Vento Nelle Vene

una sedia con le ruote


Ho percorso il tuo percorso, scendendo la rampa per disabili dopo essere uscita dal ristorante.Avevo mangiato la tagliata e bevuto troppa birra.Ho aperto le  braccia e finto il rumore dell’elicottero e sono scesa volando.Il percorso era a zig zag, e alla fine una macchina era parcheggiata davanti all’uscita. Lì ho compreso che il mio corpo ci sarebbe passato, ma il tuo no.Il tuo corpo è per metà automatizzato. Una divinità greca moderna, mi fa sorridere il pensiero.La metà della tua bellezza sta su una sedia con le ruote.Non ho mai guidato una sedia con le ruote, eppure tu sai guidare tanto bene il mio cuore e i miei disagi esistenziali, come si spiega? Il mondo va veloce.Oh si, questo è il periodo storico delle velocità, anche internet deve essere sempre più veloce, e i blog pieni di immagini e di  grafica. Perché leggere fa impiegare tempo, l’immagine è rapida e non “ruba” tempo.Il nostro prezioso tempo, quello tutto da spendere e consumare, quello tutto da ingoiare intero, divorare, vivere.Ora dimmi, tu come lo spendi il tuo tempo?La tua sedia con le ruote ha fatto di te un uomo migliore, ti ha salvato.Pazzi sclerati, uomini d’affari insoddisfatti che provono gioia con donne sempre più giovani o sempre più piccole, essere umani che non sanno più camminare e vivono la metà del loro tempo su un attrezzo a quattro ruote e si dichiarano non disabili. Intanto sbraitano nei traffici cittadini, costruendo pensieri nefasti e negativi che si assommano e volano e si moltiplicano. Bambini innocenti, strattonati alle prime ore del mattino, perché la donna si è evoluta e disbriga affari  prima prettamente maschili, oppure semplicemente perché devono sedersi per ore ad una sedia di ufficio con le rotelle e vivere la loro giornata disbrigando pratiche ipnotizzate davanti al pc e,  anche loro  si definiscono non disabili.Dimmi ancora, come lo spendi il tuo tempo?Te lo chiederanno sai?Ti diranno come fai a stare seduto? E avranno panico e sensi di colpa a guardarti, perché la loro anima dannata li chiama fuori nel turbinio, nel caos, nel traffico cittadino, nella spesa ai megasupermercati il sabato pomeriggio, negli stadi, nelle file al rientro del fine settimana sull’autostrada.Fanno la fila anche fuori negli ambienti giudiziari, perché sanno sfasciare così bene le famiglie accontentando un proprio egoismo.Te lo dico io come spendi il tuo tempo, con l’umiltà e la pulizia di un cuore che si è salvato dalla follia collettiva, e testimonia con la sua sedia come si può diventare un uomo migliore accettando la sofferenza.Tienimi stretta la mano, tu non hai avuto paura quando hai capito che il mio cuore a volte è su una sedia a rotelle e non sa camminare, e non vuole camminare.Ho visto volare la tua essenza, e andava alta, e correva, e mi prendeva in braccio ed io semplicemente ti ho chiamato papà. Quello che non ho mai avuto.