sinfonia

Prudenza


 Mai come in questo periodo la prudenza nella politica italiana deve essere seguita con perficacia. In questi giorni Silvio Berlusconi  ha dovuto dare le dimissioni dal suo governo. Nel suo mandato non ha brillato per prudenza. Spavaldamente ha preso in giro quasi tutti i suoi colleghi europei o dando loro appellativi poco lusinghieri oppure facendo i soliti gesti grossolani durante lo scatto delle fotografie di rito a danno di qualcuno e apertamente si è occupato della politica dei soi simili facendo pagare la crisi solo al popolo meno ricco e più debole. Non è sicuramente per questo che l'Italia è stata commissariata dall'Europa, ma anche questo comportamento ha contribuito a rendere antipatici gli italiani agli occhi degli europei e a far scattare la sfiducia che ha portato lo spred a livelli altissimi, tanto da rendere difficile la vendita dei titoli di stato. Naturalmente l'incapacità del governo appena dimissionario e la contrarietà ottusa dell'opposizione hanno fatto sì che le leggi che si sarebbero dovute approvare per il contenimento del debito pubblico non si siano potute varare. Se il parlamento fosse stato più prudente, avrebbe potuto unito far fronte compatto al resto dell'Europa. I panni sporchi li avrebbe poi lavati in casa.  Il racconto che abbino a questo mio pensiero si intitolaLa prudenza del serpente.Nelle sconfinate foreste pluviali dell'America del sud  dove il sole a stento riesce a portare un po' di luce e dove l'umidità regna sovrana, viveva un bellissimo serpente. Le squame della sua pelle  erano macchiate da un'iride di colori che scintillavano al calore del sole. Era un bellissimo esemplare. Era riuscito a conquistarsi un bel territorio di caccia dove assieme a una femmina altrettanto bella regnava incontrastato. Aveva attorno a sè dei giovani serpenti ai quali doveva insegnare la sopravvivenza nella giungla spietata. La prima cosa che diceva loro era che quando si fossero trovati in qualsiasi situazione per poter decidere sarebbe syaya quella di usare la giusta prudenza. Era solito affermare che la fretta era degli incoscenti che prima o poi avrebbe causato danni irreparabili a se stessi e a chi stava loro intorno. Un giorno l'oviparo sentì scuotere la giungla  da rumori strani. Salì su un albero e vide degli uomini che stavano abbattendo alberi secolari per tracciare una strada. Chiamò attorno a sè la sua famiglia e le disse che era venuto il momento di eserciare l'insegnamento ricevuto. Il serpente aveva già conosciuto gli uomini e quanto fossero cattivi verso di loro. I rettili capirono ciò che voleva dire il genitore e lo seguirono nel folto della foresta lontani dai pericoli dell'uomo e vissero a lungo felici e contenti.