SOS NEUROBLASTOMA
E' una storia che ogni volta che la leggo mi lascia come un albero privo di foglie, una storia che in pochi hanno il coraggio di raccontare, una storia che molti purtroppo vivono. I bambini in primis. Oggi ve la propongo da chi la lotta la vive giorno per giorno affinchè un domani ci siano sempre più sorrisi e meno bambini che "spariscono inghiottiti da un male senza speranza".
TOVERETE TUTTO QUI
Post n°44 pubblicato il 13 Luglio 2008 da PRECARIAxPIERSILVIO
…[omissis]…. E’ il caso di un paziente che registra un arresto cardiaco oppure un trauma cerebrale, viene soccorso immediatamente, trattato con la rianimazione e le terapie intensive, che riattiva il battito cardiaco impedendo la morte immediata per arresto cardiorespiratorio. Il paziente così trattato rimane più o meno a lungo in coma e poi ne esce, ma non si risveglia (può aprire gli occhi, ma non può risvegliarsi) perché si trova ad avere la corteccia cerebrale - la parte esterna del cervello - completamente priva di funzioni (“spenta”). Il paziente esce dal coma per entrare in una particolare condizione definita stato vegetativo persistente, prima, e poi permanente. Come è noto la corteccia cerebrale (la più recente se consideriamo i tempi lunghi presi in considerazione dall’evoluzione delle specie viventi) è la sede dell’intelligenza, della coscienza, della vita di relazione. La morte di tale corteccia costituisce la cosiddetta morte corticale, chiamata anche morte personale perché con tale morte morirebbe la persona. E’ il caso di dire che il paziente in questione possiede tutte le altre funzioni vitali: quelle che regolano i meccanismi automatici quali la respirazione, il sonno, la digestione… e che sono radicate nella parte più profonda del cervello e che è anche la parte più antica dal punto di vista dell’evoluzione e la più resistente alle lesioni traumatiche e da carenza di ossigeno. …[omissis]…. Tratto da: CORSO DI BIOETICA - Relazione del dott. Luciano Orsi (Responsabile U.O. Rianimazione Ospedale Maggiore di Crema, Membro della Consulta di Bioetica Milano) Da giorni vado riflettendo, come molti altri, sul “caso” di Eluana e mi chiedo cosa sia giusto o sia sbagliato fare o pensare. Sono sempre stata contro gli accanimenti terapeutici e a favore della libertà di scelta individuale, compresa quella di poter optare per una fine “dignitosa” nel momento in cui si sia persa la fiducia, la speranza, la considerazione di sé. Ma, devo ammettere, la condizione di questa donna sfortunata rappresenta una variazione sul tema che mi disorienta. Soprattutto perché, in questo caso, la libertà di scelta “individuale” non è applicabile: a decidere della sua sorte sono chiamate persone, in larghissima parte a lei estranee, che non possono che decidere secondo il loro sistema di valori. Il punto, credo, sta nel cercare di capire che significato abbia la parola “vita” o, sul lato simmetrico, della parola “morte”. Anche in questo caso, l’accordo è tutt’altro che unanime. E’ “vivo” qualcuno che non può fare niente più che assolvere le fondamentali funzioni biologiche? E’ “morto” qualcuno il cui cuore continua a battere e che, salve le funzioni biologiche di base, può, anche irragionevolmente, aspettarsi il verificarsi dell’imponderabile? Mi chiedo su quali basi possa prendere una decisione un giudice, che titoli o autorità abbia per stabilire in modo vincolante quale sia il “diritto”. Il diritto di chi, specialmente. Se la comunità è disposta a riconoscere al giudice questo potere, allora perché non demandare all’autorità giudiziaria la facoltà di emanare sentenze in merito all’esistenza di Dio? E, se non decide un giudice, chi decide? Il Congresso? Sarebbe un passo indietro rispetto alla scelta di “laicità” di un Paese, perché una presa di posizione in sede legislativa sancirebbe l’obbligo per tutti di conformare la propria coscienza ai valori della maggioranza. I familiari? Ma quali familiari? I genitori? Il/La consorte? I figli? Ancora una volta, siamo fuori dalla libertà personale del destinatario della scelta. I medici? Qualcuno di loro, in piena coscienza, potrebbe sancire l’impossibilità di un evento causato da circostanze ancora sconosciute che restituisca la “vita” alla paziente? E’ un labirinto inestricabile dove è più facile capire chi non dovrebbe o non potrebbe prendere iniziative rispetto a chi dovrebbe o potrebbe. Mi fermo qui, ma non prima di aggiungere l’amara riflessione promessa nel titolo. Hanno deciso di staccare non si sa quando la cannula che alimenta Eluana. Questa decisione comporta due ordini di conseguenze. E’ fuori di dubbio che si tratti di una condanna, ma stabilisce anche le modalità dell’esecuzione. Morte per fame e sete. Perché un assassino può trovare “conforto” in una iniezione letale e una povera disgraziata deve pagare anche il prezzo di una esecuzione disumana? |
Post n°43 pubblicato il 07 Luglio 2008 da PRECARIAxPIERSILVIO
