Creato da perla03_nera il 06/04/2014
 

No alla Violeza...

Contro il Femminicidio E' La Violenza Sui Bambini.

 

 

Arrestati a Ragusa 7 scafisti smascherati dai bimbi

Post n°288 pubblicato il 03 Agosto 2014 da perla03_nera

Arrestati a Ragusa 7 scafisti smascherati dai bimbi

 

I migranti clandestini sulla nave soccorsiSono stati traditi dal pianto disperato dei bambini che avevano strappato dalle braccia delle loro mamme, i sette scafisti arrestati dagli agenti della Squadra mobile di Ragusa che, insieme a quelli del Servizio centrale operativo (Sco), hanno iniziato le indagini appena i migranti sono arrivati nel porto di Pozzallo nella serata del 31 luglio.

I criminali, fingendosi dei papà, volevano confondersi tra le persone che avevano trasportato dalle coste egiziane fino alle acque territoriali italiane. Sono stati proprio i veri padri a confermare poi, che gli scafisti avevano preso i bambini minacciando le mamme.

L'imbarcazione con a bordo i clandestini era stata soccorsa in alto mare da un mercantile allertato dal Maritime rescue coordination centre (Mrcc), il Centro coordinamento di soccorso marittimo italiano che ha sede a Roma presso la centrale operativa del Comando generale delle Capitanerie di porto. I soccorritori hanno recuperato tutte le persone sul natante e le hanno accompagnate in porto.

Gli indagati sono accusati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, avendo procurato l'ingresso in Italia, eludendo i controlli di frontiera, di 295 migranti di origini siriane, egiziane e dell'Africa centrale. Quasi cento di questi sono minori di 18 anni, e molti di loro sono neonati.

La nave soccorsi al suo arrivo in portoGli agenti hanno impiegato poco tempo a capire lo stratagemma degli scafisti, traditi anche dal loro atteggiamento e da quello di assoluto rispetto e timore nei loro confronti da parte degli altri clandestini. Uno di loro ha anche cercato la fuga, ma dopo un breve inseguimento gli agenti lo hanno bloccato e condotto, insieme agli altri, negli uffici della Polizia di Stato presenti all'interno del Centro di primo soccorso ed accoglienza di Pozzallo.

L'indagine dei poliziotti è stata particolarmente difficile. Infatti le testimonianze dei migranti erano tutte discordanti e quindi non potevano essere vere. Dopo ore di colloqui e di richieste di collaborazione, finalmente uno dei passeggeri si è deciso a raccontare la verità.

Quasi tutte le persone a bordo erano di religione musulmana, e prima di partire, sono state costrette, sotto minaccia, a giurare sul Corano che non avrebbero indicato gli scafisti.

Fortunatamente i pochi non musulmani hanno rotto il muro del silenzio e hanno aiutato i poliziotti a smascherare i criminali, raccontando nei minimi particolari la loro odissea.

L'organizzazione di egiziani, di cui fanno parte gli scafisti arrestati, faceva partire i "clienti" da una piccola spiaggia. A gruppi di 25-30 raggiungevano un peschereccio che sarebbe partito solo al completo. E per riempirlo ci sono voluti 15 giorni. Poi, finalmente, la partenza per un viaggio di cinque giorni, concluso con la richiesta di soccorsi da parte del comandante.

Si tratta di un business molto redditizio per le organizzazioni criminali che lo gestiscono, infatti, per assicurarsi un posto sul peschereccio, ogni persona ha dovuto sborsare circa tremila dollari.

Singolare la testimonianza di uno dei passeggeri, che ha raccontato di aver trovato il contatto per raggiungere illegalmente l'Europa, tramite Facebook, su una pagina dedicata ai rifugiati siriani nel mondo.

 

 

 
 
 

Pedofilia: 34 indagati si scambiavano film con sevizie

Post n°287 pubblicato il 03 Agosto 2014 da perla03_nera

Pedofilia: 34 indagati si scambiavano film con sevizie

la polizia postale

Si è conclusa stamattina l'indagine della Procura della Repubblica di Catania sviluppata dalla Polizia postale e delle comunicazioni.

Le attività investigative, coordinate dal Centro nazionale di contrasto della pedo-pornografia online (Cncpo), del Servizio polizia postale e delle comunicazioni, hanno permesso di accertare che 34 italiani, attraverso il sistema peer to peer, sulla piattaforma "eDonkey2000", hanno scaricato e diffuso materiale pedopornografico.

Per due degli indagati, uno a Milano ed uno a Bologna, sono scattate le manette in quanto il possesso di materiale è stato accertato immediatamente, dagli investigatori.

Tra i filmati sequestrati, anche video con torture e sevizie in danno di minori in età infantile.

La polizia tedesca ha fornito alla Postale italiana numerosi dati utili all'identificazione degli indagati.

Le perquisizioni sono state effettuate in numerose città italiane ed hanno portato al sequestro di hardware e software di diverso tipo, che verrà analizzato per cercare di individuare i minori vittime di abusi e le responsabilità di eventuali, ulteriori complici.

01/08/2014
(modificato il 02/08/2014)
       

 
 
 

Yara, l'avvocato: la famiglia di Bossetti è unita e crede nella sua innocenza

Post n°286 pubblicato il 03 Agosto 2014 da perla03_nera

2 agosto 2014

Yara, l'avvocato: la famiglia di Bossetti è unita e crede nella sua innocenza

I genitori, Ester Arzuffi e il marito Giovanni, hanno incontrato il figlio in carcere. Il legale: "Incontro commovente, nessuna tensione"

Bossetti, l'avvocato: "La famiglia è unita.

13:52 - "La famiglia è molto unita: non c'è stato nessun momento di tensione perché tutti credono nell'innocenza di Massimo". L'avvocato Benedetto Maria Bonomo lo ha detto uscendo dal carcere di Bergamo, dove la sua assistita, Ester Arzuffi, e il marito Giovanni Bossetti hanno incontrato il figlio Massimo, accusato di essere l'assassino di Yara. 

Il legale ha poi detto che l'incontro è stato molto "commovente", ma che il contenuto della conversazione è molto personale e non può essere rivelato.

Con la signora Arzuffi c'erano anche il marito Giovanni Bossetti e l'altra figlia, Laura, gemella di Massimo e pure lei, secondo la scienza, in realtà figlia naturale dell'autista di Gorno, Giuseppe Guerinoni, morto nel 1999. "C'è stata grande commozione durante l'incontro - ha raccontato l'avvocato Bonomo -, ma il contenuto del colloquio è strettamente personale, per cui non vi posso dire nulla in merito". Il legale non si è trattenuto oltre perché con lui c'era anche Giovanni Bossetti, che è gravemente malato da tempo.

Yara gambirasio

Massimo bossetti

 

 
 
 

Lunga lista di neonati abbandonati

Post n°285 pubblicato il 03 Agosto 2014 da perla03_nera

10/10/2005

 

Lunga lista di neonati abbandonati

 

Cinque casi in meno di due mesi

 

 

Negli ultimi due mesi sono ben cinque i neonati lasciati morire dalle madri, abbandonati in un armadio o rinchiusi in una busta di plastica. Da Trento a Biella, da Frosinone a Messina, il fenomeno sembra inarrestabile. Ecco una panoramica dei casi di abbandono a volte a lieto fine, degli ultimi anni. Protagoniste sono sempre più spesso giovani donne immigrate senza lavoro.

 

 

 

7 MARZO 1999 - Nella discarica del comune di Terme Vigliatore, in provincia di Messina, viene trovato il cadavere di un neonato. La madre 32enne viene arrestata.

 

30 AGOSTO 2000 - In un'area di servizio dell'autostrada Milano-Laghi, viene abbandonato un neonato. Lo trova una coppia che si ferma a fare benzina. Il bimbo è adagiato in una borsa bagnata dalla pioggia, con un cartello con su scritto "Non posso sfamarlo, aiutatelo, si chiama Angelo, è nato il 19 di agosto". Il piccolo, che pesa quasi 4 Kg, viene ricoverato all'ospedale di Rho.

