la torta imperfetta

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Prologo (issimo):Parlare di me, non mi piace.Ritengo sia una perdita di tempo, soprattutto per chi ascolta o legga (nel caso specifico). Mia mamma quando ero bimba ogni qual volta cominciassi a parlarle mi interrompeva, in modo molto diretto, mi informava di non essere interessata ai miei racconti. Aveva ragione, in realtà a pensarci bene, giovanis(sima), sola con due bimbi piccoli, in città non sue,  senza riferimenti o appoggi, dove doveva fare da padre e madre, governare l'andamento di una casa, che non si trasformasse ulteriormente, in un carrozzone di zingari, non aveva energie da dedicarmi, o meglio, non aveva energie, per sofismi inutili e chiacchiericci continui di una bimba chiacchierina ma chiacchierina, tant(issimo).Strana cosa non ho mai smesso di raccontarle nulla, anche oggi. Ho, però, smesso di raccontarle di me, quello sì.Ma superando racconti melensi da piccola fiammiferaia, che il passato ha, oramai, annebbiato (quasi) e offuscato (forse), arriviamo alla domanda odierna di cosa potrebbe mai passarmi per la capoccetta, il quotidiano dei giorni miei e gli "issimo" da captatio benevolentiae.Ora che scrivo so per certo che non risponderò mai, non è nelle mie "corde", direbbe qualcuno.Ora mi/ti confiderò poco(issimo), lo faccio per snebbiarti un poco (qualora ci fosse nebbia), mi costa (issimo,  questo così utilizzato è a prescindere). Mi piacerebbe che tu non rispondessi a queste confidenze, mi piacerebbe che leggessi e dimenticassi, è solo un "pour parler".Prologo:Il sabato mattina sono solita svegliarmi sempre presto cosi da essere pronta per svegliare ....., accompagnarlo a fare colazione e poi,a venire, tutto quello che comporta il sabato mattina.Lo scorso sabato ho commesso un errore(issimo), mi sono riaddormentata e tutto è slittato di dieci minuti o poco più......... è stato svegliato in tempo, purtroppo, io che sono più lunga nello scuplturing, l'ho fatto attendere.L'attesa è stata una giagulatoriaquello che mi è dispiaciuto(issimo), questo, (dispiaciuto intendo), aggettivo lo preferisco, è che le rimostranze siano continuate anche in strada. Sì, ha questa "felice" abitudine, continua i suoi anatemi iniziati in un luogo privato, in un luogo pubblico. Mea culpa, dico io, avevo notato già nel passato ma ho ignorato (non si fa!) la "peculiarità" caratteriale ed, oplà, les dés sont jeté, oggi non potrebbe essere diverso da ieri. Tralascio il prosieguo del we, fino a domenica sera ero "quella" che l'ho fatto attendere.Ora evito ed eviterò di raccontarti tanto (issimo)altro. No, non evito, sbagliato, non voglio (più corretto (issimo)) raccontare altro. Epilogo:Eppure, lo scorso we, per via a quanti hanno fatto cenno di un saluto, desiderato una chiacchierata estemporanea, atteso un commento, che suscitasse ilarità,  non ho evitato né un sorriso né un issimo. L'ho fatto con assoluto disinteresse, (forse desiderio di piacere e compiacere, forse ma in fondo con quale motivazione? Perchè utilizzare la captatio benevolentiae (?)). Ognuno al solito è perso dentro i fatti propri, sai che gliene importa oltre quel breve(issimo) lasso di tempo del mio issimo. Resto un entusiasta (nel senso stretto del termine, con dio dentro, a me che dio non ho) dei fenomeni vitali, dell'animo umano.E poi a te, soprattutto a te (figurati,qui ti si accenderà la luce stroboscopica: "4 luglio") come potrei evitare di sorriderti, o commentare con un issimo.Captatio benevolentiae (!?) e a quale titolo (?), aspettandomi un "in cambio",  "per catturare briciole di sentimento", simpatia, desiderio, stima, affetto e tutto quanto vuoi farci stare dentro un "4 luglio" con i fuochi d'artificio ma quelli in grande stile.Sono solo spontanea e sincera (issima).Sulle confidenze quelle a stretto giro, cerco, tento, mi affanno ad attrezzarmi; non sono brava(issima) a raccontarmi, non mi piace."4 luglio"