La solitudine che mi sono imposto è di un grado estremo.Voglio dire che ormai passo non giorni, ma settimane o addirittura mesi senza mai parlare con nessuno (arrivati ad un certo punto non fa neppure più molta differenza: ci si fa semplicemente l'abitudine).Voglio dire che ormai ho tagliato i ponti con tutti, inclusi i familiari, vicini e lontani, senza alcuna perdita per nessuno visto che tanto non abbiamo mai avuto niente in comune.Voglio dire che ormai anche quei pochi 'amici' rimasti alla fine li ho mandati al diavolo, perché, se è pur vero che anni addietro potevamo avere qualcosa da dirci, resta oggi soltanto la triste constatazione che la vita ci ha condotti su strade talmente diverse che siamo divenuti ora solo degli estranei.Voglio dire che ormai non ho, e neppure cerco, una relazione con una donna da non so più quanto tempo (ho semplicemente smesso di contare gli anni). Alla fine è sempre una delusione: le donne si interessano a me solo per scopare. E quel che è peggio cercano sempre di cammuffare il loro desiderio facendolo passare per qualcos'altro. Intendiamoci, non c'è niente di male nel desiderio fisico di per sé, cosa perfettamente naturale; è tutto il rivestimento di balle e di ipocrisia che spesso ci si costruisce intorno che non posso sopportare. E mi piacerebbe a volte, se non è chiedere troppo, anche un po' di curiosità, di interesse sincero, di voglia di scoprire e di capire un'altra persona...Sono soddisfatto di una situazione simile? No, per niente. Non sento la mancanza di un po' di contatto umano? Si, terribilmente. Ma se considero l'alternativa che mi si offre, accetto di buon grado la mia sorte. Non provo alcuna invidia per qual che vedo attorno a me: la banalità delle relazioni, la stupidità dei comportamenti, il consumismo senza cervello, l'edonismo senza freni, il gretto egoismo, l'inseguimento del vantaggio personale a scapito di quello collettivo, il rifiuto di comprendere l'altrui punto di vista, l'incapacità di fermarsi a riflettere su sé stessi e su chi ci sta vicino. Per me tutto questo è qualcosa che si avvicina molto bene alla mia definizione di inferno. E preferisco tenermi al largo.
Esilio
La solitudine che mi sono imposto è di un grado estremo.Voglio dire che ormai passo non giorni, ma settimane o addirittura mesi senza mai parlare con nessuno (arrivati ad un certo punto non fa neppure più molta differenza: ci si fa semplicemente l'abitudine).Voglio dire che ormai ho tagliato i ponti con tutti, inclusi i familiari, vicini e lontani, senza alcuna perdita per nessuno visto che tanto non abbiamo mai avuto niente in comune.Voglio dire che ormai anche quei pochi 'amici' rimasti alla fine li ho mandati al diavolo, perché, se è pur vero che anni addietro potevamo avere qualcosa da dirci, resta oggi soltanto la triste constatazione che la vita ci ha condotti su strade talmente diverse che siamo divenuti ora solo degli estranei.Voglio dire che ormai non ho, e neppure cerco, una relazione con una donna da non so più quanto tempo (ho semplicemente smesso di contare gli anni). Alla fine è sempre una delusione: le donne si interessano a me solo per scopare. E quel che è peggio cercano sempre di cammuffare il loro desiderio facendolo passare per qualcos'altro. Intendiamoci, non c'è niente di male nel desiderio fisico di per sé, cosa perfettamente naturale; è tutto il rivestimento di balle e di ipocrisia che spesso ci si costruisce intorno che non posso sopportare. E mi piacerebbe a volte, se non è chiedere troppo, anche un po' di curiosità, di interesse sincero, di voglia di scoprire e di capire un'altra persona...Sono soddisfatto di una situazione simile? No, per niente. Non sento la mancanza di un po' di contatto umano? Si, terribilmente. Ma se considero l'alternativa che mi si offre, accetto di buon grado la mia sorte. Non provo alcuna invidia per qual che vedo attorno a me: la banalità delle relazioni, la stupidità dei comportamenti, il consumismo senza cervello, l'edonismo senza freni, il gretto egoismo, l'inseguimento del vantaggio personale a scapito di quello collettivo, il rifiuto di comprendere l'altrui punto di vista, l'incapacità di fermarsi a riflettere su sé stessi e su chi ci sta vicino. Per me tutto questo è qualcosa che si avvicina molto bene alla mia definizione di inferno. E preferisco tenermi al largo.