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Busto Arsizio, partorisce al settimo mese e annega la neonata nel water: fermata 21enne.


Busto Arsizio, partorisce al settimo mese e annega la neonata nel water: fermata 21enneL'episodio risale al 25 aprile scorso, la ragazza avrebbe provocato la nascita prematura della figlia per poi annegarla. Alcune incongruenze avevano fatto sorgere dubbi riguardo la dinamica dei fatti, la certezza dopo il riscontro autoptico. La giovane stava per fuggire in Albania
INDAGINI Sono intervenuti i carabinieriVarese, 18 maggio 2014 -  Avrebbe provocato la nascita prematura della figlia, al settimo mese, per poi annegare la neonata nel water di casa. Con questa accusa è stata fermata a Busto Arsizio una donna albanese di 21 anni. La giovane stava per fuggire in Albania. Ora si trova nel carcere di Monza dove nei prossimi giorni sara' interrogata dal Gip.L'episodio e' avvenuto a Busto Arsizio la notte del 25 aprile scorso. Quella notte il 118 aveva constatato che la donna, alla seconda gravidanza, aveva perso la propria bimba, espulsa all'interno del water e coperta dall'acqua. Già in quel momento, alcune incongruenze avevano fatto sorgere dubbi circa le modalità con cui si era svolta la vicenda. La ragazza aveva raccontato di aver accusato un forte e improvviso dolore addominale, durato pochi minuti, a seguito del quale sarebbe avvenuta la nascita prematura della piccola.Dal riscontro autoptico, invece, è arrivata la certezza che la neonata, partorita alla trentesima settimana di gestazione, era viva e con una possibile aspettativa di vita, ma è morta per annegamento e probabilmente anche per alcune lesioni craniche. L'ipotesi investigativa attualmente al vaglio degli inquirenti è che la donna abbia assunto un farmaco in grado di provocare forti contrazioni uterine con conseguente espulsione del feto, anche in uno stato avanzato della gravidanza. Dalle indagini, sono state sentiti molti testimoni e intercettate decine di conversazioni telefoniche. Partorisce neonata e l’annega nel waterChoc nel Varesotto, fermata una 21enneL’episodio a Busto Arsizio il 25 aprile. La donna era al settimo mese di gravidanza
      Una tragedia, forse provocata dalla immaturità di una giovane madre, 21 anni e già un figlioletto di un anno di cui occuparsi, piuttosto che dalla condizione economica modesta, ma accettabile, nella crisi che non accenna a finire. Sembra questo lo scenario più probabile, secondo i carabinieri, all’origine di un gesto terribile: una mamma al settimo mese di gravidanza che provoca con un farmaco la nascita prematura della sua bimba e poi la annega nel water di casa.  Con questa accusa è stata fermata una casalinga albanese di Busto Arsizio centro del Varesotto che, in base agli accertamenti, stava per fuggire nella sua patria. L’omicidio che le viene addebitato risale al 25 aprile scorso. Da venerdì è nel carcere di Monza dove nei prossimi giorni sarà interrogata dal Gip.  L’infanticidio sarebbe avvenuto nella notte: dall’ appartamento dove la extracomunitaria convive con il compagno, un connazionale di 24 anni che fa l’operaio, viene chiamato il 118. I sanitari intervengono per quello che sembrava un aborto spontaneo: si pensava che la piccina fosse stata stata partorita naturalmente nel water. Qui il corpicino è stato trovato coperto dall’acqua. Il racconto della donna, alla sua seconda gravidanza, non ha però convinto e sono stati avvisati i carabinieri guidati dal tenente Marco Tubiolo. Tra l’altro la straniera ha asserito di pensare di essere alle prime settimane di gestazione, di aver capito da pochi giorni di essere incinta e di avere accusato un forte dolore addominale dopo il quale sarebbe avvenuta la nascita prematura della bambina. Dall’autopsia, però, si è avuta la certezza che il neonato è stato partorito alla trentesima settimana di gestazione e che è morto per annegamento. Sono state rilevate anche alcune lesioni craniche che però potrebbero essere state determinate dal fatto che il corpicino avrebbe casualmente sbattuto contro il water.  Dalle indagini, sono state sentiti molti testimoni e intercettate decine di conversazioni telefoniche, è emersa l’ipotesi che la donna abbia assunto un farmaco in grado di provocare delle forti contrazioni uterine con conseguente espulsione del feto anche in un avanzato stato di gravidanza. La stessa mamma è stata più volte ascoltata: questo fatto deve averla indotta a voler tornare in Albania. E proprio per questo motivo è stata bloccata, prima che potesse fuggire. Nessun provvedimento, al momento, è stato preso nei confronti del padre anche se le indagini continuano per verificare eventuali responsabilità.