menichella è, probabilmente, per molti un nome come tanti. Un nome senza volto e a
volte un volto senza nome. Ma Donato Menichella è, per l’Italia, intera
uno dei personaggi che ne ha influenzato, maggiormente, la storia. Come
direttore generale dell’Iri, Menichella fu negli anni trenta, accanto
ad Alberto Beneduce, uno dei massimi protagonisti dell’intervento
pubblico in economia; dopo la guerra divenne governatore della Banca
d’Italia e prese decisioni fondamentali sulla moneta, il sistema
bancario, lo sviluppo economico. La sua smania di visibilità era
inversamente proporzionale alle sue competenza ed alla concretezza dei
suoi interventi. Pur tendendo a restare dietro le quinte egli era un
uomo dal forte carisma che amava il suo Paese ed il suo lavoro. Con lui
alla guida della Banca d’Italia, il Paese passò dalle rovine della
guerra al "miracolo economico". E mentre il Paese viveva il suo boom,
grazie a Menichella la lira si guadagnò il cosiddetto "Oscar", un
prestigioso riconoscimento assegnato alla valuta più stabile al mondo.

* Politicamente Menichella fu un “conservatore illuminato”, vicino a De Gasperi e
sostenitore, nei fatti, della cultura dell’esempio tanto che di lui si
parla anche nel recente libro di Stella e Rizzo, La deriva, per
evidenziare il grande spessore morale e la caratura dell’uomo. Caratura
che si evince, chiaramente, dalle parole del figlio Vincenzo, a cui il
padre lasciò in eredità un opuscolo sul perché egli non diventò ricco, ...Mio
padre era uno "specialista dell'autoriduzione". Autoridusse il suo
stipendio nell'anteguerra a meno della metà. Non ritirò, quando fu
reintegrato all'IRI, due anni e mezzo di stipendio; al presidente
Paratore rispose: 'Dall'ottobre 1943 al febbraio 1946 non ho
lavorato!'. Fissò il suo stipendio nel dopoguerra a meno della metà di
quanto gli veniva proposto; lo mantenne sempre basso. Se il decoro del
grado si misura dallo stipendio, agì in modo spudoratamente indecoroso!
Il 23 gennaio 1966, al compimento del settantesimo anno, chiese ed
ottenne che gli riducessero il trattamento di quiescenza, praticamente
alla metà, giustificandosi così: 'Ho verificato che da pensionato mi
servono molti meno danari!'. Ai figli ha lasciato un opuscolo dal
titolo: 'Come è che non sono diventato ricco', documentandoci, con atti
e lettere, queste ed altre rinunce a posti, prebende e cariche. Voleva
giustificarsi con noi: 'Vedete i denari non me li sono spesi con le
donne; non ci sono, e perciò non li trovate, perché non li ho mai
presi!' Mia madre (gli voleva molto bene) ha sempre accettato, sia pure
con rassegnazione, tali sue peregrine iniziative (anche quando dovemmo
venderci la casa e consumare l'eredità di lei); però ogni tanto ci
faceva un gesto toccandosi la testa, come a dire: 'Quest'uomo non è
onesto, è da interdire' poi sorrideva e si capiva che era orgogliosa di
lui. (Vincenzo Menichella, Roma, "Giornata Menichella", 23 gennaio 1986).

Menichella
aveva grande attenzione per la piccola impresa e per l’agricoltura.
Era, al tempo stesso, un industrialista (Iri) e un localista: un
apparente paradosso che si spiega con la sua diffidenza per una classe
di capitalisti privati che aveva dimostrato grande propensione ad
alimentarsi di aiuti pubblici e a scaricare le perdite sullo stato,
senza rischiare in proprio. ( già allora si guardava con diffidenza ai
famosi “capitali coraggiosi” ma, evidentemente, altri hanno preferito
guardare in direzioni opposte). Si dimise dalla carica di governatore
nel 1960 e non volle ricoprire, nonostante le innumerevoli offerte, altri
incarichi. Menichella morì nel 1984. Non lasciò agli eredi grandi
patrimoni ma, sicuramente, lasciò loro e all’Italia intera un grande
esempio. Un esempio, purtroppo, accantonato in nome dell’avidità e
della cupidigia. Riusciremo a recuperare e seguire questo esempio? Il
Paese ne ha certamente bisogno!

 
 
 

Luigi Einaudi, un illuminato!

Post n°1 pubblicato il 18 Luglio 2010 da pattopercagliari
 

"Migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. È la vocazione naturale che li spinge; non soltanto la sete di guadagno. Il gusto, l'orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno. Se così non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte le loro energie ed investono tutti i loro capitali per ritirare spesso utili di gran lunga più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente ottenere con altri impieghi." - Luigi Einaudi

 
 
 


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