19 GENNAIO 2001 - A Roma, in un cassonetto, viene recuperato un neonato. La San Vincenzo dé Paoli rilancia la proposta di istituire centri di accoglienza per minori abbandonati nelle strutture sanitarie.

15 FEBBRAIO 2001 - Nel comune di Pontedera, in provincia di Pisa, un maschietto di soli 3 giorni viene trovato morto in un cartone, in un cassonetto della ditta "Ecofor". Lo scopre un'operatrice della ditta mentre lavora al nastro dove si separano i rifiuti contenuti nei cassonetti della carta. Il corpicino del piccolo non presenta le tipiche medicazioni al cordone ombelicale, chiaro segno che probabilmente il parto è avvenuto in una casa.

18 GIUGNO 2001 - A Catania, sul banco della Chiesa dei Minoriti, nella centralissima via Etnea, viene trovato un bimbo di due giorni. Il neonato viene soccorso dalla polizia municipale.

2 APRILE 2004 - A Milano, il parroco del Santuario San Camillo de Lellis, dopo avere celebrato la Messa, trova sotto una statua della chiesa un neonato abbandonato. Il bimbo, di circa due mesi, sta bene. Accanto a lui, in un sacchetto, sono stati lasciati dei vestitini.

9 APRILE 2004 - A Modena, nei giardinetti di via Wagner, un neonato viene abbandonato in condizioni di salute critiche. Il piccolo viene ricoverato nel reparto di terapia intensiva e gli viene imposto il nome di Jacopo. Ma ora dopo ora le sue condizioni peggiorano. Molte persone si fanno avanti per chiederne l'adozione. Nei giorni successivi, una ragazza di 18 anni si presenta in questura e afferma di essere la madre del piccolo. Il 24 aprile tocca ad un ragazzo, che dichiara di essere il padre. Il 27 aprile si esegue l'esame del Dna sui due giovani. Prima ancora di una risposta definitiva, il 6 maggio Jacopo muore.

 

 

15 MAGGIO 2004 - A Verona, un neonato viene trovato abbandonato dentro un sacchetto, in un campo tra Montecchio e Quinzano. La scoperta viene fatta da un poliziotto, attirato dal pianto del piccolo, che subito dopo viene ricoverato in gravi condizioni nel reparto rianimazione dall'ospedale di Verona. La madre viene identificata poco dopo: è una rumena di 20 anni. La donna, immigrata regolare in Italia da diversi anni, collabora con la polizia, riconoscendo il neonato, ma non fornisce spiegazioni del suo gesto, forse dovuto ad una forte depressione post partum.

5 GIUGNO 2004 - A Treviso, viene ritrovato il corpicino morto di una neonata abbandonata in un fossato. La madre viene accusata di omicidio volontario.

17 LUGLIO 2004 - A Villa d'Alme, in provincia di Bergamo, viene scoperto un bimbo di soli tre giorni abbandonato in una scatola di pannolini vicino ad un'edicola.

5 AGOSTO 2004 - A Verona, un neonato morto viene trovato all'interno di un armadio. La madre, una cittadina polacca, è accusata di occultamento di cadavere.

31 GENNAIO 2005 - Nel Grossetano, in un podere nelle campagne di Roselle, una neonata morta viene trovata all'interno di una stufa. Con l'accusa di omicidio volontario aggravato finiscono uin carcere i genitori della piccola, due rumeni di 28 e 32 anni.

11 LUGLIO 2005 - Una bambina appena nata viene abbandonata nel cassone di un camion parcheggiato in via del Casale Ferranti, a Capannelle, a Roma. A trovarla è un uomo allarmato dal pianto della piccola. La bambina viene portata in ospedale e si salva.

27 AGOSTO 2005 - Ad Acerra, in provincia di Napoli, viene trovata senza vita una neonata all'interno di un cassonetto in via Calzolaio. Il corpicino era stato chiuso in un sacchetto e poi abbandonato. La madre, un'ucraina clandestina, subito dopo aver dato alla luce la bambina, ha avuto un'emorragia ed è stata ricoverata in una clinica. Ad avvertire gli agenti del commissariato di Acerra sono i responsabili della clinica. La donna viene arrestata, insieme ad altre tre persone che l'hanno aiutata a commettere il crimine.

28 AGOSTO 2005 - al Casilino, a Roma, una donna nigeriana di 29 anni subito dopo aver partorito in casa, ha chiuso il corpicino del piccolo in un sacchetto di plastica e lo ha nascosto dietro un cespuglio.

20 SETTEMBRE 2005 - Una donna bulgara di 34 anni partorisce da sola in casa a Biella e poi nasconde il corpo del neonato in un mobile del bagno. La scoperta avviene dopo che la donna viene ricoverata in ospedale per una grave emorragia causata dal recente parto.

27 SETTEMBRE 2005 - Il corpo senza vita di un neonato viene trovato all'interno di una busta di plastica, lungo la riva del lago Caldonazzo, in provincia di Trento. All'interno della busta anche una grossa pietra, messa appositamente affinché il corpicino del piccolo potesse andare a fondo.

 

 
 
 

La triste storia della neonata abbandonata dopo il parto e la solidarietà dell’intera MARCIANISE, che le regala giochi e vestiti

Post n°284 pubblicato il 03 Agosto 2014 da perla03_nera

La triste storia della neonata abbandonata dopo il parto e la solidarietà dell’intera MARCIANISE, che le regala giochi e vestiti

La madre, una rom 24enne, ha lasciato ieri il presidio ospedaliero, presso il quale si era presentata per partorire senza esibire alcun documento, in maniera furtiva


MARCIANISE - Ha partorito una bambina in ottima saluta (3 chili e mezzo per 50 centimetri), poi è scappata. E’ successo oggi all’ospedale di Marcianise. La madre è una ragazza rom di 24 anni non meglio identificata, sulle tracce della quale si sono messi i Carabinieri della Compagnia di Marcianise, chiamati ad intervenire presso il nosocomio locale nel pomeriggio.

La donna in preda alle doglie si era presentata alle 5 di stamane presso il pronto soccorso, partorendo la piccola verso le 9.  Al momento del ricovero, la donna ha dato le sue generalità ma senza mostrare alcun documento. 

Sono stati gli stessi Carabinieri, usufruendo anche di una colletta che si è improvvisata tra le altri degenti del reparto di Ginecologia, ad occuparsi di acquistare il necessario per la bambina, a partire dai vestitini.

Nel frattempo sono in corso le ricerche per identificare e rintracciare la giovane madre.

 La notizia dell’abbandono di una neonata da parte della sua giovane madre, a poche ore dal parto, avvenuto ieri presso l’ospedale di Marcianise, ha innescato una vera e propria gara di solidarietà per la bambina, nata sana e forte ma lasciata completamente priva di qualsivoglia genere di prima necessità.

Dopo che i Carabinieri, chiamati ad intervenire dal personale medico accortosi della scomparsa della 24enne, hanno acquistato per la neonata i primi vestitini, e le altre degenti del reparto di Ginecologia si sono dichiarate disposte a fare una colletta per acquistarne altri, oggi molti marcianisani, anche accordandosi tra di loro attraverso la piattaforma di Facebook, hanno deciso di mettere insieme le forze per donare alla piccola tutto quanto le sarà necessario in questi primi mesi di vita, almeno fino a che sarà accudita dal personale del locale nosocomio.

La madre, lo ricordiamo, una ragazza di etnia rom, ha fatto perdere le tracce di sè nel pomeriggio di ieri, nella probabile convinzione che, così facendo, avrebbe sottratto la figlia ad un destino difficile e sofferto. E’ noto, d’altra parte, che nelle comunità rom le femmine non sono sempre ben accette. I Carabinieri sono alla ricerca della donna, passibile della denuncia di abbandono di minore.




 

 

 
 
 

Il Messaggero › Primo Piano › Cronaca › Si dimentica di allacciare le cinture...

