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« L`OMBRA DI EDIPO parte 1 | L`OMBRA DI EDIPO ....parte 3 » |
Nel 1905 Freud scrive
il saggio “Le mie opinioni sul ruolo della sessualità nell’etiologia delle
nevrosi” , lo fa stravolgendo le dottrine secolari e stantie mettendo per
iscritto quello che, in particolare tramite il lavoro su se stesso grazie
all’autoanalisi, gli era ben chiaro da tempo, ovvero che le nevrosi non
necessariamente deve avere come causa un trauma reale, bensì vi fa la comparsa
un immaginario, un fantastico, un distorto, di natura sessuale non prettamente
riconducibile al vissuto reale.Sconvolge il
concetto tradizionale di sessualità, anticipandola dal momento adulto
riproduttivo, a quello autoerotico infantile. Sempre nello stesso anno scrive i
“Tre saggi sulla teoria sessuale” , dove comincia ad apparire la figura di
Edipo, peraltro anticipata già nella corrispondenza con l’amico Fliess. Non voglio entrare in merito alla teoria della
sessualità freudiana ed in particolare alla sua totale gestazione e significazione, che richiederebbe ben altro
spazio, però mi sembra opportuno spiegarne l’iter germinativo nei rapporti con
l’Edipo.Freud in
realtà, non ha mai sistematizzato il
complesso edipico, ma ha descritto una frammentarietà di aspetti affettivi,
sessuali e cognitivi, strutturati secondo lo schema dell’Edipo sofocleo.La lettura di alcuni testi è fondamentale alla
comprensione globale, da Il caso del piccolo Hans del 1908 ,
passando per Il presidente Schreber
del 1910 ,ma anche non dobbiamo dimenticare L’uomo dei lupi del 1914, Il tramonto del complesso edipico breve ed intenso saggio del 1924
ed anche La psicologia del ginnasiale
poche paginette di notevole interesse.Il sottile filo che
unisce tutti gli studi freudiani sull’argomento riguarda l’assunto base della
teoria, ovvero che l’Edipo è al contempo struttura universale e pertanto riscontrabile sotto qualsiasi
latitudine,sia non paradossalmente,il vissuto, anzi la vicenda personale,
unica, irripetibile, di ciascun uomo.Scrive la Vegetti
Finzi “..l’Edipo..non è altro che un guscio vuoto se l’indagine psicoanalitica
non lo anima, ogni volta, delle storie molteplici che vi si intersecano”.Il richiamo alla
teoria Junghiana è in questo frangente implicito in quanto non possiamo
tralasciare il manovratore segreto che è l’inconscio,che se in Freud è
paradigmaticamente una produzione continua, per Jung è simile a più scaffali
ove riporre questa produzione. Ovvero,
rifacendosi al concetto della Vegetti Finzi sopra riportato, l’inconscio
freudiano produce i suoi stessi contenuti mentre quello junghiano li contiene. Il pensiero di Jung si colloca in una dimensione forse più vicina
a noi nella lettura di Edipo e dell’Edipo. Questo non tanto per la teoria junghiana e
per le sue differenze fondamentali da quelle del fondatore della psicoanalisi,quanto per il suo approccio multidisciplinare; Jung è un grande rivisitatore di miti,
utilizza indifferentemente lo studio della storia delle religioni e
l’antropologia (meglio di Freud), risente del concetto di volontà espresso già
da Schopenhauer e volendo opera il
desessuamento dell’energia vitale sicuramente influenzato dall’idea di èlan vital di Bergson. In sintesi non vi
è un nucleo patogeno in atto nel conflitto edipico, se non posto in essere
ovvero richiamato, sollecitato, da ricordi latenti, più aleatori che reali.L’introduzione del concetto di archetipo
e di simbolo,(a mio avviso Edipo stesso è un archetipo) apre all’uomo le porte della conoscenza e
della ripresa di coscienza di sè. Fa decadere in parte quindi l’universale concetto “pessimista” freudiano nel recupero della parte “eroica” dell’uomo, trasposto
all’opera di Sofocle, il pensiero razionale di Edipo non patogeno. Leggere Edipo quale simbolo, simbolo però di
miriadi di paradossi non ultimo quello relativo all’assunto minore di Freud
citato in precedenza,ovvero Edipo, se non è un uomo , è a mio avviso il
simbolo dello stesso.Il simbolo,e non mi addentro troppo, è comunque un
mediatore tra conscio e inconscio e perciò può diventare un agente
trasformatore che si manifesta, come Edipo, secondo una propria esistenza
oggettiva. La dialettica tra represso e repressione passa in secondo piano.
Edipo ha una propria storia, e lo vedremo, tra cui una storia teatrale e di
ricerca di pathos da palcoscenico di cui spesso dimentichiamo il valore e diamo
e cerchiamo interpretazioni anche là dove una semplice immagine drammatica, nel
senso di teatralità e spettacolarità, forse spiega meglio talune scene,quale
ad esempio l’autoaccecamento,di tante tautologiche e spesso capziose indagini
psicologiche....(CONTINUA)
ODIO GLI OROLOGI
FINO A CHE NON MUORE IL TEMPO
LA CADUTA DEL TEMPO
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