
Non gestisco più la mancanza.
Ho aspettato troppo a lungo come in apnea, è la mia strategia non indugiare col pensiero su chi potrebbe mancarmi in modo troppo doloroso.
A volte funziona, altre no.
E comunque mai sul lungo percorso ( sono più una che brucia nei cento metri).
Però ora sono diventata impaziente, fremente, sento quasi una mancanza fisica.
Ho bisogno del suo odore, di quel finto silenzio sornione che è invece una musica per chi ha imparato a decifrare il suo linguaggio.
Ed io lo conosco bene. So quanto possa accogliermi.
Prevedo che, non appena lo rivedrò, dopo tutti questi mesi in cui l’ho chiuso dentro uno dei miei retrobottega, mi esploderà con violenza ovunque, negli occhi, nel naso, dritto al cuore come una freccia.
Mi restituirà a me stessa come solo lui sa fare, più di chiunque altro.
So già che, appena mi starò avvicinando, sentirò pizzicarmi gli occhi, è già accaduto, nonostante mi senta così scema e così fiera di riuscire ancora ad emozionarmi, dopo tutto questo tempo.
Nessuno può capirmi a fondo, riguardo a questo.
Per cui evito di spiegare, sviscerare, ci ho rinunciato. Posso capirlo davvero solo io quello che mi provoca. La serenità estatica che mi regala, la proiezione verso una sorta di dimensione spostata su un piano diverso da quello quotidiano.
Con lui mi sento a casa.
Lui non mi aspetta, sta lì, sempre in movimento, misterioso e immenso.
Mai spaventoso.
Come ho fatto a scegliere allora di vivere lontano?
Come ho potuto darlo per scontato?
E’ mio, lo sento infantilmente mio, come una scoperta segreta, come se avessi solo io occhi che vedono.
I suoi colori non sono mai gli stessi, ma il suo odore sì, posso sentirlo prima ancora di raggiungerlo con gli occhi.
Manca poco.
Rivedrò il mio mare.
Allora buon viaggio a te e a chi ancora si sa riempire di questo emozionante mare ;)