IlPiantoDegliAnimali

Post N° 150


La sovrastruttura che anestetizza la responsabilità individuale. Si dice che tanto il "mondo" va così. Che tanto, se fai o non fai una cosa, "non cambia nulla". Si sottolinea l'indifferenza del valore del singolo di fronte all'assolutismo intoccabile di un'entità che va per i fatti suoi.Si cancella con la leggerezza di una frase vuota il significato individuale di fronte a un meccanismo superiore che non ci considera e in cui non si conta nulla. La leggerezza di una frase vuota che salva gli altri da ogni responsabilità. Ci si adagia sulla dissociazione tra l'azione e il suo risultato, spesso dovuta alla separazione visiva degli ambienti in cui si compie l'una e su cui ricade l'altro. Non guardare negli occhi la realtà che subisce gli esiti aiuta. E' un filtro imbottito ed ovattato che allontana i dubbi e le certezze, e che fa sì che una relazione diretta tra azione e conseguenza venga separata ed isolata in due estremi che non si mischiano tra loro. E' lo stesso assunto per cui chi è inserito nella gestione di un'azienda che sfrutta miseramente i lavoratori di certe aree del mondo non si sente responsabile personalmente, in quanto semplice attore obbligato di una struttura sovraordinata che ha un funzionamento dato. E' un assunto ricordato da alcuni autori parlando della Germania ai tempi delle persecuzioni razziali, raccontando di come le persone comuni, i tedeschi, che han vissuto in quel periodo, non si sentissero eticamente responsabili per tutto quello che stava succedendo di fronte ai loro occhi, e nemmeno responsabili dei propri diretti comportamenti individuali. Essendo quello l'ordine espresso del sistema, essi erano assolti dalle proprie colpe come singole persone. Le colpe dell'aver fatto, del non avere fatto, dell'aver permesso, e dell'essersi girati per non guardare. L'esternazione del fatto che tanto il mondo va così, e l'abnegazione comodamente fasulla del significato individuale nelle conseguenze delle proprie azioni, ha segnato la storia dell'umanità con solchi profondi. E nei solchi profondi di questa storia resteranno, a faro illuminante del tempo, il coraggio, la giustizia e la dignità di coloro che hanno rappresentato l'antitesi di questa frase dall'anima vuota. Scegliere una cosa piuttosto che un'altra, o l'esentarsi dal farlo, stabilisce innanzitutto il proprio ruolo nelle cose e nelle conseguenze ancor prima di vedere cosa faccia il resto del mondo. Nessun meccanismo superiore solleverà con la sua parvenza autonoma la responsabilità individuale delle persone. La sovrastruttura non è il motore vincolante della vita, ma è la risultante della somma delle scelte dei singoli, in cui gesti isolati si instradano in esisti determinanti, e creano una direzione in cui nulla è insignificante. Il concetto stesso dell'evoluzione civile di una società, è data dal grado di interiorizzazione individuale della responsabilità comune. Una volta una persona disse, sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo. Ma al di là di cambiarlo, se semplicemente esiste un problema, un'ingiustizia, una realtà, puoi scegliere una sola cosa: se contrastarlo, o se farne parte. Da qui, discende l'essenza di una persona. Il famoso mondo che gira intoccabile ed imperioso, alla fine si divide in individui... quelli che perpetuano in modo sterile le cose nel modo in cui le hanno trovate, delegando alla famosa sovrastruttura la responsabilità di tutto nel gaudio dell'indifferenza e dell'accondiscendenza, e quelle che invece scelgono chi e come essere, dimostrando così, la propria identità. "Sono partigiano, perciò parteggio. Odio chi non si schiera, odio gli indifferenti".
Luciano