Post n°283 pubblicato il 03 Agosto 2014 da perla03_nera

Si dimentica di allacciare le cinture alla figlia: bimba di 4 mesi muore sballottata nell'auto

PER APPROFONDIRE tagauto, incidente, bimba, padova

PADOVA - Non aveva le cinture di sicurezza allacciate e il passeggino su cui era seduta la piccola Eliza Maria di soli quattro mesi non era ancorato ai meccanismi di sicurezza della vettura.  Sono i primi riscontri sulle possibili cause del tragico incidente di Piazzola sul Brenta in cui ha perso la vita la bimba. La madre Doina, protagonista dell'uscita di strada al volante della sua Fiat Brava, è indagata per omicidio colposo. La donna, rimasta tramortita nell'abitacolo della vettura, se l'è cavata con ferite di lieve entità. L'autopsia sulla piccola ha confermato che la morte è stata provocata dai gravissimi traumi riportati nell'incidente.

Sabato 02 Agosto 2014 - 09:43

Ultimo aggiornamento: 21:27


 
 
 

Bravi Bimbi > News bimbi > Bimba colpevole di bullismo, la mamma la punisce su Facebook

Post n°282 pubblicato il 03 Agosto 2014 da perla03_nera

Bimba colpevole di bullismo, la mamma la punisce su Facebook

Scritto da News Bimbi il 03 febbraio 2014


Cara Schneider, una donna del North Carolina, ha pubblicato la foto della figlia su Facebook per punirla e la rete si divide. Nella foto Hailey, così si chiama la bambina punita, regge un cartello di scuse per aver commesso atti di bullismo in rete: “Sono una ragazza intelligente, ma ho preso decisioni sbagliate nei social network, sto vendendo il mio iPod e donerò i soldi alla Beat bullying nella speranza di cambiare il mio comportamento, oltre a sensibilizzare sul bullismo. Il bullismo è qualcosa di sbagliato”. Pochi secondi dopo la pubblicazione, l’immagina è cominciata a circolare per il web… ha scatenato un numero impressionante di reazioni e oltre 21mila commenti. Molti rimproverano la mamma, mettendo in dubbio l’utilità della scelta adottata, altri, invece la difendono, tanto da definirla un “vero genitore”. La risposta di Cara Schneider alle accuse, naturalmente, non si è fatta attendere: “Mia figlia aveva già avuto in passato avuto altre punizioni per il suo comportamento, come svolgere lavori manuali, da giardiniera, ma non è servito a niente. Mi rifiuto di crescere figli che diventino inutili per la società. So che ognuno ha la propria opinione e la rispetto, spero anche che rispettiate la mia scelta di disciplinare i miei figli come credo sia corretto. Io sono sua madre. Ho tenuto la foto su FB a lungo per vendere il suo iPod, non volevo che diventasse così diffusa. Non mi pento di nulla. Essere un genitore è difficile, ed è sempre facile giudicare, ma ricordate: voi guardate solo una foto, non conoscete la nostra storia”. E voi, amici e amiche, cosa ne pensate, la mamma ha fatto bene o ha sbagliato ad agire in questo modo? È con l’umiliazione che s’insegna a non umiliare?

 

 

Si tratta di Retinoblastoma un tumore gentico raro che colpisce un bimbo su ventimila almeno 50 sono i casi in Italia ogni anno, altro che sviluppo anomalo dei vasi sanguigni. Occorre che ci sia più informazione, la cura è solo la chemio terapia mirata o nei casi presi in ritardo si può arrivare anche all’enucleazione dell’occhio.

Le cause del retinoblastoma non sono ancora conosciute, ma è acclarato che siano i vasi sanguigni ad alimentare il tumore. Le diagnosi in Italia, almeno secondo l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù, sono 40 ogni anno. La maggior parti dei casi in cui il retinoblastoma si manifesta in un solo occhio non ha carattere ereditario, quando la malattia si presenta in entrambi gli occhi invece è sempre ereditaria. La chemioterapia non è l’unica opzione terapeutica, esistono anche la fotocoagulazione, che impiega il raggio laser per distruggere i vasi sanguigni che irrorano e alimentano il tumore, la radioterapia, che consiste nell’applicazione di radiazioni ad alta frequenza per distruggere le cellule neoplastiche e ridurre le dimensioni del tumore, ma anche la crioterapia e la termoterapia. L’asportazione dell’occhio è davvero l’ultima spiaggia.






 
 
 

Il Messaggero › Primo Piano › Cronaca › Sul web video con bambini bruciati e...

Post n°281 pubblicato il 01 Agosto 2014 da perla03_nera

Sul web video con bambini bruciati e violentati, la denuncia di don Di Noto

PER APPROFONDIRE tagbambini, bruciati, violentati, pedofilia

Bambini di 10 mesi violentati e torturati. Gli si dà fuoco oppure viene colata cera bollente sulla loro pelle:  il tutto per produrre video (per un totale di 20 minuti) scambiati nel «deep web», il lato oscuro della Rete. La denuncia arriva dall'Associazione Meter Onlus (www.associazionemeter.org) di don Fortunato Di Noto: «È la prima volta che filmati così crudeli e del genere vengono rinvenuti online. I volontari Meter hanno potuto assistere ad uno spettacolo infame: donne con il volto coperto da maschere di carnevale intente a violentare e molestare i piccoli. Parliamo di bambine legate, bruciate con cera bollente, affogate con la testa nel water, atti sessuali e di libidine di estrema gravità».Immediata la denuncia di Meter onlus al Compartimento Sicilia Orientale della Polizia Postale e delle Comunicazioni di Catania per l'accertamento del caso e per l'individuazione dei soggetti coinvolti. «La pedofilia -sottolinea in una nota don Fortunato Di Noto che ha coordinato l'Osmocop, Osservatorio Mondiale contro la pedofilia e la pedopornografia, ufficio di Meter specializzato nel monitoraggio della rete - non arretra di un passo: aumentano le donne e le torture sessuali con bambini in tenerissima età ed è in atto un significativo aumento di questa criminale tipologia. Le community dei pedofili stanno sempre più utilizzando questo sistema in anonimato. I pedofili utilizzano un sistema basato su Tor, il software legale che ha come simbolo una cipolla (la sigla significa, infatti, è The Onion Routing), che consente comunicazioni non intercettabili. Continueremo a segnalare tutto questo, anche se siamo rimasti senza un soldo e non abbiamo più autonomia, malgrado le promesse della politica. Quanto abbiamo visto ha superato ogni nostra immaginazione. Solo la collaborazione internazionale può riuscire a sconfiggere questo crimine».

Giovedì 27 Febbraio 2014 - 14:50

Ultimo aggiornamento: Venerdì 28 Febbraio - 15:58

 
 
 

Pesaro, adescavano bambine su Skype e Whatsapp

Post n°280 pubblicato il 01 Agosto 2014 da perla03_nera

Pesaro, adescavano bambine su Skype e Whatsapp
Smatellata rete di pedofili in tutta ItaliaLa Polizia di Udine smaschera l'organizzazione, perquisizioni e arresti anche nel pesarese

PER APPROFONDIRE tagpesaro, pedofilia, internet, skype, whatsapp

PESARO - Ci sono anche pesaresi tra gli arrestati nell’operazione “Micione mio” contro la pedofilia tramite internet messa a segno dalla Polizia Postale di Udine. Un'importante operazione contro una community di pedofili i quali adescavano minorenni e si scambiavano i riferimenti di contatto.  Le indagini degli uomini del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni Friuli Venezia Giulia avviate circa un anno fa, sono partite dalla denuncia dei genitori di una bambina di 12 anni della provincia di Udine che, una volta adescata, era stata indotta ad inviare video ed immagini che la riprendevano in atteggiamenti erotici. Le successive indagini hanno permesso di individuare una rete di persone che adescavano le bambine mediante una community di Netlog e, dopo essersi scambiati i riferimenti, intrattenevano rapporti con loro attraverso Messenger, Skype e WhatsApp, acquisendo filmati e foto delle loro conversazioni in cam.  Le perquisizioni, coordinate dal Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia On-Line di Roma e dalla Sezione Polizia Postale e delle Comunicazioni di Udine, hanno permesso di sequestrare un'ingente quantità di materiale informatico: 22 computer, 46 hard disk, 508 supporti Cd e Dvd, 46 pen drive usb, 50 telefoni cellulari e sim card, 11 memory card e documentazione varia ritenuta utile per il proseguimento delle indagini. Le attività sono state eseguite nelle province di Pesaro, Udine, Roma, Palermo, Caserta, Vibo Valentia, Brescia, Latina, Cagliari, Avellino, Monza e Brianza, Enna, Milano, Verbania, Lecce, Savona, Lucca, Forlì e Cesena, Genova, Torino, Bari, Verona e Benevento. Tra i denunciati, che hanno un'età compresa tra i 29 e i 54 anni con due ultrasessantacinquenni, figurano impiegati, liberi professionisti, studenti, operai e pensionati e sono compresi anche quattro recidivi.

