“Perché non posso sapere dove passi la notte eh Francesco?”“Perché sono c…i miei mamma.” sottolineò Francesco a denti stretti e dandole una spinta alla spalla.“Fra non sopporto né che mi rispondi in questo modo, né che fai gesti del genere…oh che alzi le mani pure?“Maaaaaaa che palle! Ho 17 anni e faccio come mi pare”.“Tu come ti pare lo fai da tempo. Ma non ti rendi conto che non sto limitando la tua vita ma desidererei sapere dove trascorri le notti? Chi frequenti. E perché torni spesso bevuto?Francesco io ho anche una responsabilità nei tuoi confronti…e poi non voglio che bruci la tua giovinezza in qualcosa di malsano……e poi con sti cani..Frà mi dici che vita stai conducendo?”“Una vita ,” rispose lui guardandola dritta negli occhi, “che per quanto possa essere sbagliata, secondo te, è sempre meglio della merda che vivi. Sei una fallita mamma. Appena posso me ne vado da questa casa.Uscì sbattendo violentemente la porta, così violentemente che non si chiuse ma si ruppe.Lara si accasciò sul divano e pianse. Francesco non lo riusciva proprio a capire.L’adolescenza si diceva.Ma Francesco erano già 4 anni che viveva ai limiti del tollerabile.Francesco sembrava odiarla.Francesco era suo figlio, ma non figlio di suo marito. Era nato prima, una storia senza vita, una storia che si interruppe con la sua gravidanza. Una storia senza amore. Solo il bisogno di non sentirsi sola.Francesco non si era sentito accettato. Non tollerava suo marito. Odiava suo padre naturale.Forse anche quella notte sarebbe rincasato tardi.Lei avrebbe trascorso dalla due del mattino attaccata al cellulare. Lui a volte lo spengeva e in quei momenti per lei era la morte. Poi lo riaccendeva e il vocino dolce di lui le diceva, mamma mi vieni a prendere? Sono in piazza da solo. Vieni presto?Lei scivolava dal letto furtivamente, col cuore che le batteva all’impazzata. Aveva paura quando restava solo. Suo marito a volte neppure si accorgeva che di notte spariva.Prendeva la macchina e andava. Stringeva il rosario tra le mani e andava. Aveva paura di notte. Le strade della periferia erano deserte. Solo le luci giallognole e i cani randagi passeggiare.Ogni tanto faceva squillare il cellulare. La sua voce a volte cambiava, diventava docile e dolce. A volte lasciava immaginare una serata brava a base di birra, a volte era aggressiva e violenta.
storia di Lara (racconto) 2
“Perché non posso sapere dove passi la notte eh Francesco?”“Perché sono c…i miei mamma.” sottolineò Francesco a denti stretti e dandole una spinta alla spalla.“Fra non sopporto né che mi rispondi in questo modo, né che fai gesti del genere…oh che alzi le mani pure?“Maaaaaaa che palle! Ho 17 anni e faccio come mi pare”.“Tu come ti pare lo fai da tempo. Ma non ti rendi conto che non sto limitando la tua vita ma desidererei sapere dove trascorri le notti? Chi frequenti. E perché torni spesso bevuto?Francesco io ho anche una responsabilità nei tuoi confronti…e poi non voglio che bruci la tua giovinezza in qualcosa di malsano……e poi con sti cani..Frà mi dici che vita stai conducendo?”“Una vita ,” rispose lui guardandola dritta negli occhi, “che per quanto possa essere sbagliata, secondo te, è sempre meglio della merda che vivi. Sei una fallita mamma. Appena posso me ne vado da questa casa.Uscì sbattendo violentemente la porta, così violentemente che non si chiuse ma si ruppe.Lara si accasciò sul divano e pianse. Francesco non lo riusciva proprio a capire.L’adolescenza si diceva.Ma Francesco erano già 4 anni che viveva ai limiti del tollerabile.Francesco sembrava odiarla.Francesco era suo figlio, ma non figlio di suo marito. Era nato prima, una storia senza vita, una storia che si interruppe con la sua gravidanza. Una storia senza amore. Solo il bisogno di non sentirsi sola.Francesco non si era sentito accettato. Non tollerava suo marito. Odiava suo padre naturale.Forse anche quella notte sarebbe rincasato tardi.Lei avrebbe trascorso dalla due del mattino attaccata al cellulare. Lui a volte lo spengeva e in quei momenti per lei era la morte. Poi lo riaccendeva e il vocino dolce di lui le diceva, mamma mi vieni a prendere? Sono in piazza da solo. Vieni presto?Lei scivolava dal letto furtivamente, col cuore che le batteva all’impazzata. Aveva paura quando restava solo. Suo marito a volte neppure si accorgeva che di notte spariva.Prendeva la macchina e andava. Stringeva il rosario tra le mani e andava. Aveva paura di notte. Le strade della periferia erano deserte. Solo le luci giallognole e i cani randagi passeggiare.Ogni tanto faceva squillare il cellulare. La sua voce a volte cambiava, diventava docile e dolce. A volte lasciava immaginare una serata brava a base di birra, a volte era aggressiva e violenta.