Siamo arrivati all'inverosimile........, in questo paese non si può neanche fare un po di sana satira politica su un blog perchè altrimenti si rischia di incorrere nei guai "Babbeschi". Qui stiamo rasentando il grottesco ........ a tutti voi blogger leggete QUI in merito a quanto accaduto al sito laprivatarepubblica! E poi ditemi se esiste libertà di espressione!?!? Carissimo Pier sono molto arrabbiata con il tuo Babbo, ma come, Lui si permette di dare dei c......i a chi vota un certo partito, si premette di dire a noi precarie di sposarti per risolvere tutti i problemi, e, quando qualcuno di noi si permette di ironizzare sul tuo Babbo scoppia un caso nazionale!?!?!? Devo iniziare a preoccuparmi anche io? Uhmmm, forse no, tu sai come sono fatta, vero eh? |
Post n°42 pubblicato il 05 Luglio 2008 da PRECARIAxPIERSILVIO
Ricordo ancora l’attimo in cui vidi “quegli occhi” socchiudersi con crudele lentezza, d’un tratto sentii il mio corpo svuotato di ogni voglia di rimanere tra i vivi……., ricordo ancora quella sensazione di una forza dirompente che mi svuotava completamente, lasciandomi con un senso di enorme privazione. |
Post n°40 pubblicato il 10 Giugno 2008 da PRECARIAxPIERSILVIO
Ci siamo incontrati senza appuntamento, una sera qualunque. Io ero al solito posto, avvolto dalla luce azzurrognola dello schermo a scambiare le solite chiacchiere con gli avventori abituali. Serata normale, tranquilla. Almeno, così pensavo. D’un tratto, confusa tra la folla delle mascherine che entravano e uscivano senza lasciare tracce, entra Lei. Non sapevo chi fosse e, forse, non l’avrei mai saputo se un dito galeotto non avesse premuto il tasto del mouse facendomela apparire in una sala appartata. Mi insulta, mi rimprovera, mi giudica senza nemmeno un buona sera. Mi accusa, è un fiume in piena. Per un attimo rimango in osservazione, poi rispondo garbatamente con un saluto. Silenzio. Nessuna risposta. La furia si placa e compare un altro saluto. Le frasi restano pungenti e provocatorie, ma il tono è meno aggressivo. Restiamo a parlare per un po’. Poi, d’un tratto, se ne va lasciando sullo schermo l’ultima provocazione. Non raccolgo e finisce lì. In qualche modo, mi ha colpito….non capisco perché tanto astio. Qualche sera dopo, la rivedo. Di nuovo nel separè. Questa volta la chiacchiera è divertente e stimolante, l’atmosfera serena. Le serate diventano più frequenti, le chiacchiere più lunghe, i temi si ampliano: ormai è una del locale anche Lei. Cominciano le mail, solo segni di un passaggio all’inizio, tanto per dirsi “Ti ho in mente”. A poco a poco, per dire “Ti penso” ci vogliono non più decine, ma centinaia di parole. E non basta una lettera, ce ne vogliono due o tre, tutte inviate e ricevute nel giro di poche ore. Manca qualcosa…arriva la voce e le parole scritte cominciano a confondersi con quelle dette. Mai niente di esplicito, ma il sottinteso è fin troppo chiaro. Passano le settimane fino al momento fatidico in cui le chiedo di togliere anche l’ultimo velo e poterla vedere negli occhi. Appuntamento al mattino presto, a metà strada…… tre ore di viaggio di durata progressivamente maggiore fino agli ultimi interminabili 5 minuti prima dell’uscita. Era lì, chiusa nella sua scatola di metallo, nascosta nella notte. Era (ed è) bellissima. Tra poco passo a prenderla. Si torna a casa. Con la stessa incredibile voglia di allora. |
Post n°39 pubblicato il 08 Giugno 2008 da PRECARIAxPIERSILVIO
Autostrada: il percorso più veloce per mettersi in coda. Pagando! |
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GIORNALETTISMO
Caro Pier eccoci, è giunto il momento delle presentazioni.
Noi,siamo quaranta giovani e agguerriti precari, sì, hai capito bene 40precari, più quelli che rappresenteremo nel prossimo futuro. Le nostrecare “precariaxpiersilvio”, “piersilvilviotiamo” e “precaria berlusoni”hanno tentato in ogni modo di convincerti, ma tu, non hai inviato loroalcun segnale. Per questo, abbiamo, unanimamente deciso che ti faremoconcorrenza facendo del sano, vecchio giornalismo. Ma c’è di più,sfrutteremo tecnologie che i giornali tradizionali e i siti diinformazione oggi sfruttano parzialmente.
Per ora ti anticipiamo solo questo, il resto lo vedrai da solo!
E’ finita l’era dei figli di papà ora inizia la NOSTRA!
Prova a prenderci ora se ti riesce. Con affetto e stima per quel gran maestro di comunicazione che sei!
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DEDICATA AL MIO PIER!
PREMI VINTI
adducendo l'incomprensibile motivazione seguente:
"Per la sua ironia, originalità e simpatia e anche perchè sa scrivere bene in italiano."
Grazie e mille.
Il regolamento lo trovate qui
Inviato da: gginopino
il 14/10/2012 alle 17:44
Inviato da: gginopino
il 17/04/2012 alle 23:58
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il 24/09/2009 alle 15:07
Inviato da: robertabuiano
il 11/06/2009 alle 16:43