Mercoledì 09 Aprile 2014 - 11:05

Ultimo aggiornamento: -


 
 
 

Il Messaggero › Primo Piano › Cronaca › Bimbi abusati e torturati in...

Post n°279 pubblicato il 01 Agosto 2014 da perla03_nera

Bimbi abusati e torturati in video
smascherata rete di pedofili
due arresti e 34 indagati in tutta Italia


di Veronica Cursi.

Bambini seviziati e torturati, abusati sessualmente, ripresi dalle telecamere senza pietà in video che venivano poi diffusi e condivisi in rete. Immagini di una violenza inaudita che riguardavano bimbi anche di pochi anni di età e che circolavano su Internet.   Una rete di pedofili è stata smascherata dalla polizia di Stato italiana e da quella tedesca in un'operazione internazionale contro la pornografia minorile su internet. Due persone sono state arrestate e 34 indagati per detenzione e divulgazione di video pedopornografici. La Procura distrettuale di Catania ha disposto numerose perquisizioni domiciliari in diverse città d'Italia, eseguite dalla Polizia Postale. Durante l'operazione, denominata «eDonkey2000», due persone, a Milano e Bologna, rispettivamente di 63 e 43 anni, sono state arrestate in flagranza di reato perchè trovate in possesso di cospicuo materiale pedopornografico. Le perquisizioni sono state eseguite nei confronti di 34 persone, indagate per detenzione e divulgazione di video pedopornografici mediante la rete Internet. Mezza Italia è finita al setaccio: le città interessate dalle perquisizioni sono state Bologna, Brescia, Cagliari, Catania, Como, Cuneo, Firenze, Ferrara, Livorno, Milano, Messina, Napoli, Novara, Pesaro, Pisa, Ragusa, Roma, Savona, Siena, Siracusa,  Torino e Verona. La rete in cui si muovevano i pedofili era vastissima. Durante le perquisizioni è stato sequestrato un elevato numero di materiale tra cui computer, hard disk, pen drive e supporti ottici. Secondo quanto accertato gli indagati, utilizzavano un programma peer-to-peer chiamato eDonkey2000, caricavano e diffondevano via Internet video di pornografia minorile con abusi sessuali nei confronti di bambini di età infantile, spesso di pochi anni, anche con torture nei confronti delle vittime. I tedeschi, con i quali c'è da anni una forte collaborazione, hanno condiviso e scambiato con le autorità italiane i dati che hanno permesso di identificare gli indagati.  Le indagini si sono avvalse del diretto coordinamento del Centro nazionale di contrasto della pedopornografia on line (Cncpo) di Roma. Successive indagini riguarderanno l'approfondimento del materiale sequestrato per confermare la responsabilità degli indagati e l'analisi dei video e per risalire all'identificazione dei minori vittime degli abusi.

Venerdì 01 Agosto 2014 - 09:35

Ultimo aggiornamento: 09:40


 
 
 

Il Messaggero › Primo Piano › Cronaca › Allenatore fa sesso con l'allieva...

Post n°278 pubblicato il 01 Agosto 2014 da perla03_nera

Allenatore fa sesso con l'allieva 13enne, la madre della ragazza lo sorprende nell'armadio

PER APPROFONDIRE tagallenatore, sesso, allieva, sorpreso, armadio
di Federica Macagnone.
Un allenatore di ginnastica di 21 anni, Justin Henry, è stato arrestato a Lakeland, in Florida, per aver avuto rapporti sessuali con una sua allieva tredicenne.
Allenatore fa sesso con l'allieva 13enne.
   A scoprire la tresca è stata la madre della ragazza che mercoledì scorso, fiutando qualcosa di strano, è andata a controllare la stanza da letto della figlia e ha sorpreso Justin nella più umiliante delle situazioni: nascosto nell'armadio, come nella più classica delle barzellette. Cosa abbia farfugliato il ragazzo per giustificarsi non è dato di sapere. Fatto sta che la signora non si è fatta abbindolare, non ci ha pensato due volte e ha chiamato la polizia che ha arrestato l'allenatore con l'accusa di comportamenti osceni e lascivi: la cauzione è stata fissata a 7.500 dollari.

La ragazza ha confessato agli investigatori di aver fatto sesso con Henry per due volte a casa sua. In Florida l'età consentita per avere rapporti sessuali è di 18 anni, ma alcune disposizioni di legge consentono, tra 16 e i 17 anni, di fare sesso consensuale con qualcuno di età compresa tra i 16 e i 23 anni. La madre ha raccontato che sua figlia pratica ginnastica da quando aveva 7 anni e che si allenava con Henry da giugno presso la "Elite World Gymnastics" di Lakeland.
«Justin era un ragazzo di cui ci siamo fidati e lo abbiamo preso - ha detto il manager della palestra, Andrea Muzzarelli - Con quello che ha fatto è come se ci avesse pugnalato alle spalle, e questo ci ha fatto veramente molto male». Evidentemente, però, lo staff che ha assunto Henry non aveva fatto indagini molto approfondite. L'inchiesta avviata dagli inquirenti, infatti, ha svelato che l'allenatore non era affatto "immacolato" e che già in passato si era messo nei guai per comportamenti definiti "inappropriati" con i propri allievi.
Venerdì 01 Agosto 2014 - 16:48
Ultimo aggiornamento: 18:37
        

 
 
 

Scuola, pugni alla bambina di 7 anni

Post n°277 pubblicato il 01 Agosto 2014 da perla03_nera

Scuola, pugni alla bambina di 7 anni
mamme in sciopero contro i baby bulli

ANCONA - Sciopero contro i baby bulli alla scuola primaria don Milani di ancona. Stamattina un bimbo di otto anni avrebbe tirato un pugno a una compagna di classe di sette anni colpendola alla schiena. La bimba è stata visitata al Pronto soccorso del Salesi. Dopo il grave episodio, che sembra non sia isolato, i genitori dei bimbi che frequentano la classe hanno deciso di scendere in sciopero, e domani mattina al suono della campanella non faranno entrare i loro figli. Il baby bullo, stando alle loro lamentele, già in passato si sarebbe reso responsabile di danni agli oggetti e anche di gesti di violenza nei confronti degli altri bimbi.

Servizio con tutti i particolari sul Messaggero Ancona in edicola l'8 marzo
Giovedì 27 Marzo 2014 - 20:38

 
 
 

Il Messaggero › Primo Piano › Esteri › Panico sul grattacielo: bambina di 3...

Post n°276 pubblicato il 01 Agosto 2014 da perla03_nera

Panico sul grattacielo: bambina di 3 anni scavalca balcone al quinto piano

PER APPROFONDIRE tagbimba, sporge, balcone, brasile

Un'immagine che farebbe morire qualunque genitore d'infarto: una bambina di 3 anni che si sporge nel vuoto dal balcone di una casa al quinto piano. Succede a Vila Velha, un paese sulla costa orientale del Brasile, dove è scattato il panico appena i primi passanti hanno avvistato la piccola in bilico tra la vita e la morte.
«Guarda mamma» sembrava dicesse la bimba, mentre la donna dormiva beatamente, senza neanche immaginare in quale situazione di pericolo si trovasse la figlia. Alcuni testimoni hanno chiamato i soccorsi, che sono riusciti a fare irruzione nell'appartamento e a salvare in tempo la bambina, prima che quel gioco finisse in tragedia. Durante tutte le operazioni di salvataggio la mamma non si è accorta di nulla e ha continuanto a dormire.
Giovedì 05 Giugno 2014 - 13:45
Ultimo aggiornamento: Venerdì 06 Giugno - 19:38

 
 
 

Il Messaggero › Primo Piano › Esteri › Kamya, giustiziata a 3 anni mentre...

