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LIBERI E UGUALI, nati NON per vincere ma PER far perdere.

Post n°673 pubblicato il 11 Gennaio 2018 da leo.fortuna
 

Al post dell'otto gennaio duemiladiciotto, Enrico ha fatto pervenire un suo commento, riportato qui di seguito, dove poneva una domanda. Ho già risposto direttamente ma ritengo opportuno riportare il tutto in prima pagina. Certo che susciterà interesse anche tra gli altri amici lettori.
Commenti al Post:
Enrico il 09/01/18 alle 17:46 via WEB 
Stanco delle analisi politiche che propongono i talk show televisivi, mi sono inoltrato in Internet alla ricerca di opinioni libere, imbattendomi anche nella sua. Trovo sobria e ben articolata la motivazione dell'impegno che intende profondere a sostegno del PD e, vista l'acredine anticomunista, le chiedo di spiegare perché ha escluso "Liberi e Uguali con Pietro Grasso" quale quarto polo in competizione, già compreso originariamente in un precedente post. Confido di leggerla a riguardo. Intanto la saluto. Enrico 
Caro Enrico, con acume apprezzabilissimo, hai colto un aspetto di cui avrei scritto al momento opportuno ma per atto dovuto alla tua attenzione ne parlo subito, cercando di darti una risposta soddisfacente.
Ho volutamente escluso Liberi e Uguali perché si sono costituiti con un solo scopo: adoperarsi a far PERDERE le prossime elezioni al PD per lo sviscerato rancore verso Matteo Renzi.
E chi compete con questi miserabili scopi non è degno di alcuna considerazione, se non di disprezzo: è inconcepibile che uomini appartenuti al Partito Democratico ne siano fuoriusciti per creare problemi ad un altro uomo dello stesso partito, legittimamente eletto al congresso. Dimenticando un particolare che a me e tantissimi altri appartenenti, a vario titolo, al partito non è sfuggito: ingiustificabile il comportamento di costoro perché un partito politico, se ben strutturato come il nostro, resterà nel tempo indeterminatamente, mentre chi l'ha diretto o chi vi ha militato non ci saranno più un giorno.
La convinzione di quanto appena detto è riscontrabile per quanto accaduto alla recente Assemblea Nazionale di Liberi e Uguali tenutosi all'hotel Ergife di Roma, dove è emersa la tipica rappresentazione d'un tempo, riconducibile alla "centralità democratica" del defunto PCI, attraverso una parata rappresentativa di tutte le istanze.
Costituita da una presidenza evidentemente atipica: anche loro intenti a seguire altro sugli smart phone, in modo alquanto scomposto.
Che dire poi del susseguirsi degli interventi dei compagni: parodia di quel modello dello scorso secolo che non ha più ragione di essere nell'era della globalizzazione.
Dulcis in fundo: hanno scelto un capo del tutto inadeguato. Evidentemente carente e privo di quella dialettica politica, tipica degli oratori di sinistra, rifugiatosi in una traccia scritta su un foglio sventolato come un volantino e per di più letto male e con incedere zoppicante.
Osservando, e fortemente deluso, mi sono infine chiesto: " E costui sarebbe il nuovo leader della sinistra? Ma dove è finita l'empatia attrattiva e quella capacità oratoria di una analisi programmatica, tipica dei veri leader della sinistra?"
Non ho trovato risposta ma provato enorme delusione, tanto da indurmi a non considerare più Liberi e Uguali un quarto polo competitivo.

 
 
 
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