Notte di note

Obbligato ad aprire gli occhi


Carletto lo incontro quasi sempre in giardino e,ogni volta che mi incontra,mi chiede di piegarmi verso di lui e di aprire bene gli occhi.Una richiesta insolita che produce in me ogni voltauno strano scombussolamento,perché dopo aver accolto la preghiera,lui punta i suoi occhi nei miei e vi scruta dentro, profondamente e per un tempo lunghissimo, poi osserva il cielo e torna a me col sorriso sulle labbra domandandomi:«Perché sono nei tuoi occhi??»Un po’ imbarazzato lo rassicurodicendogli che è una cosa reciproca,che anch’ io quando lo guardo sono presente nei suoi.«Carletto è un bambino che cerca se stesso negli occhi degli altri», così mi ha detto un’amica psicologa. Io, invece, penso che oltre a questo, ci sia dell’altro: il bambino è sorpreso che qualcuno,come faccio io quando lo incontro in giardino,possa pensare a lui e addiritturapossa tenerselo negli occhi per qualche istante.Carletto, abbandonato appena nato,ha sempre vissuto in una casa famigliae solo da poco ha trovato dei genitori.Carletto è anche interessato al battito del mio cuore, appoggia l’orecchio sul petto e chiede:«Quando smetterà di fare tum, tum?»«Spero da vecchio, quando sarò morto», gli rispondo.«Perché invece a Thomas, a smesso di fare tum, tum che era ancora piccolo?»Mi verrebbe da dirgli che il suo amichetto se ne è andato troppo presto, a causa della povertà,ma temo la sua probabile ulteriore domanda,allora ricomincio il gioco degli sguardi,ma sono certo che Carletto sta pensando ancora a Thomas,come del resto io.Ogni giorno sono 40.000, così leggo,i bambini che muoiono di fame,malattia o per la guerra,se dessimo rilevanza a questo dato non potremmoesimerci dall’essere quotidianamente in lutto.Invece nell’epoca dell’informazione globale,dove ogni cosa è comunicata nell’istante in cui accade,“la consuetudine”  alla morte di bambini non fa più notizia.Assordati, non sentiamo più né pianti, né strilli, se non quelli del figlio che riposa nella stanzetta accantoo del piccolo travolto da un motociclo,ma degli altri milioni, silenziosi, impauriti, sparsi per il mondo, niente... Accogliamo la loro morte dicendoci,mentendo, che non ci sono abbastanza risorse per tutti.E torniamo a chiudere gli occhi,finché, sensibilizzato da una maestra,non badante solo dei meri contenuti scolastici,arriva un Carletto,che ci obbliga ad aprirli di nuovo,che vuole essere sicuro di esserci pure lui nei nostri pensieri.