Vivendo il giorno

Primi incontri


  Ogni istante dei nostri incontri  lo festeggiavamo come un'epifania, soli a questo mondo. Tu eri più ardita e lieve di un'ala di uccello,  scendevi come una vertigine  saltando gli scalini, e mi conducevi  oltre l'umido lillà nei tuoi possedimenti al di là dello specchio. Quando giunse la notte mi fu fatta la grazia, le porte dell'iconostasi furono aperte, e nell'oscurità in cui luceva e lenta si chinava la nudità  nel destarmi: "Tu sia benedetta",  dissi, conscio di quanto irriverente fosse  la mia benedizione: tu dormivi, e il lillà si tendeva dal tavolo a sfiorarti con l'azzurro della galassia le palpebre, e sfiorate dall'azzurro le palpebre stavano quiete, e la mano era calda. Nel cristallo pulsavano i fiumi, fumigavano i monti, rilucevano i mari, mentre assopita sul trono tenevi in mano la sfera di cristallo, e - Dio mio! - tu eri mia. Ti destasti e cangiasti  il vocabolario quotidiano degli umani, e i discorsi s'empirono veramente di senso, e la parola tu svelò  il proprio nuovo significato: zar. Alla luce tutto si trasfigurò, perfino gli oggetti più semplici - il catino, la brocca - quando, come a guardia, stava tra noi l'acqua ghiacciata, a strati. Fummo condotti chissà dove. Si aprivano al nostro sguardo, come miraggi, città sorte per incantesimo, la menta si stendeva da sé sotto i piedi,  e gli uccelli c'erano compagni di strada, e i pesci risalivano il fiume, e il cielo si schiudeva al nostro sguardo... Quando il destino ci seguiva passo a passo, come un pazzo con il rasoio in mano."