Post n°275 pubblicato il 01 Agosto 2014 da perla03_nera

Usa choc, bimba di 3 anni giustiziata mentre gioca sul prato di casa

PER APPROFONDIRE tagkamya, detroit, usa, michigan
di Anna Guaita.

NEW YORK – Fra una settimana avrebbe compiuto tre anni. La mamma le stava preparando una grande festa, con i parenti e i cuginetti. Ma la piccola Kamya è rimasta vittima di una “resa di conti” di una spietatezza che non ha precedenti neanche nelle strade più violente di certe città americane: un killer l’ha uccisa a sangue freddo la sera di martedì, mentre giocava con gli amici sul prato davanti alla sua casa di Detroit.

L'esecuzione L’uomo si è avvicinato a passi decisi verso il prato, ha alzato la pistola, l’ha puntata all’occhio destro della piccola e ha fatto fuoco. E poi si è girato e ha sparato contro il padre, puntando al suo ventre. Fuggendo, si è sparato dietro le spalle, e ha così ferito allo stomaco e alle gambe anche una bamhina di 12 anni.

Vendetta Un uomo è stato fermato nella notte di mercoledì, fortemente sospettato di essere il gelido killer che ha ucciso la bambina e ferito gravemente il padre: un gesto di disprezzo e di minaccia ideato per diffondere la paura nell’intero quartiere. Secondo il portavoce della polizia del Michigan, il tenente Mike Shaw, l’omicidio della piccola Kamya è stato un gesto di vendetta per una sparatoria avvenuta lo scorso aprile in un locale della città. Il padre della bambina, il 34enne Kenneth French era stato coinvolto in quella sparatoria. E la sua piccola ha pagato per lui.

La disperazione della madre La mamma della bambina, Erica Gross, aveva lasciato la piccola affidata al padre e alla nonna, mentre lei andava al lavoro. Cinque ore dopo averla lasciata sul prato di casa, ha ricevuto la telefonata che le ha cambiato per sempre la vita: «Il mio cuore è distrutto. Il mio cuore è morto. Sono una mamma giovane, ma i due anni con Kamya sono stati gli anni più belli della mia vita. E ora me l’hanno tolta!»

Il super-teste Un testimone ha descritto i fatti con grande chiarezza. Il 51enne Andy Anderson aveva appena parcheggiato la sua auto e ne era sceso: stava andando in visita da alcuni parenti in una casa di fronte a quella di Kenneth French. «Ho visto quest’uomo che scendeva da un furgone bianco. Ho visto che aveva una pistola in mano – racconta - Mi sono nascosto dietro la mia macchina». Incerto sul da farsi, Anderson è rimasto immobile: «Ho visto che ha puntato la pistola contro la bambina. Mi sono detto: no, non può essere, non può sparare a una bambina. E invece l‘ha fatto». A quel punto gli spari si sono succeduti veloci: «Mi sono nascosto sotto l’auto. Credevo che avrebbe sparato a tutti, che volesse fare un massacro. Invece è scappato verso il furgone ed è fuggito».

Famiglia distrutta Il padre della piccola Kamya è in ospedale, in condizioni gravi, ma si rimetterà. Anche la dodicenne ferita, Chelsea Lancaster, si rimetterà: «Ha aperto gli occhi, ha sorriso alla mamma e le ha stretto la mano», ha raccontato la nonna, Porcia Holt. I Lancaster sono vecchi amici della famiglia di Kenneth French. Anche loro dovevano partecipare alla grande festa per i tre anni di Kamya. «Era una bambina dolcee divertente. Le volevamo tutti bene - ha aggiunto la signora Holt -. Siamo tutti devastati da questo folle omicidio, e non sappiamo come la mamma potrà sopravvivere dopo questo dolore».

Giovedì 03 Luglio 2014 - 17:01

Ultimo aggiornamento: Venerdì 04 Luglio - 22:29



 
 
 

Il Messaggero › Primo Piano › Esteri › Uccide la compagna davanti alla figlia...

Post n°274 pubblicato il 01 Agosto 2014 da perla03_nera

Uccide la compagna davanti alla figlia di cinque anni. La bambina smaschera l'assassino

di Federica Macagnone
«Kevin ha fatto male alla mamma». Jessica ha cinque anni e non potrà mai dimenticare la notte in cui ha visto sua madre in una pozza di sangue, brutalmente uccisa dal compagno che abitava sotto il loro tetto.

Uccide la compagna davanti alla figlia di cinque anni. La bambina smaschera l'assassino

Ricordi atroci per una bambina che hanno, però, consentito alla polizia di rintracciare l'autore dell'omicidio. È successo nel New Jersey dove un'apparente tranquilla serata si è trasformata in una tragedia.

 Jessica, la mamma Jennifer Bongco, 41 anni, e Kevin Ambrose, 52, stavano tornando dal Wawa, un minimarket aperto tutta la notte a cinque chilometri da casa. Improvvisamente, secondo la ricostruzione della piccola, è scoppiata una violenta lite e la donna è scesa dalla macchina in strada. L'uomo, a quel punto, si è scagliato contro Jennifer picchiandola e infine colpendola con un oggetto contundente, ancora non individuato dalla polizia. L'ultimo ricordo che Jessica ha della sua mamma è in una pozza di sangue priva di sensi. Non sapendo come aiutare la madre la bambina è corsa fino a casa, nella cittadina di Winslow Township, bussando alla porta della sorella Jolinaa, di 19 anni. «Mamma è morta» ha detto la piccola, con i vestiti e le mani sporche di sangue.

 Incredula Jolinaa ha chiamato la polizia che ha rintracciato il corpo della madre a circa un chilometro e mezzo da casa, grazie alla segnalazione di un passante. «Kevin ha picchiato mamma» ha dichiarato la bambina permettendo ai detective di ricostruire i fatti. L'uomo ha accoltellato più volte Jennifer, sotto gli occhi della piccola, prima di caricare il cadavere in macchina, scaricarlo in un altro punto e fuggire al Tropicana Casino resort di Atlantic City, dove è stato rintracciato 24 ore dopo l'omicidio. Ambrose, che in aula ha confessato l'omicidio della compagna, rischia 30 anni di carcere e la sua cauzione è stata fissata a due milioni di dollari.

 Jennifer e Kevin si erano conosciuti sul posto di lavoro. Erano tutti e due infermieri al Meadowview Nursing Home di Monroe Township, ma momentaneamente lui era disoccupato. Non molto tempo dopo i due erano andati a convivere. Pochi giorni prima dell'omicidio, l'uomo aveva postato sulla sua pagina Facebook alcune immagine che lo ritraevano felice con la compagna durante un viaggio a Las Vegas.

«Mamma ti amo più di ogni altra cosa al mondo – ha scritto la figlia Jolinaa sul profilo della madre sul social network – Non sono pronta a vivere una vita senza di te. Non avrei mai immaginato che questo giorno sarebbe arrivato così presto».

 

Giovedì 31 Luglio 2014 - 19:16

Ultimo aggiornamento: Venerdì 01 Agosto - 18:11




                
           


 
 
 

Bimbo ucciso, il racconto della madre Patrizia: "L'ho abbracciato e l'ho sentito freddo"

Post n°273 pubblicato il 30 Luglio 2014 da perla03_nera

Bimbo ucciso, il racconto della madre Patrizia: "L'ho abbracciato e l'ho sentito freddo"Probabili avvisaglie sin dal giorno prima

 

Il piccolo Maxim

Il piccolo Maxim

 

Uno choc dal quale non sarà facile riprendersi, quello che si è trovata suo malgrado costretta a sopportare Patrizia Silvestri, madre adottiva del piccolo Maxim, ucciso nel sonno dal padre nella notte tra giovedì e venerdì scorso.

