Pensieri di vento

CRITICA CRITICO


Introdursi nel "bosco sacro" e`una delle piu`meravigliose esperienze che i nostri sensi possono fare...i nostri sensi guidati dall`intelligenza...Eliot nei suoi primi scritti di critica, tra il 1917 e il 1920 ripubblicati poi nel 1928, ha tracciato in maniera indelebile alcuni criteri di riflessione...
questi scritti sono ancora "moderni" e mi hanno dato spunto per alcune considerazioni...Eliot considera fondamentale la distinzione tra opera e autore..e soltanto una forte personalita`puo`fare cio` ovvero autoannullarsi per riversare sull`oggetto la potenza creativa...e in effetti il poeta e`strumento della lingua e della cultura e non demiurgo....personalmente credo che la poesia sia scritta sempre in forma discendente da un ipertesto e che la psicoanalisi potrebbe fornirci delle chiavi di lettura magari inaspettate ma questo ,ripeto, e`un`idea molto personale....l`io del poeta e`particolare...
e`divertente ad esempio guardare alla vanita`...fate un giro tra gli scrittori esordienti o semisconosciuti e vi verra`da sorridere a leggere come loro stessi si propongono...la vanita`purtroppo e`la leva su cui si muove molta editoria attuale...l`egotismo tocca livelli mostruosi....ma c`e` poco da fare...citando Eliot credo che esista soltanto o buona poesia o cattiva poesia....un altro mito da sfatare e`l`idealizzazione dello scrittore...immagini "maledette", personalita`contorte, ispirazione che proviene dalle muse....scrivere e`lavorare, avere metodo e continuita`,scrivere e riscrivere,  sposarsi con le parole che hanno, ognuna, un significato ben preciso nel contesto scritto....non significato immutabile ma significato preciso.....di un testo il lettore apprezza, di norma, l`impatto, le sensazioni....talvolta, piu`raramente, il metro...credo che la poesia stia almeno nel ritmo....ritmo che esiste anche fuori dalle gabbie metriche.....quindi, tornando alla critica e all`impersonalita`, per scrivere di "qualcosa" possiamo sia apprezzare che no....in realta`si tende a distinguere "apprezzare" da "criticare"...Eliot coglie nel segno quando definisce il fare critica un`elaborazione delle sensazioni....e il povero novello poeta che pensa?..accetta gli apprezzamenti ma la sua scrittura e`sempre perfetta...guai a far notare, astrattamente, difetti, imperfezioni o quantomeno esprimere le proprie "impressioni"...meglio snocciolare allora una quantita`assurda di "premi letterari" vinti,titoli, targhe e gratta e vinci e darsi in pasto ad editori senza scrupoli...del resto le case editrici "serie" nemmeno ti considerano se non sei gia`famoso (giochino del labirinto senza uscita)...quindi si continua con tanti scrittori, pochi lettori...e tra un Io assoluto di Whitman e un Io frazionato e impersonale di Borges, lascio l`Io poeta di Majakovskji pieno di forza vitale e di consapevolezza della potenza poetica....Gli uomini hanno paura perchè dalla mia boccapenzola sgambettando un grido non masticato.Ma, senza biasimarmi nè insultarmi,spargeranno di fiori la mia strada, come davanti a un profeta.Tutti costoro dai nasi sprofondati lo sanno:io sono il vostro poeta.Come una taverna mi spaura il vostro tremendo giudizio!Solo, attraverso gli edifici in fiamme,le prostitute mi porteranno sulle braccia come una reliquiamostrandomi a Dio per loro discolpa.E Dio romperà in pianto sopra il mio libriccino!
Non parole, ma spasmi appallottolati;e correrà per il cielo coi miei versi sotto l' ascellaper leggerli, ansando, ai suoi conoscenti.