In Viaggio

Post N° 192


Ho rimandato di giorni, ma devo renderti omaggio, amico mio, ora che non sei più su questa terra, ora che spero che la tua anima abbia trovato pace, ovunque essa sia. Ci eravamo persi di vista, io speravo stessi bene, e invece la notizia della tua morte mi ha colpito come la freccia di una balestra in petto, mi ha lasciata senza fiato, incapace di reagire, con la testa brulicante di domande, e nel cuore la certezza asfittica che non ti potrò mai più vedere sorridere.. Quando ci eravamo conosciuti, era stata la prima cosa che avevo notato, il tuo sorriso timido, a schernirti, e i tuoi occhi, che proprio come i miei erano capaci di sfuggire ma anche di scrutare dentro l'animo, fino ad arrivare all'essenza di una persona.Era nato il nostro rapporto, fatto di risate, musica, e serate insieme, in cui bastava niente per stare bene, perchè i nostri cervelli si intendevano, e le nostre anime erano affini, perchè quando parlavamo, era come costruire sempre qualcosa, senza la paura di ferire l'altro, anche a costo di verità dure da digerire.Ci eravamo appassionati l'uno all'altra in momenti successivi, e ce lo eravamo confessati in momenti diversi, in dissonanza di fase, ma sempre senza perdere il rispetto o l'affetto dell'altro, perchè prima di tutto il nostro rapporto era composto da sincerità, sempre.Eri passionale come me, gli slanci si alternavano ai silenzi, ma quando ci vedevamo dopo un silenzio, era come se non ci fossimo mai lasciati, il filo era ripreso, come il piacere di stare insieme.Tu eri fragile, molto più di me, ed è stata forse questa fragilità a portati via, forse un errore di valutazione, forse solo la disperazione..Di te amavo la sincerità, quell'essere sempre in discussione, di te odiavo la tua sincerità, e quel tuo essere sempre in discussione, a sminuzzarti, passarti al vaglio, ripiegandoti su te stesso sempre più.Di te ricorderò sempre la lealtà, la forza, la purezza, tutte le tue parole, la tua esistenza difficile, il tuo animo da combattente, la paura di fare gli stessi errori del passato, la paura della solitudine; avrei voluto conoscere i tuoi figli, ma non hai avuto il tempo di averne, amico mio, anche se sono certa che sarebbero state persone meravigliose come te.Li desideravi, volevi una vita normale, ma i troppi colpi ricevuti ti hanno fiaccato, forse non avevi più la voglia di combattere, forse eri solo stanco, tanto stanco di questa vita, forse vedevi che il tuo valore era comunque sempre poco riconosciuto, che in questa vita è necessario essere stronzi, bastardi e doppiogiochisti per farsi strada, e tu non lo eri, non lo eri mai stato, e mai lo saresti stato.E te ne sei andato così, senza fare rumore, lasciando in chi ti ha conosciuto tanti ricordi, ma tanta amarezza, il dubbio, caro amico mio, il dubbio rispetto quella che, comunque e in ogni caso, è stata la tua scelta.Coraggio, disperazione, incidente, non lo saprò mai, non lo sapremo mai.Quello che so, quello che sa chiunque ti abbia conosciuto, e che non ti dimenticheremo mai, e che ci vorrà tempo per smettere di piangere il tuo lutto, ci vorrà tempo per farsene una ragione, perchè alla morte di una persona come te non c'è rassegnazione, non c'è pace, perchè avevi ancora tanto da dire, tanto da fare, tanto da insegnare a tutti, tanto da donare..Io voglio credere che sia stato un incidente, perchè eri un eccessivo, un pò come me, perchè questo rispetterebbe il tuo personaggio, anche se questo mi fa salire le lacrime di rabbia; so solo che mi mancherai, e tanto, come già mi mancavi quando eri in vita.