 

Un omicidio conseguenza di un raptus di follia del padre reo confesso, Massimo Maravalle, da tempo in cura psichiatrica, una tragedia che la donna, 47enne di professione avvocato, non potrà mai dimenticare, ed anzi con ogni probabilità porterà purtroppo sempre nella propria mente.

 

"Nella notte tra il 16 ed il 17 luglio, mio marito aveva acconsentito che Maxim dormisse insieme a noi" - ha iniziato il proprio racconto Patrizia, mentre il marito aveva già confessato - "e poiché il bambino quando dorme nel nostro letto non riposa bene, ho cercato di avvicinarlo dal mio lato, anche perché nei giorni precedenti avevo notato comportamenti inusuali in mio marito".

 

"Sono rimasta in dormiveglia sin quando, in piena notte, Massimo ha preso il bambino e lo ha scosso per accertarsi che stesse bene" - ha proseguito il racconto la donna - "e nonostante dormisse ormai tranquillo, egli insisteva in maniera immotivata che non stesse bene".

 

Il racconto è poi andato avanti illustrando l'ultimo giorno della famiglia al completo: "Mio marito a pranzo non si sentiva bene, dicendo che avrebbe voluto riposare anziché tornare al lavoro, anche se poi si è regolarmente recato in ufficio. La sera, al mio ritorno dal lavoro, Massimo era in camera a riposare, assicurando di stare meglio. Poi, verso le 21:30, io e Maxim abbiamo riaccompagnato mia cognata per un tratto, e di seguito ci siamo fermati nel cortile di una vicina, la cui nipote festeggiava il compleanno".

 

Di lì a poco, il rientro a casa e l'inizio della tragedia: "Prima di andare a dormire, ho chiesto a Massimo se avesse preso la medicina che lo psichiatra gli aveva prescritto, e lui mi disse di averla presa a pranzo, al che gli ho consigliato di riprenderla. Mi sono addormentata verso le 23, ma verso l'una mi sono svegliata di soprassalto, avvertendo la presenza di una persona che camminava in camera, ed ho visto Massimo con in mano una busta, dicendomi di infilarci dentro la testa. Ho reagito di soprassalto, strappandogli di mano la busta e rimettendola sotto il lavello della cucina, non riuscendo a capire il perché di quel gesto".

 

La terribile scoperta dell'accaduto: "Dopodiché credo che Massimo abbia preso un cuscino dal nostro letto e lo abbia rivolto verso di me, che ero comunque ad una certa distanza. Tuttavia, allarmata dai comportamenti irrazionali di mio marito, mi sono precipitata nella stanza di Maxim: l'ho visto supino nel letto, l'ho abbracciato e l'ho sentito freddo. Ho provato poi a svegliarlo e, non vedendo reazioni, ho chiamato il 118".

 

"Alla mia richiesta di spiegazioni sull'accaduto, mio marito rispose dicendo frasi del tipo ' non ho fatto nulla, è molto malato', non ricordo altre frasi particolari" - ha terminato il racconto Patrizia - "poi sono scesa al piano di sotto per chiedere aiuto ad una vicina e, insieme a Massimo, abbiamo aspettato l'arrivo del 118".

Bimbo ucciso, padre biologico rinunciò a patria potestàPer adozione russa, nessun diniego dei parenti:

Maxim

 

Il padre biologico di Maxim rinunciò alla patria potestà. Questo emergerebbe dalla sentenza di adozione del Tribunale russo la cui traduzione è allegata al fascicolo del bimbo di 5 anni soffocato nel sonno dal padre adottivo la notte del 18 luglio scorso a Pescara.

 A una prima lettura del dispositivo emergerebbe anche che non risponderebbe al vero il fatto che, come circolato in questi giorni, l' adozione sia stata negata a parenti del piccolo. La sentenza non è però rilevante ai fini dell'inchiesta pescarese. 

 E se il padre ha rinunciato alla potestà, alla madre di Maxim era stata tolta, sempre secondo quanto emergerebbe dal dispositivo della sentenza del Tribunale russo oggi in mano agli inquirenti italiani.

Bimbo ucciso, affidato incarico perizia allo psichiatrica Ariatti:

Maxim


 Ariatti si e' preso 90 giorni di tempo e le operazioni peritali prenderanno il via il primo agosto prossimo, ma "in maniera puramente formale con gli esami degli atti perche' - ha spiegato lo psichiatra - non ci sono ancora le parti presenti con dei loro consulenti.

Tutte le parti devono poter interloquire, si lavora tutti insieme, e finche' non ci sono i consulenti di parte non possiamo fare niente".

 Alla domanda dei cronisti su come inquadrare il caso, ha detto: "non si inquadra niente perche' dobbiamo ancora cominciare. In questa fase non si dice nulla".

Uno dei legali di Maravalle, l'avvocato Alfredo Forcillo, ha detto che sicuramente nomineranno il perito di parte. Alla domanda se chiederanno la scarcerazione del tecnico informatico, ha ribadito "no".

Questa valutazione sulla opportunita' di misure diverse l'abbiamo rimessa gia' alla magistratura, di cui abbiamo la massima fiducia. Se si manifesteranno esigenze di tutela della salute particolari si provvedera' in questo senso, altrimenti attenderemo tranquillamente".

 La prossima udienza si terra' il 25 novembre prossimo, alle 15.

Bimbo ucciso, Tribunale minori non conosceva disturbi di Maravalle

Dal fascicolo del Tribunale dei minori dell'Aquila sull'adozione del piccolo Maxim, il bimbo di 5 anni ucciso nei giorni scorsi a Pescara dal papa' adottivo, Massimo Maravalle, di 47 anni, non emergerebbe nulla circa il disturbo psichiatrico di cui era affetto l'uomo da anni e per il quale era in cura.

 Il fascicolo che riguarda l'adozione del piccolo e' stato recapitato oggi alla Procura della Repubblica di Pescara che sta coordinando le indagini, condotte dalla squadra mobile, sull'omicidio del bimbo.

Nella notte, mentre dormiva nel suo letto, il papa' adottivo lo ha soffocato, in preda ad un raptus, come lui ha ammesso poco dopo di fronte agli agenti della squadra volante. Negli atti sull'adozione in possesso del Tribunale dei minori non ci sarebbero certificati che attestano la patologia dell'uomo, cioe' un disturbo psichiatrico atipico che lo portava ad assumere dei farmaci.

 Emergerebbe invece che prima dell'adozione il bambino sarebbe stato tolto alla madre perche' ritenuta non idonea e rifiutato dal padre, che era separato dalla moglie. Mai nessuno della famiglia, contrariamente alle notizie circolate nei giorni scorsi e rimbalzate in Italia dalla Russia, avrebbe chiesto informazioni sul piccolo, che aveva due fratelli piu' grandi, di cui uno maggiorenne.

 Inoltre in piu' occasioni sarebbe stata proposta la sua adozione a cittadini russi ma mai nessuno avrebbe accolto il piccolo in casa. Il bimbo e' arrivato in Italia nel 2012. Il pm che si sta occupando del caso e' Andrea Papalia. Le indagini sono affidate alla squadra mobile, diretta da Pierfrancesco Muriana.

 






 

 

 


 

 

 

 

 







 

 

 
 
 

Omicidio di Melania Rea, i giudici: “Salvatore Parolisi ha mentito”

Post n°272 pubblicato il 29 Luglio 2014 da perla03_nera

Omicidio di Melania Rea, i giudici: “Salvatore Parolisi ha mentito”

 

Omicidio di Melania Rea, i giudici: “Salvatore Parolisi ha mentito”
http://cronaca.nanopress.it/articolo/omicidio-di-melania-rea-i-giudici-salvatore-parolisi-ha-mentito/11087/

Nell’ambito dell’omicidio di Melania Rea, sono state rese note le motivazioni della sentenza che ha portato alla condanna di Salvatore Parolisi. La Corte d’Assise d’Appello dell’Aquila ha affermato che il caporalmaggiore avrebbe mentito: non si trovava, almeno fino alle 15:26, nella zona delle altalene a Colle San Marco, come, invece, Parolisi ha sempre dichiarato. In base alla sentenza nessuno avrebbe visto Parolisi e nemmeno la figlia vicino alle altalene. Secondo i giudici, la logica conclusione di tutto ciò è che non ci siano stati. Secondo la Corte, Melania Rea non può essere scomparsa nel luogo e nell’ora indicati da Parolisi. Per i giudici della Corte d’Appello non si tratta soltanto di congetture, ma di ragioni che sono fondate su evidenze oggettive e che possono anche essere documentate.

 

 

Per l’omicidio di Melania Rea è stato condannato in appello il marito Salvatore Parolisi a 30 anni. L’avvocato della famiglia Rea, Mauro Gionni, si è concentrato su alcune prove, per riuscire a dimostrare la colpevolezza di Parolisi. In modo particolare è stato mostrato in aula il video di una chat, in cui il marito di Melania Rea e l’amante Ludovica Perrone mostravano le parti intime. Il filmato sarebbe stato girato pochi giorni prima della scrittura della lettera rivolta a Melania, nella quale Parolisi diceva di volerle bene. Proprio questa lettera è stata usata dalla difesa, per provare i sentimenti del marito nei confronti della donna uccisa.

 

 

Durante l’udienza in appello, Salvatore Parolisi è stato presente in aula, mentre all’esterno del tribunale sono state dispiegate le forze dell’ordine, per evitare eventuali problemi di ordine pubblico. Insieme a Parolisi c’erano gli avvocati che l’hanno seguito in tutto l’iter giudiziario. Si tratta di Walter Biscotti e Nicodemo Genti

Parolisi era già stato condannato in primo grado all’ergastolo e, sul suo coinvolgimento nell’omicidio, è intervenuto il fratello di Melania Rea, Michele, il quale ha dichiarato che tutto porta a lui e che quindi Parolisi dovrebbe essere assicurato alla giustizia, perché la famiglia di Melania è convinta della sua colpevolezza.

La difesa di Parolisi si è detta molto scossa dalle motivazioni della sentenza con la quale il marito di Melania Rea è stato condannato all’ergastolo. Gli avvocati difensori hanno dichiarato che il tutto si è basato su un’interpretazione fantasiosa, visto che nel processo di primo grado molte delle azioni chiamate in causa non sono affatto emerse. Lo stesso Salvatore Parolisi si è detto molto preoccupato, perché ha avvertito la sensazione di non potersi difendere. Secondo la difesa è come se Parolisi fosse stato giudicato da uno psicologo invece che da un giudice.

Secondo la difesa di Parolisi mancherebbe ogni riscontro reale. In particolare il difensore Nicodemo Gentile ha fatto presente: “Una giustizia così mi fa paura e capisco come Salvatore sia sconcertato“. Inoltre ha specificato: “Il giudice ha compiuto un teorema privato, siamo all’interpretazione di atti di fantasia“.

Uccisa per un rapporto negato?

Melania Rea sarebbe stata uccisa per un rapporto sessuale negato al marito, Salvatore Parolisi. E’ questa la motivazione del Gup, con la quale Parolisi viene condannato. Dal documento messo a punto dal giudice emerge un nuovo profilo di Melania, che sarebbe stata una figura dominante nell’ambito della coppia.

Proprio la negazione di un rapporto accompagnata da parole umilianti avrebbe scatenato la reazione di Parolisi. A questo punto viene rivista anche la figura stessa del marito assassino, visto che vengono cambiate le dinamiche che sono state messe in atto nel delitto.

Non sarebbe un omicidio avvenuto per i tradimenti di Salvatore e anche la relazione con la soldatessa Ludovica sarebbe da escludere.

A quanto pare è stata Melania a chiedere al marito di andare presso la pineta. Qui si è messa dietro al chiosco per fare pipì. Il marito, eccitato, le avrebbe chiesto un rapporto, ma lei avrebbe rifiutato e Parolisi l’ha colpita.le. La famiglia Rea ha fatto invece affidamento sull’avvocato Mauro Gionni.

 

 

Parolisi era già stato condannato in primo grado all’ergastolo e, sul suo coinvolgimento nell’omicidio, è intervenuto il fratello di Melania Rea, Michele, il quale ha dichiarato che tutto porta a lui e che quindi Parolisi dovrebbe essere assicurato alla giustizia, perché la famiglia di Melania è convinta della sua colpevolezza.

 

La difesa di Parolisi si è detta molto scossa dalle motivazioni della sentenza con la quale il marito di Melania Rea è stato condannato all’ergastolo. Gli avvocati difensori hanno dichiarato che il tutto si è basato su un’interpretazione fantasiosa, visto che nel processo di primo grado molte delle azioni chiamate in causa non sono affatto emerse. Lo stesso Salvatore Parolisi si è detto molto preoccupato, perché ha avvertito la sensazione di non potersi difendere. Secondo la difesa è come se Parolisi fosse stato giudicato da uno psicologo invece che da un giudice.

 

Secondo la difesa di Parolisi mancherebbe ogni riscontro reale. In particolare il difensore Nicodemo Gentile ha fatto presente: “Una giustizia così mi fa paura e capisco come Salvatore sia sconcertato“. Inoltre ha specificato: “Il giudice ha compiuto un teorema privato, siamo all’interpretazione di atti di fantasia“.

 

Uccisa per un rapporto negato?

 

Melania Rea sarebbe stata uccisa per un rapporto sessuale negato al marito, Salvatore Parolisi. E’ questa la motivazione del Gup, con la quale Parolisi viene condannato. Dal documento messo a punto dal giudice emerge un nuovo profilo di Melania, che sarebbe stata una figura dominante nell’ambito della coppia.

 

Proprio la negazione di un rapporto accompagnata da parole umilianti avrebbe scatenato la reazione di Parolisi. A questo punto viene rivista anche la figura stessa del marito assassino, visto che vengono cambiate le dinamiche che sono state messe in atto nel delitto.

 

Non sarebbe un omicidio avvenuto per i tradimenti di Salvatore e anche la relazione con la soldatessa Ludovica sarebbe da escludere.

 

A quanto pare è stata Melania a chiedere al marito di andare presso la pineta. Qui si è messa dietro al chiosco per fare pipì. Il marito, eccitato, le avrebbe chiesto un rapporto, ma lei avrebbe rifiutato e Parolisi l’ha colpita.

Omicidio Melania Rea: Parolisi dal carcere respinge l'accusa di vilipendio .

"L'accusa di vilipendio sul corpo di Melania Rea e' un altro buco nero di questo processo giudiziario". Lo sostiene l'avvocato Nicodemo Gentile che insieme al collega Valter Biscotti difende Salvatore Parolisi.

 

"Primo grado ed appello non fissano con esattezza il giorno in cui cio' sarebbe avvenuto. E' un processo senza prova". In uno stralcio della lettera scritta dal carcere di Castrogno a Teramo dove e' detenuto, Parolisi respinge anche l'accusa di vilipendio oltre al delitto.

 

"Mi accusano di tutto, anche di essere tornato a Ripe sul posto dove e' stata ritrovata mia moglie, pero' non dicono ne' quando ne' come e sono certo mai potranno farlo perche' in quel posto io non ci sono mai stato, come possono testimoniare tutti gli amici, i parenti, i familiari e inquirenti".

 

 

Cronaca italiana

 

Melania Rea ultime notizie: arrestato Salvatore Parolisi per l'omicidio della moglie

Scritto da: Arianna Ascione - martedì 19 luglio 2011

 

E' stato arrestato Salvatore Parolisi, marito di Melania Rea.

Salvatore Parolisi è stato arrestato per l’omicidio della moglie Melania Rea, trovata morta il 20 aprile a Ripe di Civitella. La 29enne di Somma Vesuviana è stata assassinata lo scorso 18 aprile con 33 coltellate.

Come leggiamo sul Corriere a Parolisi è stata notificata l’ordinanza di custodia cautelare e il caporalmaggiore è stato prelevato dalla caserma Clementi di Ascoli.

Le accuse per lui sono gravissime:

omicidio volontario pluriaggravato dal vincolo di parentela e crudeltà e vilipendio di cadavere in eventuale concorso con altri

Gli inquirenti ritengono poco verosimile che le ferite post mortem sul cadavere di Melania siano state inferte da persona diversa rispetto al marito. I legali dell’uomo, che si trova nella caserma dei carabinieri, non hanno voluto rilasciare dichiarazioni.

Spiega il quotidiano:

“Per i magistrati ascolani un ruolo importante nell’omicidio di Melania Rea l’ha avuto la relazione fra Salvatore Parolisi e Ludovica, la soldatessa conosciuta nel 235 Rav Piceno durante un corso di addestramento e della quale il caporalmaggiore era diventato amante. Molto importanti i messaggi scambiati su Facebook da Salvatore con l’avatar ‘Vecio alpino’, precipitosamente cancellato il 19 aprile, all’indomani della ’scomparsa’ della moglie”

I messaggi sono stati recuperati grazie ad una rogatoria internazionale. Da essi si percepirebbe la pressione che Ludovica faceva su Salvatore affinchè lasciasse sua moglie per dedicarsi esclusivamente a lei:

“A Pasqua Parolisi doveva recarsi a Roma per conoscere i genitori di Ludovica. Quel giorno Parolisi si sarebbe dovuto presentare dall’amante già con la notizia che aveva lasciato la moglie”

Nell’ordinanza del gip sono stati evidenziati anche i comportamenti tenuti da Parolisi dopo aver denunciato la scomparsa della moglie. Il caporalmaggiore infatti non ha partecipato alle ricerche, ma si è preoccupato di cancellare il profilo su Facebook.

Ad inchiodare l’uomo sono stati i risultati dell’autopsia, che hanno stabilito che

“Melania è stata uccisa proprio nel lasso di tempo in cui il marito dice che si trovava con Melania e la figlioletta a colle San Marco (Ascoli Piceno)”

Michele Rea, fratello di Melania, ha commentato tramite il legale della famiglia la notizia:

“E adesso come facciamo con la bambina? Speriamo che possa essere la fine di un incubo. Ci auguriamo che si possa arrivare a chiudere questo cerchio. È una notizia che mi fa stare male, anzi malissimo”

 






       

           
   
       







 

 

 

 

 

 






 

 

 





 

 

 


 

 

 

 

 




 



 

 
 
 

Il Messaggero › Roma › Cronaca › Entra in un'agenzia di...

Post n°271 pubblicato il 29 Luglio 2014 da perla03_nera

Piazza Vittorio, violentata in un'agenzia: arrestato lo stupratore

 Un cinese di 31 anni, C.S., è stato arrestato a Roma per violenza sessuale aggravata. Nella serata del 10 aprile scorso, personale della IV sezione della squadra mobile ha acquisito la denuncia resa da una cinese, fortemente provata e in evidente stato di agitazione, che ha raccontato la violenza sessuale subita da parte di un suo connazionale, all'interno di un'agenzia di spedizioni internazionali che lo stesso gestisce nei pressi di piazza Vittorio Emanuele.

 La vittima si era recata presso l'attività commerciale per alcune informazioni relative ad alcuni pacchi da lei commissionati e non ancora giunti a destinazione. Il cinese, gestore dell'agenzia, con uno stratagemma ha invitato la giovane donna a recarsi in agenzia durante l'ora di pranzo, al fine di poter restare da solo con lei. L'uomo, infatti, ha pianificato l'incontro, facendo trovare il negozio senza alcun cliente.

 Appena la donna è entrata all'interno dello stesso, ha chiuso a chiave la porta, abbassando la saracinesca. La donna ha chiesto spiegazioni per l'insolita repentina chiusura. Il gestore dell'attività commerciale, a quel punto l'ha immobilizzata, buttandola a terra. Nonostante le ripetute richieste della stessa di fermarsi, l'uomo, minacciandola di farle del male, l'ha costretta a subire un rapporto sessuale. Successivamente la donna è riuscita a lasciare l'agenzia, ingannando l'uomo con la promessa di tornare da lui e dicendogli che, se non l'avesse liberata, presto tutti i suoi amici l'avrebbero cercata.

 L'autore della violenza, identificato per C.S., resosi conto che la donna non sarebbe mai più tornata e che probabilmente aveva già denunciato il fatto, ha chiuso l'esercizio commerciale e si è reso irreperibile. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, hanno permesso di rintracciare l'indagato presso l'abitazione di un familiare lo scorso 26 luglio.

 

Martedì 29 Luglio 2014 - 09:0

 

 

 

 

 

 

 
 
 

La moglie lo lascia, lui prende la pistola e la uccide insieme al nuovo compagno

Post n°269 pubblicato il 29 Luglio 2014 da perla03_nera

La moglie lo lascia, lui prende la pistola e la uccide insieme al nuovo compagno

 

 

 

PER APPROFONDIRE tagmoglie, lascia, uccide, compagno, illinois, usa


 

La moglie lo lascia e lui va fuori di testa. Una volta saputo che lei sta presentando il nuovo compagno agli amici in un bar, la raggiunge e le spara a bruciapelo davanti alla gente terrorizzata. Dopodiché apre il fuoco contro il nuovo boyfriend uccidendolo sul colpo.

 

   Il fatto di sangue ha avuto luogo al Fifth Quarter Sports Bar di East Peoria, Illinois. Lo sparatore è stato neutralizzato da un agente Fbi fuori servizio che si trovava nel locale. Lori A. Moore, 33 anni e Lance E. Griffel, 36 stavano partecipando a un incontro di ex compagni di liceo. Entrambi, sono arrivati morti in ospedale.

 

 L'ex marito James A. Moore, 40 anni, ha fatto irruzione nel bar e dopo pochi istanti ha impugnato la pistola che teneva nascosta e ha sparato alla testa dell'ex moglie e del suo compagno. L'intervento dell'agente ha impedito all'ex marito di poter fare fuoco su altre persone. Secondo quanto pubblicato dai media Usa, la donna aveva presentato istanza di divorzio nel maggio 2013.

 

Lunedì 16 Giugno 2014 - 17:21

Ultimo aggiornamento: Martedì 17 Giugno - 15:22

 

 
 
 

Guardia giurata uccide moglie, poi si suicida

Post n°268 pubblicato il 29 Luglio 2014 da perla03_nera

 
Guardia giurata uccide moglie, poi si suicida

venerdì 3 maggio 2013

 

Guardia giurata uccide moglie, poi si suicida






















Ha ucciso la moglie sparando contro di lei un colpo alla nuca, poi si è sparato alla testa. Questa la ricostruzione della polizia che indaga sull'omicidio della giovane di 28 anni, Chiara Di Vita, uccisa dal marito, Christian Agostini di 39, che si è poi suicidato. I due corpi sono stati trovati in salone. Il cadavere dell'uomo era in terra vicino al tavolo. Accanto a lui c'era la pistola.

 I due avevano un figlio che al momento dell'episodio non era a casa, ma a scuola dove ad aspettarlo c'era suo nonno.

  Sul suo profilo Facebook si autodefiniva ex "collaboratore pontificio". Le foto 'postate' sul profilo dell'uomo ma anche su quello della moglie mostrano la presenza della famiglia ad una delle prime udienze di papa Bergoglio. Il Papa bacia sul capo il bambino, di 4-5 anni, e saluta la donna mentre Agostini fotografa la scena.

  Agostini lavorava per l'Istituto di Vigilanza dell'Urbe Roma, lo stesso istituto per il quale alcuni dipendenti misero in scena una protesta nel 2009, salendo sull' ultimo anello del Colosseo, contro la perdita del posto di lavoro.

 

 (ANSA)


 
 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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